Giovedì 31 Ottobre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Dazi sulle auto: è guerra con la Cina. L’Ue accelera, in crisi anche Audi

Diventano definitivi, ma la trattativa è aperta. Elkann non andrà all’audizione in Parlamento. Fontana: atto grave

Scattano i dazi sulle auto elettrice cinesi. La Commissione europea rompe gli indugi anche se lascia ancora aperto uno spiraglio per trovare un intesa in extremis. Le nuove tariffe entreranno in vigore da domani, dureranno cinque anni e varieranno a seconda delle case automobilistiche: 17,7% per la Byd, 18,8 per la Geely e 35,3 per la Saic.

Le altre società che hanno collaborato nell’indagine avviata da Bruxelles saranno soggette a un dazio del 20,7%. Nel mirino annche Tesla, con il 7,8% , mentre a tutte le altre società che non hanno collaborato sarà applicato un dazio del 35,3%. La Cina ha già predisposto le contromisure, mettendo nel mirino l’import dei beni di lusso e dell’agroalimentare.

Del resto, con la Volkswagen che si appresta a chiudere tre stabilimenti e con l’annuncio dell’Audi sullo stop alla fabbrica di e-car con sede a Bruxelles (dal 28 febbraio 2025, 3.000 i posti a rischio) era davvero difficile restare inermi rispetto ai maxi-sussidi dispensati negli anni da Pechino. "Sovvenzioni sleali – spiegano i responsabili della Commissione – che minacciano di arrecare un pregiudizio economico ai produttori dell’Ue". Parallelamente, però, "l’Unione europea e la Cina continueranno a lavorare per trovare soluzioni alternative che siano efficaci per affrontare i problemi individuati dall’inchiesta".

Insomma, la trattativa continua, anche per venire incontro alle richieste arrivate dalla Germania e dalla Spagna, che non hanno mai nascosto la loro ostilità ai dazi sulle auto cinesi. Sullo sfondo, resta sempre aperto il confronto sulle regole del Green deal. Ieri, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è tornato a chiedere uno slittamento della scadenza del 2035 per i motori endo-termici. Intanto, il presidente di Stellantis John Elkann annuncia che non andrà in Parlamento, ma ribadisce "la disponibilità a un dialogo franco e rispettoso". Durissimo Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei deputati: "Apprendo con sconcerto da fonti stampa che il Presidente di Stellantis non vorrebbe riferire in Parlamento sulla situazione aziendale. Mi auguro che questa posizione possa essere presto chiarita. Scavalcare il Parlamento sarebbe un atto grave".