Roma, 2 novembre 2024 – E’ una platea molto vasta, che copre oltre la metà dei dipendenti italiani, quella ancora non interessata dal rinnovo dei contratti collettivi di lavoro. I ritardi nel siglare un accordo spesso portano a scioperi ed agitazioni, anche se rispetto agli scorsi anni, i tempi di attesa si sono ridotti di quasi la metà.
Ancora in attesa di rinnovo il 52,5% dei dipendenti
Alla fine di settembre 2024, i 46 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 47,5% dei dipendenti – circa 6,2 milioni – e corrispondono al 45,8% del monte retributivo complessivo. Nel corso del terzo trimestre 2024 sono stati recepiti 8 contratti: calzature, trasporti marittimi, alberghi, Rai, scuola privata laica, scuola privata religiosa, ceramiche, poste. I contratti che a fine settembre 2024 erano in attesa di rinnovo ammontano a 29 e coinvolgono circa 6,9 milioni di dipendenti (il 52,5% del totale). Il tempo medio di attesa di rinnovo a settembre 2024 è pari a 18,3 mesi (era 32,2 a settembre 2023) per i lavoratori con contratto scaduto e a 9,6 mesi per il totale dei dipendenti (era 17,0 a settembre 2023). La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-settembre 2024 è cresciuta del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a settembre 2024 segna un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,7% rispetto a settembre 2023; l’aumento tendenziale è stato del 4,6% per i dipendenti dell’industria, del 4,1% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione.
I settori con gli aumenti maggiori
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: credito e assicurazione (+11,0%), gas e acqua (+6,7%) e settore metalmeccanico (+6,4%). L’incremento è invece nullo per edilizia, farmacie private, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco. Dai dati Istat si evince dunque un’accelerazione per quanto concerne i rinnovi ma anche aumenti non sempre così soddisfacenti, anche se migliora il potere di acquisto.
La nota Istat del III trimestre
Nel terzo trimestre del 2024, come si legge nella tradizionale nota Istat di commento al trimestre appena chiuso, la crescita delle retribuzioni contrattuali è risultata superiore a quella dei prezzi al consumo di poco più di due punti percentuali, proseguendo il graduale recupero del potere d’acquisto. Nel corso degli ultimi mesi la dinamica salariale è stata più sostenuta per il comparto privato, con il settore industriale che, da luglio 2023, mostra variazioni tendenziali mensili superiori al quattro per cento e il settore dei servizi che, in progressivo recupero dallo scorso aprile, a settembre ha registrato anch’esso una variazione tendenziale superiore al quattro per cento. La quota di lavoratori in attesa di rinnovo nel terzo trimestre 2024 è tornata a superare il cinquanta per cento in conseguenza della scadenza, a giugno, degli accordi relativi ai dipendenti delle costruzioni e della metalmeccanica.
La clausola di Ultrattività
E’ utile ricordare che tutti i contratti scaduti restano comunque in vigore dal punto di vista legale, grazie alla clausola di “ultrattività”, presente in tutti i contratti collettivi nazionali del lavoro, che permette a questi documenti di durare anche dopo la scadenza e fino alla stipula di un nuovo contratto. Si tratta di un importante strumento attraverso il quale le parti sociali possono concordare che sia in essere un contratto integrativo aziendale, proprio per coprire il periodo fra il contratto scaduto e quello ancora da firmare.