Roma, 25 gennaio 2025 – Le politiche protezionistiche della nuova amministrazione Trump rappresentano una minaccia rilevante per molte filiere dell’export made in Italy. Secondo i dati di Confartigianato, nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di 66,4 miliardi di euro, pari al 10,7% del totale dell’export nazionale, rendendo gli Stati Uniti il secondo mercato di riferimento dopo la Germania. Tuttavia, l’imposizione di nuovi dazi potrebbe causare una contrazione delle esportazioni italiane compresa tra il 4,3% e il 16,8%, traducendosi in un calo di oltre 11 miliardi di euro.
I settori più colpiti
Tra i settori maggiormente esposti figurano la moda, i mobili, il legno, i metalli, la gioielleria e l’occhialeria, che nel 2024 hanno esportato negli Stati Uniti beni per un valore complessivo di 17,9 miliardi di euro, registrando una crescita del 3,9% rispetto all’anno precedente. Altri comparti trainanti includono i prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), apparecchi elettrici (+12,1%) e macchinari (+3,7%). A livello regionale, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte sono le più coinvolte, con Milano, Firenze e Modena in testa tra le province per valore delle esportazioni.
La crescita costante dell’export
Un recente rapporto di Unimpresa sottolinea come la crescita dell’export italiano verso gli Stati Uniti sia stata costante negli ultimi due decenni, passando da 20,5 miliardi di euro nel 2000 a oltre 60 miliardi nel 2024, con un incremento del 192,7%. Tuttavia, l’introduzione di dazi addizionali da parte degli Stati Uniti, ipotizzati tra il 10% e il 20%, potrebbe ostacolare questa tendenza positiva, aumentando i costi di accesso al mercato americano e riducendo la domanda di prodotti italiani.
L’impatto sull’agroalimentare
Particolarmente rilevante è l’impatto previsto sul settore agroalimentare, che lo scorso anno ha registrato esportazioni verso gli Stati Uniti per circa 6 miliardi di euro. I prodotti simbolo del made in Italy, come il vino, hanno già subito alcune difficoltà: nei primi cinque mesi del 2024, le vendite di vino italiano negli USA sono calate del 6%, un dato comunque migliore rispetto alla performance francese (-8%). Nonostante la tenuta di alcune categorie, come il Prosecco e l’Asti (+7%), l’incertezza legata ai dazi preoccupa produttori e istituzioni. Altri settori, come la meccanica e il comparto lapideo, continuano a mostrare resilienza. La meccanica ha esportato macchinari per un valore di 10 miliardi di euro, mentre il marmo italiano, con una quota di mercato del 18% negli Stati Uniti, ha registrato una crescita del 56% nell’ultimo decennio. L’eventuale introduzione di barriere commerciali potrebbe rallentare questi trend positivi.
Prospettive e strategie di sviluppo
Di fronte a queste sfide, la strategia del made in Italy dovrà puntare sull’alta qualità e sull’innovazione. Secondo Confartigianato e Unimpresa, le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono l’ossatura del sistema economico nazionale, devono intensificare gli sforzi per garantire la competitività sui mercati internazionali. Il governo italiano ha ribadito la volontà di sostenere il dialogo con l’amministrazione statunitense, riconoscendo l’importanza di preservare le relazioni commerciali tra i due Paesi. Nonostante le incertezze, le prospettive per il made in Italy non sono del tutto negative. L’amministratore delegato di Sace Alessandra Ricci, ha evidenziato come le imprese italiane siano meno vulnerabili rispetto a quelle francesi e tedesche grazie alla loro capacità di adattamento. Allo stesso modo, il settore vitivinicolo, nonostante le difficoltà, ha mostrato una notevole capacità di resilienza, con esportazioni globali cresciute del 20% rispetto al 2019, secondo i dati Ice. Per affrontare le sfide future, sarà fondamentale mantenere alta la percezione della qualità dei prodotti italiani e adottare politiche che valorizzino la distintività del made in Italy sui mercati globali.