Roma, 19 febbraio 2024 – “Aspettiamo, perché siamo ancora all’inizio dell’indagine. Ma la verità la sapremo presto. Poi, al di là della situazione specifica, certamente esiste un problema". Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, non si nasconde dietro un dito quando si parla di sicurezza nei cantieri e lavoro nero. "Sappiamo che il rischio zero non esiste, ma non possiamo essere ciechi e indifferenti di fronte a queste morti. Quello che mi sento di dire adesso è che bisogna mettere da parte i tentativi di strumentalizzazione e cercare di capire come si può intervenire su queste situazioni".
E come?
"I problemi principali sono i controlli, oltre alla qualificazione delle imprese. Per i lavori pubblici esiste, anche se migliorabile. Bisogna pensare a delle regole anche per quelli privati. E intensificare i controlli, che però devono servire a prevenire e non essere punitivi. I nostri centri di formazione e sicurezza fanno ispezioni consulenziali: servono a indirizzare le imprese verso le migliori procedure. Il contratto edile prevede formazione specifica e procedure per migliorare la sicurezza nelle imprese".
A Firenze il segretario della Cgil Landini ha parlato di morti «legate alla logica dei subappalti, del massimo ribasso, del profitto fine a se stesso». Quello dei subappalti è un sistema di per sé pericoloso?
"L’Ance non apprezza il subappalto infinito. Non l’ha mai chiesto, perché rende più difficili i controlli. Ma il tema è un altro: nei lavori pubblici le imprese subappaltatrici devono avere requisiti e l’approvazione del committente. In quelli privati queste regole non ci sono ancora. Bisogna aiutare e sostenere le imprese e i lavoratori nella qualificazione e intensificare i controlli. Il personale negli ultimi anni si è ridotto. Ora leggo di una controtendenza: meno male. Ma un’impresa seria ha tutto l’interesse a subappaltare a un’impresa altrettanto seria, visto che il responsabile legale rimane comunque il primo appaltatore".
Il governo ha annunciato nuove norme per rafforzare i controlli sul lavoro sommerso e sulla sicurezza nella filiera degli appalti. Servono più leggi?
"No. Il problema della sicurezza sul lavoro non si risolve mettendo nuove regole. Noi ne abbiamo tante, forse troppe. Cerchiamo invece di avere più personale dedicato ai controlli e di diffondere una cultura della sicurezza e della competenza, a tutti i livelli. Anche la formazione della pubblica amministrazione è fondamentale. Si tratta di una catena lunga e complessa, quindi ci vogliono formazione e controlli. Le regole ci sono".
La ministra Calderone ha annunciato sconti sui contributi Inail per i datori di lavoro che investono sulla sicurezza. È una misura utile?
"Sono cose che chiediamo da anni. La premialità per le imprese virtuose l’abbiamo inserita nei rinnovi dei nostri contratti, insieme a sconti per le imprese che vanno oltre la formazione obbligatoria. E lo facciamo senza leggi che ci obblighino. Ben venga tutto quello che fa diffondere questa cultura".
L’edilizia è il settore che, con l’industria, fa registrare il maggior numero di incidenti sul lavoro. Qual è il problema?
"Il problema è che il cantiere è sempre diverso. Una fabbrica con una catena di montaggio ha una procedura di sicurezza da impostare una sola volta, ogni cantiere invece fa storia a sé. E ci sono tante ‘interferenze’. Interviene l’impiantista, arriva il materiale da montare, ci sono quelli più o meno esposti al freddo e al caldo. Un cantiere è sempre diverso dall’altro: ecco perché c’è bisogno di tanta attenzione e formazione".
Si parla per esempio dell’applicazione dei contratti dei metalmeccanici.
"Se in un cantiere bisogna fare gli impianti è corretto che ci siano metalmeccanici. Però l’operaio con il contratto da metalmeccanico dovrebbe fare un minimo di formazione obbligatoria per lavorare in cantiere, che è diverso da stare in fabbrica".