Lasciare i soldi sul conto corrente con livelli di inflazione alti come quelli degli ultimi mesi conviene sempre meno. Il valore del denaro “fermo in banca” si riduce a causa dei bassi rendimenti dei conti. Ma a parere dell’Abi (Associazione bancaria italiana): “negli ultimi mesi i principali istituti di credito stanno attuando politiche per rendere i conti correnti meno costosi per i clienti”.
Le analisi dell’Abi
A parere dell’Abi, ma non solo, la gran parte degli istituti di credito italiani ha messo in campo una serie di iniziative per garantire ai clienti una riduzione dei costi dei conti correnti e una remunerazione sui risparmi.
Lievitano i ricavi delle banche
Con il rialzo dei tassi d'interesse le banche hanno visto lievitare i loro ricavi, scatenando il dibattito sull'opportunità di una tassa sui maggiori profitti.
A fronte di uno scenario che è passato da interessi negativi a tassi alle stelle, ci si pone ora il problema della remunerazione della liquidità che si trova sui conti.
In realtà il tema dei conti correnti viene affrontato con un drastico taglio dei costi.
La remunerazione dei conti bancari rimane vicina allo zero ma questi, fanno osservare alcuni operatori, sono considerati un servizio e non una forma di risparmio.
"Bisogna distinguere il conto corrente che è uno strumento di servizio, dal conto deposito”, afferma Antonio Patuelli, presidente dell'Abi. “Se si vogliono fare rendere i quattrini - aggiunge - bisogna metterli in un conto di deposito”.
Differenza fra conto corrente e conto deposito
Il conto corrente permette di far fronte alle spese di tutti i giorni e di gestire le entrate e le uscite in modo semplice, mentre il conto deposito consente di mettere da parte somme di denaro, vincolate o meno, e permette un'operatività più limitata rispetto a quella del conto corrente.
Cosa fanno le grandi banche
In sostanza sul conto corrente potete prelevare, depositare, fare bonifici “a piacimento” mentre non sul conto deposito.
I costi dei conti correnti erano lievitati con uno scenario di tassi negativi ma ora, dopo i rialzi fatti dalla Bce, le banche stanno correndo ai ripari.
E così la strada della riduzione dei canoni – segnala un’agenzia Ansa – è già stata imboccata da numerosi istituti tra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Fineco e Bper.
Unicredit
La riduzione del canone deciso da Unicredit – riporta sempre l’Ansa –, ad esempio, riguarderà 4,5 milioni di clienti che beneficeranno di un risparmio annuo fino a 50 euro ciascuno.
Intesa e Biper
Intesa Sanpaolo non ha effettuato aumenti agganciati all'inflazione e a partire da fine luglio, azzererà completamente l'unico incremento applicato nel 2017 ripristinando così le condizioni economiche del conto corrente, che aveva riguardato solo una fascia contenuta di clientela.
Inoltre, per chiunque apra online un conto in Intesa Sanpaolo il canone è azzerato e per gli under 35 è previsto un conto dedicato completamente gratuito e senza oneri, con imposta di bollo a carico della banca.
Discorso diverso, invece, è quello relativo ai conti deposito dove si vede già una crescita dei rendimenti. Il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè solo certificati di deposito e depositi vincolati) a marzo, secondo i dati dell'Abi, si attestava al 2,65%, rispetto allo 0,06% di marzo 2022.
Il conto deposito, però, rappresenta una fetta minoritaria, in considerazione anche del fatto che non sono uno strumento offerto dalle grandi banche.
Sono diverse le formule offerte dalle banche che consentono una remunerazione della liquidità. Intesa Sanpaolo ad esempio non ha dei veri e propri conti di deposito, ma la sua offerta prevede forme di investimento analoghe ed ulteriori per remunerare i risparmi, anche nel breve periodo. Bper Banca, invece, prevede, attraverso due strumenti, formule vincolate che vanno da 1 a 36 mesi.
Le banche, evidenzia ancora il presidente dell'Abi, si stanno facendo una "fortissima concorrenza nella raccolta del risparmio” e nei tassi applicati sui prodotti di risparmio.
Diminuisce la raccolta delle banche
Si è accentuata al meno 2,3% annuo ad aprile la dinamica di calo della raccolta complessiva delle banche in Italia. Nel frattempo prosegue la dinamica divergente tra l'andamento dei soli depositi, nelle varie forme, scesi del 3,7% rispetto a un anno prima, e la raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, cresciuta rispetto ad un anno prima del 10,1%.
Lo riporta l'Abi nel suo Rapporto mensile. Questo andamento differenziato ha iniziato a delinearsi tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 e si è progressivamente accentuato. Riflette anche la stretta monetaria operata dalla Bce e i suoi effetti sul come le banche retribuiscano i vari strumenti. Secondo l'Abi la riduzione dei depositi è imputabile prevalentemente alle imprese che avevano registrato tra dicembre 2019 e luglio 2022 un incremento dei depositi di oltre 130 miliardi di euro.
La raccolta indiretta
La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche (sia in gestione sia detenuti direttamente della clientela), rileva un incremento di quasi 188 miliardi tra marzo 2022 e marzo 2023, di cui 108,2 miliardi riconducibili alle famiglie, 27,1 alle imprese e il restante agli altri settori (imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione).
I titoli di Stato
Con riferimento agli investimenti in titoli, a marzo le banche operanti in Italia detenevano titoli di stato italiani per 388,9 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 372,8 miliardi detenuti a fine 2022.
Guardando ai tassi di interesse praticati dalle banche sulla raccolta, ad aprile il tasso medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è in Italia cresciuto allo 0,82%, dallo 0,79% nel mese precedente. Il tasso praticato sui soli depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) è salito allo 0,64%, dallo 0,60% nel mese precedente).
Il tassu sui conti correnti
Il tasso praticato sui soli depositi in conto corrente è lo 0,29%, dallo 0,265 di un mese prima.
Il tasso sui Pct è pari al 2,62% (2,25% il mese precedente).
Le obbligazioni
Il rendimento delle obbligazioni in essere si è invece limato al 2,38%, dal 2,42% nel mese precedente. Il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a marzo 2023 è in aumento al 2,65% (a fronte dello 0,06% a marzo 2022) e il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso è passato al 4,56%, dallo 0,97% di marzo 2022. Infine, sale ulteriormente il già consistente margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie: ad aprile 2023 in Italia risulta pari a 317 punti base, da 301 punti base nel mese precedente. Questa voce aveva segnato un picco di 335 punti base prima della crisi finanziaria, a fine 2007