Lunedì 3 Febbraio 2025
ANTONIO TROISE
Economia

Dazi Usa-Cina, il pasticcio dei pacchi. Patrizio Bianchi: "Il tycoon bluffa"

Stop alle spedizioni dall’Asia, poi il dietrofront. L’economista: l’Ue metta da parte il sovranismo da cortile

Roma, 6 febbraio 2025 – "Non c’è partita. Trump sa benissimo che sarà l’America a perderci di più con questa politica dei dazi, il suo è soprattutto un bluff. Anche nei confronti della Cina, che non poteva non reagire all’inasprimento delle tariffe doganali deciso dagli Usa". Patrizio Bianchi, economista, ex ministro dell’istruzione del governo Draghi ma, soprattutto, attento osservatore dei mercati internazionali, non ha dubbi. E nell’intervista lancia un messaggio esplicito all’Europa: "È il momento di agire con una nuova politica che punti sullo sviluppo delle nuove industrie digitali mettendo da parte ogni sovranismo da cortile".

Donald Trump
Donald Trump

La Cina, quindi, vincerà la battaglia dei dazi?

"Partiamo da un dato: il Paese ha registrato un processo di crescita molto più veloce del nostro, ha bruciato le tappe, con una maturazione sia della popolazione sia delle strutture produttive. Ma non solo. Sono molto avanti anche sul fronte della tecnologia. Basta esaminare le richieste di brevetti a livello mondiale: circa il 45% arriva da Pechino".

Gli Stati Uniti hanno perso colpi?

"La crescita si è molto polarizzata fra le due sponde del continente americano mentre le aree interne del Paese fanno obiettivamente fatica a tenere il passo. Quindi, i dazi, possono far piacere ad una parte degli Stati Uniti ma non certo alle imprese che importano dalla Cina o, al massimo, dal Messico. È chiaro che queste imprese hanno bisogno di mercati aperti e non chiusi".

Quindi, lei pensa che la bolla dei dazi si sgonfierà velocemente, sulla spinta degli interessi dell’economia reale?

"Non sono così ottimista. Perchè Trump ha tutto l’interesse a sedersi facendo la faccia cattiva al tavolo delle trattative sul nuovo scacchiere geopolitico mondiale. Resta ai suoi interlocutori non cadere nelle trappole che continua a costruire".

Si riferisce all’Europa?

"I danni possono essere molto elevati, anche perché il nostro interscambio commerciale con gli Stati Uniti, per quanto riguarda le merci, è fortemente in attivo. Tutt’altro discorso, invece, per i servizi, a cominciare da quelli digitali, dove la bilancia commerciale pende soprattutto dalla parte degli americani. Ed è da qui che bisogna partire per provare a costruire una reazione agli eventuali dazi di Trump".

Quali possono essere i pericoli per il sistema produttivo italiano?

"L’Italia è fra i Paesi più esposti al rischio dazi perché ha uno degli interscambi commerciali con gli Stati Uniti più alto. Ma, proprio per questo, non deve cadere nella trappola di Trump. L’Europa deve agire in maniera unitaria, altrimenti rischia di perdere la partita".

Ma che cosa materialmente può fare la commissione Europea?

"Prima di tutto deve essere coesa e poi mettere in campo subito tutti gli strumenti necessari per difendere la competitività sul mercato dei beni, in cui siamo già in vantaggio, e poi in quello dei servizi, digitali in particolare, in cui siamo deficitari rispetto agli Stati Uniti. Ed è questo l’ambito dell’economia sul quale si deve misurare la capacità di risposta dell’Ue. Non si può andare avanti con i sovranismi da cortile".