Sabato 5 Ottobre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Dazi per le auto cinesi: Europa divisa. L’Italia vota sì, Germania contraria

Urso: "Cerchiamo una soluzione condivisa". Lettera alla Von der Leyen: regole più leggere per le banche

Dazi per le auto cinesi: Europa divisa. L’Italia vota sì, Germania contraria

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy

Neanche la grande crisi dell’automotive è stata sufficiente a compattare i Paesi dell’Unione. Ieri al voto del Comitato della difesa del commercio, che avrebbe dovuto approvare per cinque anni i dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, introdotti in via provvisoria a luglio, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria.

Alla fine i sì ai dazi sono stati dieci, cinque contrari e dodici astenuti. Ora la parola passa alla Commissione europea che ha già fatto sapere che deciderà entro il 30 ottobre. Molto significativa anche la distribuzione dei voti fra i Paesi. I dieci a favore sono stati Italia, Francia, Polonia, Paesi Bassi, Irlanda, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Lituania e Lettonia. Si sono astenuti Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Spagna, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania e Svezia. Contrari, invece, Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia. La Spagna a luglio, nel voto sui dazi provvisori, si era espressa a favore. Ma ieri ha virato per l’astensione dopo il viaggio del premier Pedro Sanchez a Pechino a settembre.

La Germania fino all’ultimo era indecisa tra astensione (come avrebbero voluto i Verdi) e la contrarietà sposando la causa delle case produttrici. Insomma, una spaccatura che proietta l’ennesima ombra su un mercato in netto declino anche a causa della concorrenza cinese. La Commissione ha già fatto sapere che continuerà a lavorare "intensamente" con la Cina per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con le norme del Wto, idonea a contrastare il problema delle sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine dell’esecutivo comunitario. Nell’ambito di questo dialogo costruttivo, la Commissione – riferiscono fonti Ue – ha deciso di non riscuotere definitivamente i dazi che i Ventisette hanno bloccato provvisoriamente dall’inizio di luglio. Se entro il mese Bruxelles dovesse raggiungere un accordo, non si annullerebbero l’applicazione delle tariffe, ma le lascerebbe sospese, in modo tale che, se in futuro questo eventuale patto venisse violato, sarebbero reintrodotte senza dover chiedere nuovamente il sostegno degli Stati membri. Adolfo Urso, ministro del Made in Italy, auspica che "si arrivi a una soluzione condivisa: siamo contrari a ogni ipotesi di guerra commerciale". Ma non ci sono le auto a creare malumori sul fronte europeo.

Italia, Francia e Germania, in una lettera indirizzata alla Commissione in vista della nuova legislatura, hanno chiesto all’Ue di dare prova di moderazione nella definizione delle regole finanziarie e di concentrarsi invece sulla competitività del settore bancario. Nella lettera, le tre maggiori economie europee chiedono di alleggerire alcune regole già in vigore, in modo che le banche europee abbiano "condizioni di parità" con le altre grandi giurisdizioni (Usa in primis) e, allo stesso tempo, di "astenersi dal lanciare nuove iniziative su larga scala" nel breve e medio termine.