Roma, 28 aprile 2020 - Sfiora i 500 euro mensili (472 euro, pari al 36%) la perdita media mensile in busta paga dei lavoratori italiani che percepiscono la cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, per effetto dell'emergenza Coronavirus. Ma il danno - stimato in 3,5 miliardi complessivi - non è uguale per tutti. Più sale lo stipendio del lavoratore, maggiore è il taglio retributivo. E così si va da una decurtazione media del 25% per le professioni non qualificate a una del 45% per professioni scientifiche e di elevata specializzazione.
A offrire la radiografia aggiornata della sforbiciata che milioni di lavoratori dipendenti stanno subendo in queste settimane è un rapporto - 'Cassa integrazione: quanto ci rimettono i lavoratori' - realizzato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai dati Istat - Indagine sulle Forze Lavoro.
Dalla elaborazione, nello specifico, risulta che "solo" il 39% dei cassintegrati avrà una decurtazione minima del 20%. La maggioranza dei destinatari del trattamento subirà, invece, un taglio ben più elevato: per il 22%, infatti, la riduzione dello stipendio netto sarà di fatto tra il 21% e 30%; per il 18% tra il 31% e il 40%; e per il 21% addirittura superiore al 40%.
La classifica di coloro che perderanno di più rispetto alla retribuzione ordinaria vede al primo posto le professioni a più alta specializzazione (764 euro in meno rispetto alla retribuzione netta di base). Seguono le figure tecniche (646 euro in meno, pari a una riduzione del 41%), le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (428 euro in meno, pari a una riduzione del 33%).
Sempre secondo l'indagine della Fondazione, la cassa produce effetti differenziati anche da un punto di vista territoriale, rispecchiando le caratteristiche di una struttura occupazionale che varia nella geografia nazionale. Con un "taglio" medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare poi al Sud dove la maggior concentrazione di lavoratori con profili professionali e retributivi medio-bassi porta ad un taglio pari al 33% (396 euro).
Quel che è certo è che la perdita di potere d'acquisto dei lavoratori italiani a causa dell'emergenza Coornavirus rischia di essere drammatica. Sono circa 7,3 milioni i lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali (Cig e assegno ordinario) che, dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno largamente inferiore alla retribuzione netta. “Si tratta - avvisano dai consulenti del lavoro - di una decurtazione che interesserà tutti, anche quei redditi da lavoro già bassi, a cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che prevedibilmente non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate entrate. A fronte di una spesa importante dello Stato (6,2 miliardi) per sostenere e supportare i tanti lavoratori italiani colpiti dall’emergenza economica conseguente a quella sanitaria, non va scordato che a questa platea di lavoratori verranno a mancare circa 3,5 miliardi al mese. Insomma, un volume rilevante di risorse".