Mercoledì 30 Ottobre 2024

Rinnovo del contratto degli Statali: da 121 a 190 euro di aumenti al mese

La bozza di contratto soddisfa la Cisl ma non piace a Cgil e Uil per le quali gli incrementi del salario non basterebbero a colmare il gap con l’inflazione degli ultimi 3 anni. Le parti torneranno a trattare il 6 novembre

Roma, 29 ottobre 2024 – Da 120 euro a 190 euro di aumenti mensili (a seconda dei livelli), mille euro di arretrati e più smart working. Sono questi i principali contenuti della piattaforma contrattuale per il rinnovo dei dipendenti pubblici delle funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici).

I contenuti della bozza di contratto

Ma l’accordo non sembra vicino. Almeno non per tutti. Se infatti la Cisl lo giudica un “buon compromesso vista la situazione attuale”, Cgil e Uil lo “bocciano” ritenendo gli aumenti non in linea con gli aumenti inflazionistici. 

E per questo è slittata al 6 novembre la trattativa tra l'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati per il rinnovo del contratto degli statali.

Sindacati divisi

Come detto il confronto resta in salita soprattutto sul salario con Fp-Cgil e Uilpa che considerano inaccettabile un accordo che prevede il recupero di solo un terzo del potere d'acquisto perso con l'inflazione nel triennio 2022-24 e la Fp-Cisl che sottolinea come a fronte delle risorse disponibili questo sia “il migliore dei contratti possibili”.

Uno scenario che lascia anche aperta l’ipotesi che il contratto possa essere sottoscritto dalla Cisl e non dagli altri due sindacati.

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Gli aumenti in busta paga

L'Aran propone infatti aumenti del 5,78% a fronte di un'inflazione che nel periodo si è aggirata sul 15%. Gli aumenti proposti sono stati rimodulati puntando di più sulla retribuzione tabellare rispetto all'accessoria e dovrebbero andare da:

  • 121,40 euro al mese a regime degli assistenti
  • 193 euro per le elevate professionalità
  • 127,70 euro dei collaboratori
  • 155,10 euro dei funzionari

La Cisl segnala che è vero che l'inflazione in questi anni è stata significativa ma anche che questo sarebbe l'aumento percentuale più alto delle ultime tornate, anche di quello del 2016-18, arrivato dopo 8 anni di blocco della contrattazione (3,48%).

Fp-Cgil e Uilpa sottolineano invece che sulle retribuzioni "non ci sono passi avanti”, ma che semplicemente sono stati proposti spostamenti delle risorse all'interno del perimetro dato che non ci sono stati stanziamenti aggiuntivi dal Governo al di là dello 0,22% inserito nella manovra di Bilancio che potrebbe portare l'incremento percentuale medio al 6%.

Gli arretrati

Il contratto prevede, come riportato dal quotidiano Il Messaggero questa mattina, anche il riconoscimento di mille euro medi di arretrati che verrebbero riconosciuti come una tantum all’atto della firma del rinnovo del contratto. 

Appuntamento al 6 novembre

Il 6 novembre l'Aran presenterà un nuovo testo. Al momento sono confermate le proposte per l'ampliamento dello smart working, apprezzate dalla Fp-Cisl per quello che significa per quanto riguarda la conciliazione vita lavoro e sono migliorate quelle sul personale più anziano con l'aumento da 18 a 20 delle ore per le visite specialistiche per gli over 60.

Buoni pasto e assemblee

Ci sono poi proposte per l'estensione del buono pasto ma non verrebbe concesso nelle giornate nelle quali si fanno oltre due ore di assemblea. “È orario di servizio riconosciuto, spiega Florindo Oliverio della Fp-Cgil – non capiamo perché dovrebbe essere escluso per dare i buoni”. “Il datore di lavoro pubblico, il ministro Zangrillo –dice la Fp-Cgil che ricorda come le retribuzioni pubbliche perderebbero con questo contratto dieci punti rispetto all'aumento dei prezzi che si è registrato – vuole a tutti i costi una firma che ha il prezzo di mortificare i dipendenti delle funzioni centrali. Con i pagherò non si pagano le bollette”.