Giovedì 12 Settembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Perché è crollato il rublo: ecco come la moneta russa ha perso ancora più valore

Una caduta continua dall’invasione dell’Ucraina, datata febbraio 2022, in poi. Le incursioni dell’esercito di Kiev a Kursk, inoltre, hanno particolarmente contribuito a peggiorare una situazione già precaria

Ecco come il rublo si è svalutato ancora di più negli ultimi anni

Ecco come il rublo si è svalutato ancora di più negli ultimi anni

Roma, 16 agosto 2024 – Ci vogliono oltre 99 rubli per fare un euro. La moneta russa ha perso in pochi giorni quasi il 4% del suo valore, attestandosi a circa 1 centesimo di dollaro (o di euro) e la Russia sta pagando acro prezzo l’invasione dei propri territori da parte dell’esercito Ucraino; che di certo non arriverà militarmente a Mosca ma che colpisce al cuore la finanza russa.

L’andamento e l’influenza della guerra in Ucraina

Il punto più basso della quotazione del rublo in confronto con il dollaro statunitense è stato subito dopo l’invasione dell’Ucraina, che data al 24 febbraio 2022, ma nei mesi immediatamente successivi il picco del prezzo del gas aveva riportato la valuta dal minimo di 7,5 millesimi di dollaro fino a 16 centesimi. Con la diminuzione dei flussi legati alla vendita di gas il flusso di denaro estero verso la Russia si è drasticamente ridotto e la Banca centrale per finanziare lo sforzo bellico si è trovata a dover emetter senza coperture un numero molto alto di rubli. Ha quindi inizio un calo inarrestabile del valore del rublo che dura praticamente da un anno e che costringe la Banca centrale russa a interventi sempre più difficili e complessi per stabilizzare la valuta. Il baratro, in fatto di quotazione post bellica, viene raggiunto il 6 ottobre 2023, quando il rublo scende nuovamente sotto il centesimo di dollaro, con un valore che quasi si dimezza in un anno, ma da quel momento fino alla metà del 2024, le istituzioni finanziarie del Paese sembravano essere state in grado di mantenere una certa stabilità della moneta grazie a una politica monetaria molto aggressiva da parte della Banca centrale russa. Durante il fine settimana scorso, però, il rublo è crollato e la ragione principale sta nell’operazione oltre confine dell’esercito ucraino nella regione russa di Kursk. Le forze armate di Kiev hanno preso completamente di sorpresa le guardie di confine di Mosca, stabilendo il controllo su circa 800 chilometri quadrati di territorio.

A far precipitare nuovamente la situazione del rublo è stata, quindi, ancora una volta la guerra in Ucraina. L’esercito di Kiev, nella notte tra il 6 e il 7 agosto, ha travolto i check point di confine della regione russa di Kursk, prendendo posizione tra i 15 e i 30 chilometri di profondità in pochi giorni. Quella che sembrava una delle tante operazioni estemporanee dell’esercito ucraino in territorio nemico si è trasformata di fatto in una contro-invasione, che non sembra volersi fermare. E infatti i governatori delle regioni di Kursk e di quella adiacente di Belgorod hanno ordinato ai civili di alcuni distretti di confine fino ad ora risparmiati dalle ostilità di evacuare immediatamente le loro case in virtù di movimenti al confine con l’Ucraina.

La caduta del rublo avviene anche dopo che la Borsa di Mosca ha interrotto le negoziazioni di dollari ed euro dal 13 giugno scorso. Ciò è accaduto il giorno dopo l’introduzione delle dure sanzioni americane contro la Borsa di Mosca e le sue divisioni: il National clearing centre ed il National settlement depository. Quest’ultimo era già soggetto anche a sanzioni europee. La notizia ha causato una reazione emotiva nel mercato russo. All’apertura delle contrattazioni le azioni russe sono crollate.

L’intervento delle banche

Le banche hanno immediatamente ampliato la differenza tra i tassi di acquisto e di vendita del dollaro e dell’euro al 15-20 per cento. Sul mercato Otc, il rublo è prima caduto, per poi recuperare altrettanto rapidamente la caduta. Le azioni russe sono crollate all’apertura delle contrattazioni, e tra quelle maggiormente colpite figurano proprio le azioni della Borsa di Mosca, che hanno perso il 15%. IL tutto mentre l'economia russa continua a crescere; ma se si guarda bene al perché si scopre che tutto accade grazie al significativo aumento delle spese militari, pari a 109 miliardi di euro, che sono arrivate nel 2024 al 6% del Pil. In questo senso la Russia è diventata un'economia di guerra. L'inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo del 7,4% a causa dell'elevata spesa pubblica, dell'alta crescita dei salari in un mercato del lavoro in contrazione e di una valuta in calo. La Banca Centrale, nel luglio scorso, è stata costretta ad aumentare i tassi di interesse al 18%.

Un’analisi della Commissione europea sull'impatto delle sanzioni cita le previsioni del Fmi - che per il 2024 prevedono una crescita in Russia del 2,6% - ma le colloca in un contesto più ampio. "Le prospettive per l'economia russa nel medio-lungo termine sono desolanti: la Russia è ormai un'economia di guerra, isolata a livello internazionale, troppo dipendente dal sostegno statale e più che mai dalle risorse energetiche e dall'importazione di tecnologia dalla Cina", recita il documento. "L'accesso molto limitato alle tecnologie occidentali a causa delle sanzioni internazionali, l'erosione del capitale umano dovuta alla mobilitazione e all'emigrazione e i massicci investimenti militari con scarse ricadute sui settori civili, danneggeranno nel tempo il potenziale economico della Russia. Una delle principali criticità dell'economia russa è rappresentata dalla carenza di manodopera: una situazione determinata sia dal numero di uomini impiegati (e anche persi) nello sforzo militare, sia dalla spinta economica innescata dalla produzione bellica e dalla situazione generale della demografia russa. Alcuni centri di ricerca russi hanno stimato la mancanza di manodopera nel 2023 in quasi 5 milioni di lavoratori. Un problema che il Cremlino sta cercando di mitigare stimolando l'arrivo di lavoratori da molte aree del mondo.

Le prospettive

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 l'economia russa rimarrà più piccola del 4,9% rispetto all'ipotesi precedente alla guerra e la crescita del Pil dovrebbe rallentare all'1,1% nel 2025. Le finanze pubbliche rimangono in deficit a causa del finanziamento della guerra e la loro qualità si deteriora". "Il governo russo - conclude l'analisi - ha un margine di bilancio ridotto. Finora è stato in grado di finanziare la guerra grazie al basso debito pubblico, al Fondo nazionale per il Benessere e a speciali imposte una tantum (ad esempio, un prelievo sui superprofitti di Gazprom derivanti dalla volatilità dei prezzi dell'energia). Il livello del Fondo è diminuito di oltre il 7% solo tra febbraio 2022 e gennaio 2024, arrivando a 11.900 miliardi di rubli (131 miliardi di dollari) o al 6,6% del Pil previsto nel 2024, nonostante una parziale ricostituzione del Fondo e gli effetti positivi del deprezzamento del rublo".