Roma, 22 dicembre 2023 – Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), noto anche come “fondo salva-Stati”, è stato creato sulla scia degli interventi nella crisi del debito sovrano avvenuta nel 2010 con gli interventi ripetuti per scongiurare il default della Grecia. Con l'arrivo della pandemia si è pensato di modificarlo dotandolo di 240 miliardi da utilizzare per affrontare l'emergenza sanitaria.
Quando è nato?
Nato nel 2012 con un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue, il Mes serve a concedere a condizioni prestabilite assistenza finanziaria ai Paesi membri che ne facessero richiesta, in caso di difficoltà a finanziarsi attraverso il collocamento normale di titoli di Stato. Fino ad ora è intervenuto in aiuto di Irlanda, Portogallo, Cipro, Spagna per l'esposizione finanziaria delle banche e Grecia. In cambio ci sono da sottoscrivere una serie di condizioni. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a Paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi.
Come vengono prese le decisioni
Dal punto di vista organizzativo, il Mes è guidato da un ‘Consiglio dei Governatori’ composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro. Il Consiglio assume all’unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all’approvazione dei protocolli d’intesa con i paesi che la ricevono). Il Mes può operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la Bce richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria.
Capitale da oltre 700 miliardi
Il Mes ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.
A che cosa è servito durante il Covid?
Pochi mesi dopo lo scoppio del Covid, il Mes è stato messo in campo anche con una linea di credito per 240 miliardi come sostegno alla crisi pandemica, a disposizione dei Paesi dell'Eurozona per finanziare esclusivamente i costi legati all'emergenza sanitaria anche se finora la linea di credito non è stata usata dai partner Ue.
Come vengono prese le decisioni
Il meccanismo è guidato da un Consiglio dei Governatori, composto dai ministri delle Finanze dell'area dell'euro, e assume all'unanimità le principali decisioni. Ha un capitale sottoscritto di 704,8 miliardi, 80,5 miliardi già versati, con una capacità di prestito di 500 miliardi. L'Italia, terzo socio dopo Germania e Francia, ne ha sottoscritto il capitale per 125,1 miliardi e versandone oltre 14,3 miliardi.
Cos’è la riforma di cui si parla?
Due anni fa, il 27 gennaio del 2021, è stata infatti promossa, in virtù di un’intesa sottoscritta anche dai 19 Paesi dell’area Euro (Italia compresa), una riforma del Meccanismo europeo di stabilità. In sintesi, in quell’occasione è stata presa in considerazione la possibilità per il Mes di fornire una rete di di sicurezza finanziaria (un backstop) al Fondo di Risoluzione comune per le banche. In altre parole da strumento di assistenza agli Stati, il Mes entra in gioco anche nelle crisi del credito, passaggio centrale per completare l'Unione bancaria. Allo stesso tempo sono state in parte modificate le condizioni di accesso alla assistenza finanziaria e introdotta una nuova linea di credito cosiddetta “precauzionale”.
Chi lo ha ratificato?
A ratificare l’intesa manca solo l’Italia. Da qui il pressing da parte degli altri paesi Ue che invece lo hanno fatto, ma non possono accedere al meccanismo senza il via libera del parlamento italiano. Ormai, la reticenza dell'Italia a ratificare è considerata ingiustificata a Bruxelles.
Perché l'Italia non lo ha ratificato
La posizione della maggioranza è che la modifica del trattato, così come è stata pensata, ovvero come fondo per il salvataggio degli istituti di credito in difficoltà, non sia utile all'Italia, che si troverebbe a pagare per il salvataggio delle banche altrui. Una posizione rappresentata soprattutto dalla Lega