Giovedì 29 Agosto 2024

Concordato preventivo biennale, cos'è e a chi conviene

Chi sono i soggetti beneficiari e quelli esclusi: l’istituto ha lo scopo di aiutare i contribuenti a pianificare le tasse che dovranno essere versarte al Fisco

Concordato preventivo biennale

Concordato preventivo biennale

Roma, 30 agosto 2024 – Il decreto legislativo numero 13 del 12 febbraio 2024 prevede l'istituto di compliance noto come concordato preventivo biennale che ha il principale scopo di aiutare i contribuenti nell’adempimento spontaneo degli obblighi contributivi. Si tratta di un misura che non è rivolta a tutti, ma che anzi permette l’accesso soltanto a specifiche categorie come i contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni che applicano gli Isa, Indici sintetici di affidabilità, (articolo 9 bis del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50).

L’utilità del concordato preventivo biennale sta tutte nella possibilità delle imprese di riuscire a pianificare in anticipo di due anni le tasse che dovranno essere versate al Fisco. Per i periodi d’imposta 2024 e 2025, dunque, le realtà economiche potranno definire la loro base imponibile per le imposte sui redditi da versare grazie a questa forma speciale di accordo.

Per quanto attiene le Casse dello Stato, invece, la speranza è che con l’utilizzo sempre più massivo del concordato preventivo biennale si possano ridurre gli ancora elevatissimi livelli di evasione fiscale in Italia. È tuttavia necessario precisare che il concordato preventivo biennale necessita, per essere applicato, dell’accettazione da parte del contribuente, motivo questo che ci spinge a evidenziare i punti di forza e vantaggio di tale strumento fiscale.  

Che cos’è il concordato preventivo biennale

Come in parte già accennato in precedenza, il concordato preventivo biennale ha l’obiettivo di agevolare il pagamento dei tributi da parte di determinati soggetti, con la facilitazione che vuole contrastare l’evasione fiscale. I dati attuali dicono infatti che in Italia sono circa 4 milioni i cittadini non in regola con il Fisco, per un totale di circa 41,5 miliardi di tasse non pagate. L’obiettivo del governo guidato da Giorgia Meloni, con il concordato preventivo biennale e con le altre misure fiscali introdotte, è dunque quello di recuperare quanto più gettito possibile invitando le imprese ad aderire in maniera spontanea a questo istituto di compliance. Si tratta, in sostanza, di un accordo tra le parti, Fisco e contribuenti aventi diritto, sul quantitativo di tasse, si legga Ires e Irpef, che dovranno essere pagate nei due anni, senza che queste prendano in considerazione il reddito prodotto (come avviene ora).

Quanto al funzionamento tecnico del concordato preventivo biennale, è previsto un percorso per il pagamento dei tributi che può essere diviso in più step:

- la prima fase vede l’Agenzia delle Entrate impegnata nella stima del reddito imponibile dell'impresa, con la valutazione che parte dai dati che il Fisco ha già a sua disposizione anche grazie ai modelli Isa;

- effettuata la stima, la fase successiva vede l’Agenzia delle Entrate fare una proposta di accordo al contribuente;

- se l’accordo viene accettato, si procede all’applicazione della misura, altrimenti si segue il sistema di riscossione classico.

L’accordo raggiunto ha la durata di due anni, ma può cessare o decadere in presenza di condizioni particolari:

- il concordato cessa se l’impresa beneficiaria cambia, nel corso del biennio, l’attività svolta o la chiude in via definitiva;

- l’istituto di compliance decade invece nei casi in cui vengano modificate le dichiarazioni dei redditi e, dunque, il valore della produzione e dei redditi stabiliti in sede di accordo. La stessa conclusione si ha nel caso in cui la dichiarazione fornita presenti, in seguito a controllo, più del 30 per cento di errori.

I beneficiari del concordato preventivo biennale

Non tutti i contribuenti sono ammessi al concordato preventivo biennale, ma è necessario che vengano rispettati determinati requisiti. Questo istituto è stato pensato in particolar modo per le imprese di minori dimensioni e, dunque, per:

- i lavoratori autonomi;

- le società di persone, come le sas o le snc;

- le società di capitali, quali le srl o le spa.

E ancora, rispetto alla sua stesura iniziale, al concordato preventivo biennale possono accedere tutti i soggetti in precedenza indicati, senza che vi sia nessuna discriminante rispetto all’affidabilità nel pagamento delle tasse (Isa superiore a 8). Chi fosse in possesso delle caratteristiche descritte può dunque usufruire del concordato preventivo biennale presentando regolare domanda entro il 15 ottobre 2024.

Per dei soggetti inclusi nella misura, ce ne sono altri che non possono espressamente aderire a questo istituto di compliance. Si tratta, più nello specifico dei soggetti tributati che:

- presentano dei debiti, siano essi previdenziali o tributari, dal valore superiore a 5mila euro, a meno che non abbiano già attiva una rateizzazione o un provvedimento di sospensione per le somme dovute;

- non hanno provveduto, nei tre anni precedenti alla richiesta, alla presentazione della dichiarazione dei redditi;

- hanno subito, nei tre anni precedenti, delle condanne per i reati di riciclaggio, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali.

Concordato preventivo biennale, a chi conviene

Il concordato preventivo biennale presenta dei vantaggi, almeno sulla carta, che devono essere presi in considerazione dalle imprese potenzialmente beneficiarie. Anzitutto si avranno le tasse bloccate per tutto il periodo previsto, il che è un enorme vantaggio se il reddito imponibile del periodo aumenterà o rimarrà stabile, ma in caso di diminuzione ci si troverebbe nella non facile situazione di dover pagare la quantità di tasse stabilite pur avendo incassato di meno.

Un altro aspetto benefico del concordato preventivo biennale è poi dato dalla certezza che, una volta attivato, non si potrà essere bersaglio di un accertamento fiscale per i successivi due anni. Si tratta di un vantaggio che, tuttavia, ha natura molto relativa in quanto i soggetti che pagano le tasse non hanno, in genere, il timore di un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. La misura presenta dunque sì dei benefici che, tuttavia, necessitano di un approfondimento sulla loro concreta utilità, con la valutazione che è propria di ogni singolo contribuente e della sua reale condizione.

Quanto ai rischi, o per meglio dire ai fattori che possono allontanare il contribuente da questa forma di accordo/cooperazione con il Fisco, è necessario sottolineare la possibilità che l’istituto decada dopo l’adesione del contribuente. Tale fattispecie è propria, come detto, dei casi in cui non vengono rispettati a pieno gli impegni presi sui redditi concordati, con il risultato che porterebbe il contribuente a dover continuare a sostenere le nuove tasse e a dover recuperare quelle precedenti.