Venerdì 22 Novembre 2024
MARCO FORTIS
Economia

Conti pubblici, gli italiani hanno fatto i compiti. Lagarde non spaventi i mercati

L’economista Fortis: la banca centrale dovrebbe avere interesse a non alimentare fantasiose ipotesi di crisi. "Il debito è sostenibile e finanziato soprattutto dai cittadini, l’economia nazionale ha molti punti di forza"

Lagarde, presidente Bce

Lagarde, presidente Bce

Milano, 5 gennaio 2023 - Il rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce minaccia il debito pubblico italiano? Siamo davvero l’anello debole dell’euro, come scrive il Financial Times? No, assolutamente, a meno che lo spread dovesse ampliarsi nel 2023 senza alcuna ragione reale. E qui il problema non è l’elevato debito in sé ma la cattiva reputazione che l’Italia ha maturato negli anni, spesso in modo ingiustificato. Siamo stati paragonati persino alla Grecia, una totale assurdità.

Non intendiamo entrare qui nel merito dell’aumento dei tassi. Ma sottolineare il fatto che dovrebbe essere interesse primario della Bce quello di non assecondare in alcun modo ipotesi fantasiose di possibili crisi dell’Italia, anche perché esse avrebbero inevitabili ripercussioni negative sull’euro stesso. La Bce dovrebbe smentire seccamente simili scenari. Di più. La presidente Lagarde dovrebbe diventare la prima ambasciatrice nel mondo della non pericolosità del debito pubblico italiano, contribuendo in modo attivo a frenare lo spread.

Con ciò non intendiamo sottovalutare il problema del nostro debito, che va ovviamente tenuto sotto controllo. Ma la presidente Lagarde dovrebbe spiegare ai mercati e alle agenzie di rating che l’elevato rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia va ricondotto ad una valutazione più oggettiva e ampia, che tenga in considerazione anche le particolari caratteristiche strutturali di sostenibilità dello stesso debito italiano (bassa quota di debito finanziato dall’estero, tradizionale avanzo primario dello Stato), nonché i molti punti di forza dell’economia italiana (industria manifatturiera, turismo, agricoltura, surplus commerciale, positiva posizione finanziaria aggregata sull’estero, basso debito privato, elevata ricchezza privata, ecc.).

A ciò si aggiunge il fatto che dalla metà dello scorso decennio l’Italia ha aumentato il tasso di crescita della sua economia, i suoi investimenti tecnici, la sua produttività manifatturiera e che nel biennio 2021-22 ha fatto registrare una delle riprese economiche più forti al mondo dopo la pandemia. Un’Italia che, specie dopo il sensibile impulso impressole dal governo Draghi, punta ora a realizzare con successo gli investimenti strutturali del Pnrr in digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture e riduzione dei divari territoriali sostenuti con i fondi del Next Generation Eu. Seguendo un sentiero virtuoso da cui la stessa premier Meloni non sembra volersi discostare.

Ciò detto, la Bce, in particolare, dovrebbe far conoscere ed enfatizzare un fatto assolutamente poco noto. E cioè che il debito pubblico italiano è finanziato dall’estero soltanto per il 29,1% (anno 2021) mentre per la parte restante esso è pienamente sostenuto e finanziato dalla elevata ricchezza privata italiana. Quindi il nostro debito non rappresenta una minaccia per l’euro, perché per la maggior parte tale debito si autosostiene con le risorse finanziarie interne italiane. Se consideriamo i primi 9 Paesi dell’Eurozona per più elevato rapporto debito pubblico/Pil, dopo la Grecia, osserviamo che qualora si calcoli il rapporto debito pubblico finanziato dall’estero/Pil, tra tali 9 Paesi l’Italia presenta solo il settimo più alto valore (meno del 44% del Pil nel 2021), dietro Cipro, Belgio, Portogallo, Francia, Spagna e Austria, poco al di sopra di Slovenia e Finlandia.

Un altro aspetto poco noto è che la maggior parte del debito pubblico italiano si è accumulata prima degli anni ’90. Da allora in poi l’Italia è stato uno dei Paesi più virtuosi in assoluto nella gestione delle finanze pubbliche e il debito pubblico italiano nei 25 anni prima del Covid-19 è cresciuto unicamente a causa della quota di interessi non coperta da un bilancio statale primario che è sempre stato positivo (tranne un piccolo deficit nel 2009). Il nostro bilancio primario, cioè il bilancio statale prima del pagamento degli interessi, è stato/sarà cumulativamente il più alto dell’Unione Europea nel trentennio 1995-2024 (includendo le previsioni della Commissione Europea per il 2023-24), pari a ben 583 miliardi di euro. Il nostro Paese, cioè, da trent’anni è assai più frugale dei Paesi cosiddetti “frugali”.

Si aggiunga che nel triennio della pandemia 2020-2022 il valore assoluto del nostro debito pubblico è quello cresciuto di meno (+14%) rispetto ai maggiori Paesi europei, Regno Unito e Stati Uniti, se raffrontato ai livelli del 2019.

Infine, varrebbe la pena che la presidente Lagarde sottolineasse anche il fatto non trascurabile che l’Italia è diventata da due anni un Paese creditore netto sull’estero (pur includendo il debito pubblico finanziato dagli stranieri), principalmente grazie al suo costante flusso positivo di bilancia dei pagamenti. L’Italia, cioè, è oggi l’unico Paese europeo mediterraneo (Francia inclusa) a possedere una posizione finanziaria netta positiva sull’estero (8% del Pil nel 2021), prerogativa tipica dei Paesi “frugali”. Siamo la seconda industria e la prima agricoltura d’Europa, il secondo Paese Ue più visitato da stranieri, il sesto Paese al mondo e il secondo dell’Occidente per più alto surplus commerciale con l’estero esclusa l’energia: 97 miliardi di dollari nel 2021. Altro che anello debole dell’euro!

Con l’Euro abbiamo trasferito saggiamente all’Europa e alla Bce parte della nostra sovranità ma pretendiamo anche che l’Europa e la Bce difendano adeguatamente la nostra immagine sui mercati.