Venerdì 18 Aprile 2025
SANDRO NERI
Economia

Guerra dazi Usa-Ue, il presidente dell’Abi: “No ai muri, dobbiamo negoziare”

Patuelli invita alla razionalità: bisogna rilanciare l’Organizzazione mondiale del commercio Gli Stati Ue possono aiutare famiglie e imprese ad affrontare la situazione

Guerra dazi Usa-Ue, il presidente dell’Abi: “No ai muri, dobbiamo negoziare”

Roma, 8 aprile 2025 – “Bisogna raffreddare il clima per abbassare il livello delle tensioni”. E poi ripartire con un sistema di regole condivise che possano così favorire il dialogo: “Definire un metodo sull’import-export dei prodotti dell’Occidente significa riportare la competizione sulla qualità di quei prodotti e sull’efficienza nel produrli”.

Antonio Patuelli, presidente dell’Abi – l’associazione che riunisce tutte le banche che operano in Italia – butta acqua sul fuoco delle polemiche e invita ad affrontare il problema dei dazi decisi da Donald Trump da un’altra prospettiva. “La priorità – spiega – è garantire la libertà piena dei commerci tra Unione europea e Stati Uniti, su un piano di parità e di reciprocità. I dazi sono ostacoli al libero commercio”.

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Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, l’associazione delle banche italiane

Ma gli Usa li hanno imposti. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.

“La concorrenza fra economie di Stati e di unioni di Stati deve basarsi nella parità delle condizioni di partenza. Quindi sulla qualità e sull’efficienza delle produzioni. È necessario il metodo del negoziato per superare i dazi e definire regole concordate per i settori merceologici tradizionali, per le tecnologie e per i Big Tech”.

Ma Trump sembra voler punire l’Europa.

“Anche prima di Trump c’erano dazi. Sia da parte degli Usa che da parte dell’Ue. Bisogna rilanciare lo sviluppo della globalizzazione dell’economia e rilanciare l’Organizzazione mondiale del commercio”.

L’Omc è accusata di essere egemonizzata da Usa, Ue e Giappone.

“Rilanciarla è la mossa giusta. Perché l’Omc è il luogo dove trovare le soluzioni per le controversie”.

Il clima nel mondo economico è di grande preoccupazione.

“Condivido le preoccupazioni: l’Italia è un Paese trasformatore. Importa materie prime ed esporta prodotti finiti. Siamo i più coinvolti dal problema e i più interessati a ripartire da un sistema di regole”.

Che rischi vede in particolare?

“Sono preoccupato per le specificità italiane, fatte innanzitutto di qualità garantita. I prodotti dell’agroalimentare sono presidiati da organismi di vigilanza sulla qualità. Ma il problema tocca anche i prodotti della meccanica automobilistica tedesca, con cui l’Italia collabora stabilmente”.

Anche le banche sono preoccupate.

“Le crisi delle imprese appesantiscono le banche e creano nuovi crediti deteriorati. Le banche sono l’elemento di connessione di tutta l’economia. Non solo in Italia, ma in tutta l’Europa”.

Quanto durerà questa fase?

“Non sarà eterna. Ma non sappiamo quando finirà. L’animo è rammaricato di queste sorprese, però dobbiamo guardare avanti. Recriminare sui dazi non basta a risolvere il problema”.

C’è chi vuole rispondere a Trump con la logica dell’occhio per occhio.

“Una formula del Vecchio Testamento, superata dal Vangelo. Sono per l’applicazione delle regole riassunte da Alexis de Tocqueville nella sua opera più importante, “La democrazia in America“. Se penso agli Usa, penso agli oltre 80 anni d’impegno profuso per la libertà, anche in Europa. Gli Usa sono stati un modello di democrazia e libertà, un Paese Guida”.

Ma ora hanno cambiato rotta.

“Bisogna prenderne atto senza soccombere. Occorre cercare e trovare nuovi equilibri e metodi di rispetto reciproco, di libertà e responsabilità. Metodi di dialogo e ricerca di collaborazione su basi paritarie”.

Gli Usa ci rinfacciano l’Iva.

“Nell’Ue è applicata sia ai beni prodotti all’interno dell’Unione sia alle produzioni importate. Altrimenti queste ultime verrebbero privilegiate. Comunque l’Iva non è un dazio”.

Cosa fare nel frattempo?

“La competenza giuridica di negoziare con gli Usa spetta all’Ue. I singoli Stati possono e debbono però aiutare famiglie e imprese ad affrontare la situazione. Per esempio meglio favorendo investimenti produttivi sia del risparmio sia degli utili delle imprese. E affrontare il tema dei costi dell’energia. Che stanno scendendo ma che in Italia restano comunque troppo alti. Infine, servono semplificazioni normative e burocratiche, utili per favorire sviluppo e occupazione”.