Mercoledì 11 Settembre 2024

Correttore di bozze: chi è, cosa fa e quanto guadagna

Tutto quello che c’è da sapere su una delle figure professionali più in voga negli ultimi anni: qual è la disciplina fiscale prevista

Correttore di bozze: benefici e svantaggi della professione

Correttore di bozze: benefici e svantaggi della professione

Tra le figure professionali più in voga nel corso degli ultimi anni c’è sicuramente il correttore di bozze. Si tratta di un soggetto che svolge il proprio lavoro direttamente da casa utilizzando la propria strumentazione, come ad esempio il computer, e una connessione a Internet. Quanto alle competenze richieste, invece, il correttore di bozze deve disporre di buone capacità di scrittura e ottima conoscenza della grammatica della lingua nella quale opera, sia essa l’italiano, l’inglese, il francese e così via.

Se è vero che ci sono dei correttori di bozze specializzati su determinati macro argomenti, è altrettanto vero che questa figura riuscirà più facilmente a trovare impiego se si mostrerà capace di operare in più ambiti, anche tra loro molto distanti. Ciò che gli viene chiesto, infatti, è una correzione principalmente rivolta alla sintassi del testo, con un occhio anche alla correttezza dei contenuti. Si tratta, come facilmente intuibile, di una figura professionale autonoma e che dunque per operare ha bisogno dello status di libero professionista.

Correttore di bozze, chi è e cosa fa

Il correttore di bozze è una figura professionale che ha visto negli ultimi anni accrescere sempre più la propria popolarità. Operante principalmente da remoto, svolge i propri compiti utilizzando mezzi propri per la revisione e la correzione di manoscritti di vario genere, come quelli destinati alla stampa nelle case editrici o nei giornali. Va precisato che il correttore di bozze, per definizione, si limita a correggere il testo su cui lavora, mentre non ha il diritto di intervenire sul senso generale del testo. Nel caso ravveda degli errori di contenuto, oltre a quelli ortografici e di battitura, può dunque solo limitarsi a segnalarlo al cliente, ovvero l’unico che può intervenire per modificarlo. Molto dipende, naturalmente, dal grado di confidenza e consuetudine alla collaborazione che c’è tra il cliente e il correttore di bozze. Dunque appare evidente che il correttore di bozze interviene nella fase ultima del processo di creazione di un contenuto, ovvero quella immediatamente precedente alla sua pubblicazione. Il suo lavoro richiede quindi grande attenzione, visto che dopo il suo controllo il cliente riterrà il testo pronto per essere sottoposto ai lettori.

Quanto guadagna un correttore di bozze

Stimare i guadagni di un correttore di bozze non è affatto una pratica semplice visto che, nel più dei casi, si tratta di figure professionali autonome e che, dunque, ottengono profitti in relazione alle loro esperienze, capacità e tipologie di clienti con cui lavorano. È possibile tuttavia dire che solitamente queste figure professionali vengono pagate a orario o a progetto, anche se non sono così rari i casi in cui, specie i primi tempi, il correttore di bozze riceva un compenso in base al numero di contenuti revisionati. In virtù di quanto detto, è possibile esporre delle cifre che, naturalmente, dovranno essere prese solo parzialmente a riferimento. Un correttore di bozze alle prime armi può ricevere un compenso di 2 euro a cartella, salvo poi accrescere il proprio tariffario personale nel tempo.

Correttore di bozze, i pro e i contro della professione

Lavorare come correttore di bozze offre, come tutti gli impieghi d’altronde, dei vantaggi e degli svantaggi che è bene conoscere prima di avviare la professione. Partiamo dai benefici, tra i quali rientrano sicuramente:

- la possibilità di svolgere il proprio mestiere da remoto e, dunque, viene meno la necessità di essere vicini ai propri clienti;

- l’avvio dell’attività decisamente economico rispetto ad altre tipologie di lavori autonomi. Ciò che serve, infatti, è solo un luogo dove poter lavorare, possono andare bene anche i giardinetti pubblici, la propria scrivania o il tavolo di un bar, una buona connessione a internet e un computer;

- la facilità nel reperire lavoro, specie dopo un po’ di anni, grazie alle molte offerte e alle piattaforme dedicate che aiutano professionisti e imprese a entrare in contatto.

Andiamo ora agli aspetti negativi legati alla professione di correttore di bozze, legati quasi tutti alla precarietà di questo tipo di professione. Entrando più nel dettaglio, questo libero professionista accusa:

- una remunerazione che dipende, sempre, dall’esperienza accumulata nel corso degli anni. Per arrivare a ottenere uno stipendio occorre dunque aver il tempo necessario per sviluppare la propria attività;

- l’impossibilità di fare troppi progetti a lungo termine, visto e considerato che i contratti del correttore di bozze sono quasi sempre legati alla correzione di un progetto. Anche in questo caso valgono molto l’esperienza del professionista e la rete di contatti che ha saputo sviluppare nel corso degli anni;

- l’elevata concorrenza di mercato che, spesso, viene fagocitato da grandi realtà che aggregano al loro interno più professionisti. Lavorare in completa autonomia e senza intermediari, dunque, può risultare molto difficile.

La fiscalità del correttore di bozze

Un correttore di bozze deve rispettare le norme fiscali presenti in Italia. Ecco dunque che per svolgere la propria attività dovrà emettere regolare fattura ai clienti e scegliere come posizionarsi rispetto al fisco.

Se esercita la propria professione entro determinati limiti economici e in maniera saltuaria, può essere sufficiente utilizzare lo strumento delle ritenute d’acconto. Queste consentono di svolgere una professione non abituale nel limite di incasso annuo pari a 5mila euro. Nelle ritenute d’acconto il professionista deve indicare la ritenuta del 20 per cento, ma solo se il suo cliente è dotato di partita Iva. In quest’ultimo caso il committente deve versare, con modello F24, la somma della ritenuta d’acconto entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è stato effettuato il pagamento del compenso.

Se si superano i 5mila euro di introiti, e necessario aprire una partita Iva in quanto l’attività svolta diventa abituale. Per farlo è necessario presentare una richiesta all’Agenzia delle Entrate avendo cura di indicare anche il codice di attività scelto. In questo caso sono:

- 58.19.00, ovvero Altre attività editoriali;

- 63.99.00, cioè Altre attività dei servizi di informazione NCA;

- 74.90.99, ovvero Altre attività professionali NCA.

Trattandosi di materie e procedure non facilissime per chi è alle prime armi, il consiglio è quello di rivolgersi a un commercialista che possa semplificare i passaggi a fronte del pagamento della commissione.