di Claudia Marin
ROMA
Donald Trump si muove come un giocatore di poker sul tavolo dei dazi. Tatticismo negoziale massimo tra ordini esecutivi firmati, rialzi e colpi di scena: è di ieri la sua decisione di congelamento per un mese delle super imposte sui prodotti provenienti dal Messico in cambio dello schieramento di 10mila soldati messicani ai confini. Ed è di ieri il patto con il Canada, mentre si attende il colloquio con la Cina. Mentre continua a fare la voce grossa con l’Europa, minacciando dazi del 10% sulle importazioni in Usa. Una offensiva che, però, deve fare i conti con la reazione, almeno a parole, unitaria e dura dei 27 Stati dell’Unione ai quali si è aggiunto il Regno Unito in una sorta di ritorno a casa. Con la premier Giorgia Meloni che, d’intesa con Ursula von der Leyen, si pone come possibile mediatrice con la nuova amministrazione americana. Mentre von der Leyen fa il “poliziotto cattivo“: "Se colpita dai dazi – dice – la Ue risponderà".
BORSE IN CADUTA
Certo è che la riapertura dei mercati dopo le prime mosse di Trump ha prodotto un’ondata di vendite sulle Borse dall’Asia, all’Europa fino agli Usa, nonostante la Trumponomics preveda un’era di utili stellari per le aziende americane. Ma si dà il caso che gli investitori non credevano che facesse sul serio. Clamoroso il crollo di Tesla, -6%, segnale che le prospettive dell’azienda siano legate a quella globalizzazione che il tycoon vorrebbe smontare. E se anche l’euro scivola fino a 1,0211, sfiorando i minimi dal 2022, l’oro si riprende il suo posto di bene rifugio e vola sopra 2.800 dollari all’ennesimo record. Ma a fare le spese del ciclone sono in primo luogo i crypto asset, fra quelli che più avevano beneficiato della rielezione del tycoon alla Casa Bianca.
LA CONTROMOSSE
Più o meno a sorpresa, Trump alla vigilia della nuova stretta commerciale, riapre la partita. Sospende temporaneamente le tariffe per il Messico, dopo un colloquio con la presidente Claudia Sheinbaum, che accetta di inviare l’esercito al confine per fermare il traffico di fentanyl. Trump ha sentito anche il premier (dimissionario) canadese Justin Trudeau. "Il Canada – ha poi scritto su Truth – ha accettato di garantire un confine settentrionale sicuro e di porre finalmente fine alla piaga mortale di droghe come il Fentanyl che si sono riversate nel nostro Paese". La provincia canadese dell’Ontario, tuttavia, aveva annunciato che avrebbe annullato il contratto da 68 miliardi di dollari con Starlink di Elon Musk. Certo è che anche la Cina vede spazi negoziali nelle ultime uscite di Trump. Nei piani di Xi Jinping c’è il recupero della "fase uno" dell’accordo firmato con fatica nel 2020 durante il primo mandato del tycoon alla Casa Bianca, da integrare con temi specifici che vanno dallo yuan al fentanyl e agli assetti proprietari di TikTok. Rispetto all’Europa, invece, Trump resta sul piede di guerra. Accusa il Vecchio Continente di aver "abusato per anni degli Usa". "Ora vogliono fare un accordo ma deve essere equo", ha avvisato. Il Telegraph ipotizza una tariffa del 10% su tutte le importazioni Ue, graziando forse la Gran Bretagna, nel più classico stile divide et impera.
EUROPA PRONTA A REAGIRE
Il vertice super informale dei leader Ue a Bruxelles è nominalmente sulla difesa ma a rubare la scena sono i (possibili) dazi di Trump. "È emerso un forte consenso: i dazi tra gli Usa e l’Ue sarebbero dannosi per entrambe le parti", ha notato una fonte europea. Parigi e Berlino, con Scholz e Macron, allora suonano la carica, rispolverando la tradizionale affinità strategica: siamo pronti, è il ragionamento, a ribattere colpo su colpo: "L’Europa dovrà farsi rispettare e reagire". Giorgia Meloni è la leader che può giocarsi la carta più solida: quella dell’amicizia col presidente Usa unita al fatto che governa un Paese che rappresenta la terza economia dell’Ue. Da settimane la premier predica la necessità del pragmatismo nei rapporti con gli Stati Uniti e Roma ha già evocato la strategia del ‘buy american’ per giungere ad un’intesa.