"Dare i voti al governo non è il nostro compito, spetta agli elettori. Noi valutiamo le misure e i provvedimenti dalla prospettiva del 99% delle imprese. Con onestà e senza pregiudizi. Se il governo fa bene lo riconosciamo pubblicamente, lo stesso se dobbiamo esprimere critiche". Niente pagelle dal presidente nazionale della CNA, Dario Costantini, che rivendica il ruolo prezioso degli artigiani e del sistema della piccola impresa e il loro contributo per favorire la crescita economica e sociale.
Presidente, quali sono le vostre priorità?
"Le nostre priorità sono quelle del Paese. Ci sono due emergenze che abbiamo ricordato alla nostra assemblea del 15 novembre: inverno demografico e l’intensificarsi delle calamità naturali come sanno bene imprenditori e cittadini colpiti più volte in meno di un anno. Due questioni che richiedono azioni sistemiche, risorse, strategie e programmazione. Le imprese fanno sempre più fatica a trovare collaboratori ed entro il 2028 servono 1,7 milioni lavoratori per micro e piccole imprese, oltre 400mila solo per l’artigianato. La CNA non è ferma. Siamo andati in Egitto con un progetto per i corridoi professionali, lavoriamo a un protocollo con il ministero dell’Istruzione, aumentiamo ogni anno le ore di formazione, apriamo le porte delle imprese alle persone svantaggiate. Ma occorre una mobilitazione generale del Paese, come per i cambiamenti climatici. La risposta non può essere obbligare le imprese a sottoscrivere una polizza contro i rischi catastrofali".
La polizza obbligatoria scatterà il prossimo primo gennaio. La motivazione è che lo Stato non può più far fronte ai crescenti costi delle ricostruzioni.
"Le nostre critiche riguardano il merito e il metodo. Lo Stato non ha alcun obbligo giuridico a risarcire i danni ma non può scaricare l’onere sulle imprese e incassare imposte pari al 22,25% sui premi. Abbiamo incontrato il governo due mesi fa, poi più nulla. Non è chiaro cosa assicurare e per quali eventi. Perché le alluvioni sì e le grandinate no? La copertura si estende anche alle scorte di magazzino? Le polizze devono garantire sicurezza e certezze alle imprese ad un costo che tenga conto del principio di mutualità. E poi c’è la questione dei tempi. Se il decreto fosse pubblicato domani, per rispettare le scadenze si dovrebbero stipulare 200mila polizze al giorno. Nemmeno la campagna vaccinale contro il Covid è arrivata a quei numeri. Quindi va rinviata la scadenza anche per consentire alle imprese di conoscere e confrontare le offerte delle assicurazioni. Piuttosto serve avviare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio. Abbiamo il triste primato in Europa per valore economico delle perdite subite, tra 74 e 90 miliardi negli ultimi 40 anni. Ma ci sono anche altre perdite. Soltanto per il turismo, il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del governo stima che un aumento della temperatura di 2 gradi provocherebbe una contrazione della domanda del 6,6% in Italia con una perdita diretta di 20 miliardi l’anno".
A proposito di misure per le imprese, come sta funzionando Transizione 5.0?
"E’ uno strumento essenziale per la competitività. Le nostre imprese pagano l’energia il 50% in più di quelle francesi e il 60% in più delle spagnole. Ma troppa burocrazia come dimostrano i numeri: poco più di 200 milioni prenotati su una dotazione di 6,3 miliardi. Ma c’è anche una questione tempo: la misura era prevista per due anni ma il confronto con l’Europa ha assorbito un anno intero. Confidiamo nella sensibilità del nuovo commissario UE Raffaele Fitto che ha gestito da ministro la messa a terra di Transizione 5.0. Alle imprese occorrono tempi e condizioni congrue".
Servirà andare oltre dicembre 2025?
"Oggi è prematuro. Serve migliorare l’accessibilità alla misura e più in generale potenziare la capacità di spesa da parte della pubblica amministrazione. Alla nostra assemblea il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha portato risposte importanti, a partire dal lavoro in corso per semplificare e potenziare l’intensità di Transizione 5.0 intervenendo con il decreto fiscale".
Le altre notizie positive?
"Dal nostro palco il ministro ha annunciato la firma del decreto che sblocca 320 milioni a fondo perduto per incentivare gli impianti fotovoltaici per l’autoconsumo energetico per micro e piccole imprese. Inoltre l’impegno ad abbassare la soglia per gli investimenti nella ZES unica del Mezzogiorno, recuperare i tagli al fondo automotive, la prima legge annuale sulle PMI entro dicembre che prevederà misure e strumenti per favorire il passaggio generazionale delle imprese. Abbiamo il 55% di titolari di impresa che ha più di 50 anni".
Sulla legge di bilancio qual è la valutazione?
"La manovra è necessariamente prudente per salvaguardare i conti pubblici. Ma c’è poco per lo sviluppo e gli investimenti e servono sostegni a settori in sofferenza come la moda dove il 50% delle imprese accusa ricavi in calo. Apprezziamo il rifinanziamento della Nuova Sabatini, assolutamente negativi il taglio delle risorse all’automotive e la riduzione dei bonus casa sui quali sollecitiamo l’avvio di un confronto. Chiariamo che gli incentivi non vanno alle imprese ma alle famiglie. Chiediamo però di mantenere nel medio termine l’ecobonus al 65% e al 50% quello per le ristrutturazioni senza vincoli sull’abitazione principale e in base al reddito. Questo assetto ha dato risultati rilevamenti per l’economia, l’occupazione e la riduzione delle emissioni e del costo delle bollette. Riqualificare e rigenerare il patrimonio immobiliare consente anche di rispondere alla crisi degli alloggi facendo scendere gli affitti".