Roma, 1 novembre 2024 – A poche ore dalla scadenza dei termini per l’adesione al concordato fiscale, la partita potrebbe riaprirsi. Ma non sotto forma di proroga dei termini scaduti, ma come fissazione di una sorta di data di appello nuova per imprese e partite Iva che chiedevano più tempo per decidere se accettare la proposta del fisco o no.
Una soluzione che, almeno all’apparenza, salverebbe capre e cavoli: non vi sarebbe una proroga del termine chiuso e, dunque, i conteggi degli incassi si farebbero su quella data, ma si aprirebbe una finestra nuova, con un proprio iter e un proprio gettito. Una soluzione che troverebbe il favore dei commercialisti che hanno chiesto a gran voce la proroga e ora potrebbero essere soddisfatti della nuova opportunità per i loro clienti.
Niente proroga
Esclusa, dunque, una proroga, il governo starebbe ragionando su una riapertura dei termini del concordato fino a fine anno. Lo confermano fonti parlamentari dopo che l'ipotesi è stata riportata da alcuni quotidiani. Scaduti ieri i termini per aderire al concordato e in attesa di conoscere tra una decina di giorni i proventi da parte dell'Agenzia delle Entrate, al Mef si starebbe valutando l'ipotesi di aprire una nuova finestra per dare un'altra possibilità ai contribuenti che non si sono fatti avanti entro il 31 ottobre. Una soluzione diversa da quella della proroga, un semplice allungamento dei tempi che avrebbe fatto slittare il conteggio delle risorse incassate e quindi il loro impiego. La riapertura dei termini, invece, sgancerebbe la seconda edizione del concordato dalla prima, con scadenze differenti e due diverse tranche di incasso.
Plauso dei commercialisti
L'ipotesi di una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale, all'indomani della scadenza dell'istituto il 31 ottobre, è vista con favore dal Consiglio nazionale dei commercialisti, categoria professionale di intermediari protagonista del nuovo strumento ideato dal governo. “Sicuramente – fa sapere il presidente Elbano de Nuccio - rappresenterebbe un'opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni” sulla possibilità, per le partite Iva, di trovare un'intesa col fisco e di versare la somma concordata. Così come costituirebbe una chance per ragionarci su per quanti “hanno aderito frettolosamente”.
Di certo, il possibile gettito aggiuntivo derivante dalla prima fase del concordato è oggetto di attenzione e mire dei partiti e dei leader. "È fondamentale sostenere il ceto medio. I fondi del concordato preventivo devono essere utilizzati per ridurre l'Irpef”, avvisa il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani, che punta a un taglio dell'Irpef oltre 40mila euro lordi annui (fino a 50 o 60mila).
Le adesioni
Sì tratta di attendere, però, i dati delle adesioni che, ha fatto sapere nei giorni scorsi il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, verranno resi noti tra una decina di giorni. Indiscrezioni di stampa, non smentite, le quotano intorno tra le 150 e le 200 mila (ma c'è chi azzarda 500 mila). Il ministro Giancarlo Giorgetti, per il momento, non si sbilancia sull'esito dell'operazione. "Siccome noi siamo prudenti - spiega - abbiamo messo zero. Quindi tutto quello che arriva più di zero è benvenuto”.
Un dato indicativo, nel frattempo, può essere quello che viene da Confartigianato che fa sapere di aver sondato 46mila imprese registrando al 22 ottobre una adesione al 18% destinata a crescere fino al 23%.
Proprio ieri, nel frattempo, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato un provvedimento di proroga dei termini per la consegna degli F24 dopo il malfunzionamento telematico tra il 29 e il 30 ottobre.