Mercoledì 4 Dicembre 2024
PIERO S. GRAGLIA
Economia

Auto sempre più in crisi, ma solo in Occidente

I colossi asiatici al top con investimenti e ricerca

Roma, 3 dicembre 2024 – Sembrano passati secoli da quando l’auto europea dominava i mercati mondiali e dava il “la” alla produzione anche d’oltre oceano.

Da noi in Europa le marche erano numerose, diversificate, per tutte le tasche, ma negli Stati Uniti alcuni brand europei erano uno status symbol: BMW, Alfa Romeo, Ferrari, Mercedes, Audi erano un sogno per chi si poteva permettere solo le ingombranti, anonime e sferraglianti “limo”, “sedan” o “convertibili” made in USA.

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La crisi di Stellantis: nella top ten dei gruppi produttori passa dal 4° al 6° posto (Ansa)

Sembrano passati secoli, invece sono solo quarant’anni fa. Poi sono apparse le improbabili e sgraziate auto giapponesi, che sono diventate belle alla svelta, poi le indiane (che con il gruppo Tata si sono anche comprate la Jaguar nel Regno Unito, tanto per dire) e infine le sud-coreane e, a breve distanza di tempo, le cinesi.

La chiave del successo? Forse quella di non vivere di glorie passate ma di dover tutto imparare, tutto investire, tutto ricercare. I new-comers del Secondo mondo lo hanno fatto con costanza, con mezzi incomparabilmente più grandi dei nostri, con successo, con ridotte tutele e salari per i loro operai.

Le dimissioni di Carlos Tavares non sono solo il segno di una crisi del gruppo Stellantis, quindi, ma rappresentano il fiato corto degli europei nei confronti dell’industria automobilistica extra-Occidente, troppo competitiva sui costi. Basti pensare che mentre Stellantis lamenta un calo delle vendite a ottobre 2024 di quasi il 17% rispetto allo stesso mese del 2023, e sulla top ten dei gruppi produttori passa dal 4° al 6° posto, la cinese BYD ha visto aumentare le sue vendite nel 2024 del 35,6%, con una crescita del 422% in America e del 232% in Europa. Infatti, è passata da decimo a nono gruppo mondiale. Toyota guida sempre la classifica, ma dietro Volkswagen, Mercedes, BMW arrancano e prevedono tagli, licenziamenti, cali di produzione.

L’automotive ha rappresentato il boom economico occidentale del secondo dopoguerra, la rinascita. Oggi è in piena crisi, ma solo in Occidente. Simbolo del sistema produttivo capitalistico, non riesce più a innovare da noi, solo a garantire, in un mesto canto del cigno, compensi sempre più alti ad azionisti e dirigenti. Il resto, lo studiano altrove.