Roma, 16 febbraio 2024 – Polemiche e veleni non hanno fermato la corsa di nessuno dei quattro candidati alla successione di Carlo Bonomi alla guida di Confindustria. I saggi e i probiviri, nella riunione straordinaria di questa sera, hanno dato il via libera alle candidature di:
- Emanuele Orsini
- Antonio Gozzi
- Edoardo Garrone
- Alberto Marenghi
Nessuna osservazione sarebbe stata fatta sulla candidatura di Orsini che, ieri, era stato convocato dai saggi, Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi, per chiarimenti su presunte incompatibilità anche alla luce di una lettera anonima e della situazione mediatica che lo aveva visto protagonista nelle ultime settimane.
Si sblocca così l'impasse che si era creato, per la prima volta nella storia confindustriale, nel meccanismo di elezione del presidente. Ora gli occhi sono puntati alle consultazioni dei saggi con la base industriale. Dopo lo stop ai primi due incontri in programma questa settimana, a Milano e Bologna, dovrebbe arrivare a breve il nuovo calendario di riunioni.
Il quadro degli orientamenti dà, secondo gli ultimi aggiornamenti del tabellone, Garrone sostenuto dalla potente Assolombarda, (e, dunque, dal presidente uscente Carlo Bonomi), Piemonte, metà del Veneto, Varese, la Liguria (dove, però, ci sarà da fare i conti con Gozzi, imprenditore dell’acciaio con Duferco e presidente di Federacciai). Con Orsini, invece, stanno gli emiliani, metà Toscana, metà Veneto, una parte consistente del Lazio.
Se passiamo alle possibili alleanze, Garrone, che ha il favore di Emma Marcegaglia, che è stata la principale artefice della sua candidatura (per quanto ancora informale), punta a un accordo con il mantovano Marenghi, che garantisce le piccole imprese e che potrebbe attrarre voti anche dal Sud.
Con Orsini, invece, potrebbe schierarsi Gozzi: il che significherebbe riuscire a ottenere anche l’appoggio dell’ex Presidente Antonio D’Amato, il quale, a sua volta, potrebbe portare in dote una larga fetta di consensi dal Sud, ma non solo. Se Gozzi deciderà di fare un passo di lato, Orsini dovrebbe poter contare anche sull’industriale bresciano Pasini.
Dunque, la grande partita per la guida della più consistente e blasonata associazione imprenditoriale italiana sembra entrata davvero nel vivo con una competizione che potrebbe portare a una conta fino all’ultimo voto.
Il che si spiega, in questa fase, anche con quella che viene considerata la posta in palio per i prossimi anni. Il prossimo mandato del futuro numero uno della più rilevante organizzazione italiana degli imprenditori, come è stato notato, coinciderà, di fatto, con la nuova legislatura europea e con il conseguente rinnovo degli organismi dell’Ue e, soprattutto, della Commissione, dopo gli anni dominati, per quel che riguarda l’impostazione della transizione green e delle politiche industriali conseguenti, dal contestato vicepresidente Frans Timmermans, autore di provvedimenti che hanno fortemente penalizzato l’industria europea e italiana in particolare. Dunque, il nodo del destino della grande industria diventa, in questa prospettiva, sempre più significativo.