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Patrizia De Luise, 70 anni, è presidente nazionale di Confesercenti dal 2017
Credito asfittico, consumi in calo, giù le serrande. Avanti così e tra dieci anni le inaugurazioni dei negozi potrebbero restare un ricordo. I numeri di Confesercenti, che ha analizzato i dati camerali, non lasciano spazio all’ottimismo: il 2024 è stato l’annus horribilis delle attività commerciali, con 61.634 chiusure a fronte delle appena 23.188 nuove aperture. Un rapporto di quasi tre a uno, il peggiore degli ultimi dieci anni. Pesano il rallentamento dei consumi, la difficoltà di accesso al credito, la curva demografica e l’aumento della concorrenza, in un panorama sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online.
Secondo la ricerca, la crisi di natalità nel commercio è un fenomeno ormai strutturale: nel 2014 le aperture erano state 43.324, circa 118 al giorno, mentre nel 2024 si sono fermate a 63,5. Un crollo diventato via via più veloce a partire dal 2020: se la tendenza di questi ultimi quattro anni proseguisse senza inversioni, già nel 2034 il numero di nuove aperture potrebbe scendere a zero, segnando la fine del commercio come lo conosciamo. Senza più ricambio generazionale, la progressiva scomparsa dei negozi indipendenti dai centri urbani sarebbe infatti inevitabile.
A preoccupare – sottolinea Confesercenti – è anche la dinamica delle cessazioni. Se le iscrizioni diminuiscono, le chiusure di negozi continuano invece ad aumentare, per il quarto anno di seguito. Nel 2024, ogni giorno hanno abbassato la saracinesca 169 attività, decisamente peggio delle 139 del 2020, l’anno del Covid. Un aumento che porta il rapporto tra chiusure e nuove iscrizioni a 2,7 a 1, mentre nel 2014, era di 1,5 a 1.
Per quanto l’andamento negativo sia riscontrabile su tutto il territorio nazionale, in alcune regioni il processo di desertificazione commerciale è più avanzato. In particolare, nelle Marche si rileva il peggior rapporto tra iscrizioni di nuove imprese e chiusure (1 a 4): per questa regione, il rischio aperture zero è anticipato al 2031. Seguono Sicilia, Lazio, Sardegna e Umbria.
L’invecchiamento progressivo della popolazione si riflette anche sul sistema imprenditoriale: tra il 2014 e il 2024 sono sparite, in tutti i settori, oltre 153mila attività di under 35, di cui quasi la metà (66mila) nel commercio.
"La desertificazione commerciale è un problema enorme sia sul piano economico sia sul piano sociale – commenta Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti – Purtroppo, fino adesso si è fatto nulla o poco per porre un argine alla scomparsa dei piccoli negozi. La prospettiva, sempre più concreta, è che venga definitivamente marginalizzato il canale distributivo che ha fatto conoscere i nostri prodotti in tutto il mondo. Il rischio è di trasferire il totale controllo della distribuzione commerciale a pochi monopolisti e alle grandi multinazionali che dominano le piattaforme dell’online. Un danno anche per i consumatori".