Domenica 22 Dicembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Concessioni balneari, proroghe e gare: la concorrenza resta un rebus. Europa all’ultima spiaggia

La direttiva Bolkestein è del 2006 ma il nostro governo ha chiesto tempo alla Ue. I nodi al pettine dopo le pronunce del Consiglio di Stato e della Corte di giustizia europea

Continua il caos sulle concessioni balneari

Roma, 3 giugno 2024 – L’ultimo atto (per ora) è andato in scena a Rimini, dove, nei giorni scorsi, i titolari di un ristorante sulla spiaggia hanno chiesto al comune un risarcimento di 5mila euro per il ‘grave danno d’immagine’ causato ‘dall’incertezza del quadro giuridico’, dopo che l’amministrazione ha deciso di rinnovare le concessioni balneari fino al 31 dicembre 2024, in attesa che il governo emani le famigerate gare pubbliche per l’assegnazione delle attività di spiaggia.

Del resto, lo stesso Consiglio di Stato, appena un paio di giorni prima, lo aveva ribadito: le proroghe delle concessioni balneari sono illegittime e i titoli vanno subito riassegnati attraverso gare pubbliche. Le sentenze riguardavano, in quel caso, i comuni di Lecce e Ginosa, ma non differiscono dalle precedenti pronunce su contenziosi analoghi, in altre località d’Italia. È un vero pasticcio all’italiana, quello delle concessioni balneari, un’imbarazzante situazione di stallo in cui il nostro Paese risulta, ormai da quindici anni, inadempiente alla normativa europea sulla concorrenza. Sebbene il vicepremier Antonio Tajani abbia assicurato che "si sta lavorando per cercare una soluzione in dialogo con l’Ue", sul piatto non c’è ancora nulla di concreto e i titolari degli stabilimenti balneari si stanno preparando a riaprire le attività estive senza conoscere il loro destino.

"La direttiva europea Bolkestein del 2006 impone le gare delle concessioni di spiaggia, considerate non come proprietà privata, ma come bene limitato di interesse pubblico e proprietà pubblica, da attribuire tramite gara fra gli esercenti – spiega Serena Sileoni, docente di Diritto costituzionale all’università ‘Suor Orsola Benincasa’ di Napoli, vicedirettrice dell’istituto "Bruno Leoni" e già consigliera di Mario Draghi durante il suo incarico da premier-. Tuttavia, negli ultimi 15 anni, i governi di tutti i colori hanno rinviato l’applicazione della norma. Finché, prima il Consiglio di Stato, poi la Corte di giustizia europea (ad aprile 2023), hanno dichiarato le proroghe illegittime, in quanto rinnovi automatici di beni pubblici agli stessi titolari. Il governo Draghi aveva fissato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 e imposto la loro riassegnazione tramite bandi, che dovevano essere gestiti dai comuni secondo criteri nazionali, da stabilire con decreto attuativo. Un decreto che non è stato mai approvato".

Il governo Meloni ha inserito le concessioni nel decreto ‘milleproroghe’, pur sapendo di andare incontro alle disapplicazioni della giustizia amministrativa: la prima sentenza del Consiglio di Stato contro la proroga è arrivata appena 5 giorni dopo la sua approvazione, l’ultima la scorsa settimana. Nel frattempo, Palazzo Chigi ha aperto un tavolo tecnico sulla mappatura dei litorali, evidenziando che solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni.

Il dossier non ha, evidentemente, convinto la Commissione europea, che ha contestato il metodo usato per l’analisi (non si sono distinte le spiagge sabbiose e concedibili dai litorali rocciosi e inaccessibili) e avviato il procedimento di infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto della Bolkestein. A un passo dalle elezioni europee, cosa è lecito aspettarsi ora? "La politica vive ormai di respiri cortissimi – dichiara Sileoni –, il timore di decisioni impopolari si acuisce in prossimità di un appuntamento elettorale. In questo momento l’Ue è a fine mandato e non ha le forze per portare a compimento la procedura di infrazione. All’avvicinarsi della scadenza delle concessioni, diversi Comuni hanno concluso le gare e molti altri si apprestano a farlo, ben consapevoli dei rischi derivanti dall’inerzia delle amministrazioni. L’auspicio è che, entro l’autunno, il governo si prepari all’appuntamento con la realtà e intervenga per regolamentare le gare ormai inevitabili".