Venerdì 22 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Confindustria, stop alle candidature: corsa a quattro per la presidenza

In campo Garrone, Gozzi, Marenghi e Orsini. Il 4 aprile il consiglio generale designerà il nuovo leader

È corsa alla guida di Confindustria

È corsa alla guida di Confindustria

Roma, 12 febbraio 2024 – La partita per il nuovo numero uno di Confindustria è entrata nella seconda e decisiva fase dalla mezzanotte scorsa. E allo scadere del termine per la presentazione delle firme dei grandi elettori (almeno 20) richieste per le candidature, secondo indiscrezioni, si sono ritrovati ai nastri di partenza in quattro: innanzitutto Emanuele Orsini, l’imprenditore emiliano del legno e dell’alimentare, attuale vicepresidente, con 50 sottoscrizioni al suo attivo, il ligure Edoardo Garrone, presidente del gruppo delle rinnovabili Erg e del Sole24Ore, con circa 40 firme. Ma nel quartetto di partenza rientrano anche l’altro vicepresidente Alberto Marenghi e Antonio Gozzi, anche lui ligure, imprenditore dell’acciaio con Duferco e presidente di Federacciai: entrambi con almeno 25 sostenitori a testa.

Se il quadro dei contendenti verrà confermato ufficialmente, come tutto lascia prevedere, il passaggio successivo sarà la verifica da parte dei saggi scelti a inizio febbraio (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) del consenso dei territori e delle categorie presenti nell’assemblea di Confindustria attorno ai singoli nomi: passerà alla fase successiva, quella dell’elezione finale da parte del consiglio generale dell’associazione, solo chi (anche fuori dalla quaterna di partenza) potrà contare sul favore di almeno il 20 per cento delle articolazioni territoriali e categoriali.

Ma se i componenti del consiglio hanno un voto a testa, il peso delle organizzazioni in assemblea è in relazione a parametri differenti (a cominciare dall’ammontare della contribuzione finanziaria al sistema). Certo è che il voto determinante sarà il 4 aprile quando, a scrutinio segreto, il consiglio generale designerà il nome da proporre all’assemblea per l’elezione, il 23 maggio.

Dunque, in questo complesso intreccio di meccanismi che prevedono che i voti si contino, ma anche che si pesino, il numero delle firme raccolte è un indice rilevante, ma non determinante. Così non manca chi fa notare come Orsini abbia un vantaggio in termini di grandi elettori, ma che Garrone possa già contare sul superamento della soglia del 20%, avendo dietro la potente Assolombarda (e, dunque, il presidente uscente Carlo Bonomi). Con quest’ultimo, del resto, si sono schierati anche il Piemonte, metà del Veneto, Varese, la Liguria (dove, però, non mancano i consensi per Gozzi). Mentre Orsini ha dalla sua gli emiliani, metà Toscana, metà Veneto, una parte consistente del Lazio, tutti i giovani e anche pezzi di Sud.

Entrambi, insomma, sono ben messi, ma non al punto da non avere bisogno di alleanze. E qui entrano in gioco gli altri due competitori: Garrone punta a un accordo con il mantovano Marenghi. Orsini, invece, potrebbe raggiungere un patto con Gozzi, che a quel punto potrebbe far schierare con l’attuale vice-presidente anche l’industriale bresciano Pasini. Quel che è certo è che in questo schema giocano e giocheranno un ruolo di rilievo anche gli ex presidenti. E così se Emma Marcegaglia è con Garrone, di cui è stata sponsor fin dall’inizio, Antonio D’Amato può svolgere una funzione di rilievo come collante tra Orsini e Gozzi e portare in dote una larga fetta di consensi dal Sud, ma non solo.