Roma, 27 gennaio 2025 – Cos’è il payback sanitario e perché sta creando tanto scompiglio? E’ un meccanismo che consiste nella restituzione - da parte delle aziende del comparto sanità - dell'importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole Regioni.
Gli effetti sulle imprese
Tuttavia, tale sistema, introdotto con lo scopo di salvaguardare le finanze pubbliche e rimediare a una cattiva programmazione e gestione delle spese, diventa un onere per le imprese, soprattutto quelle biomedicali.
La misura rischia di mandare sul lastrico decine di piccole medie imprese, mettendo a rischio non solo migliaia di posti di lavoro, ma anche la disponibilità di dispositivi medici fondamentali negli ospedali che queste aziende producono.
La querelle con l’Emilia-Romagna
Contro il payback si sono mosse diverse regioni, Emilia-Romagna in testa, che chiedono al governo di abrogare il meccanismo.
Contro il payback sui dispositivi medici "prosegue l'azione comune nei confronti del Governo per una soluzione condivisa che attenui l'impatto sulle imprese. Ma non essendo arrivata la soluzione richiesta dall'Esecutivo nazionale, e per non infrangere i termini di legge, la Regione deve intanto inviare alle imprese la richiesta di pagamento". Così l'Emilia Romagna ha spiegato in una nota le ragioni per cui "devono partire gli avvisi" alle aziende. Un "atto a questo punto dovuto", ha precisato la Regione che "vuole però rilanciare subito un'iniziativa che porta avanti ormai da tempo: insieme alle associazioni di rappresentanza del comparto, intende chiedere al Governo un nuovo incontro, a tutela di una filiera strategica per l'economia regionale".
Alla comunicazione regionale replica Gennaro Broya de Lucia, presidente di Conflavoro Pmi Sanità che riunisce le principali aziende del medtech italiano: "L'Emilia Romagna 'attacca', per prima, le aziende del biomedicale, nonostante la sospensiva del Tar. Una mossa a dir poco masochistica - afferma in una nota in cui l'associazione si dice pronta a una diffida - con tanto di scuse allegate in quanto 'atto dovuto' per evitare di vedersi contestare il danno erariale".
"Non abbiamo alternative, di fronte a un quadro normativo che non è cambiato e al fatto che nella nuova legge di Stabilità non c'è nulla - hanno dichiarato Massimo Fabi e Vicenzo Colla, rispettivamente assessore alle Politiche per la salute e vicepresidente della Regione Emilia Romagna con delega alle Attività produttive - Se non venisse fatto" l'invio degli avvisi di pagamento alle aziende, "sarebbe inevitabile la contestazione di danno erariale a nostro carico. Vogliamo ricordare però che, in sede di Conferenza delle Regioni e nei rapporti con il Governo, l'Emilia Romagna, in accordo con le aziende, ha chiesto ripetutamente l'abrogazione del meccanismo, a salvaguardia della tenuta del sistema sanitario nazionale e della tutela della salute delle persone, oltre che per scongiurare il determinarsi di una situazione di incertezza per le imprese e per l'intera filiera del biomedicale".
La Regione Emilia Romagna rammenta che "il sistema del payback sui dispositivi medici è stato introdotto con un'apposita normativa nel 2011, stabilendo un tetto alla spesa pubblica per i dispositivi medici, a livello sia nazionale che regionale. Nel caso di sforamento del tetto, le Regioni dovevano coprire i costi in eccesso. Nel 2015, con una modifica di legge, è stato previsto che le aziende fornitrici di dispositivi medici partecipassero al ripiano del debito, contribuendo fino al 50%. Questo a partire dal 2017 in avanti". Ora "siamo giunti alla scadenza, ma convocheremo al più presto il tavolo regionale istituito con le aziende - hanno assicurato Fabi e Colla - e ci impegniamo, insieme a loro, a chiedere quanto prima un incontro con il Governo per salvaguardare questa filiera strategica per l'Emilia Romagna e per il Paese e, al tempo stesso, per non penalizzare ulteriormente la sanità pubblica".
Contro la regione Emilia-Romagna insorge anche Confindustria, che definisce la richiesta di pagamento del payback entro 30 giorni "è un atto grave e non rispetta quanto ha stabilito il legislatore". Così all'Ansa Nicola Barni, presidente di Confindustria Dispositivi Medici. "Riteniamo quindi opportuno procedere immediatamente per via legale con nuovi ricorsi in riferimento a questo provvedimento della Regione – dice Nicola Barni, presidente di Confindustria Dispositivi Medici -. Siamo convinti che il payback rappresenti una misura iniqua e ci batteremo in tutte le sedi per evitare un grave impatto sulle imprese dei dispositivi medici che, soprattutto in Emilia-Romagna, rappresentano un indotto fondamentale che genera benessere economico per il territorio".