Bruxelles, 16 novembre 2023 – La Commissione europea porta avanti la procedura d'infrazione contro l'Italia per la "violazione della direttiva" sulle concessioni balneari, per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein.
Due mesi di tempo
La lettera della Commissione Ue, contenente il parere motivato dell'esecutivo europeo sul dossier, è stata inviata a Roma. Il titolo della missiva - Concessioni balneari in Italia - Violazione della Direttiva e dei Trattati in funzione dell'Ue - con il parere motivato dell'esecutivo europeo è visibile nella pagina web della Commissione che contiene e aggiorna gli atti relativi alle procedure di infrazioni aperta. La data riportata è quella odierna.
Contrariamente a quanto accade di prassi, tuttavia, la lettera non è stata indicata nel comunicato stampa comunitario che, il giovedì, dà gli ultimi aggiornamenti sulle procedura. Di conseguenza, al momento, la lettura del parere motivato non è disponibile. Uno Stato membro, una volta che riceve il parere motivato della Commissione su un caso specifico, ha due mesi di tempo per rispondere e adeguarsi alle norme Ue.
La via dell’accordo
"La Commissione europea ha inviato oggi il parere motivato all'Italia sulle concessioni balneari in seguito alla lettera di messa in mora inviata nel 2020", ha confermato una portavoce della Commissione europea. "Questo dà all'Italia due mesi di tempo per attuare i passi necessari per fornirci le risposte richieste. Poi decideremo sui passi successivi", ha spiegato. "L'applicazione della legge dell'Ue è la nostra prima priorità ma preferiamo sempre arrivare a un accordo con gli Stati invece di portarli alla Corte. Oggi si tratta di parere motivato che non porta alla Corte ma non pregiudica le interlocuzioni in corso con l'Italia", ha evidenziato la portavoce.
Assegno Unico
La Commissione Ue ha inviato al governo italiano la lettera con parere motivato che contesta anche l'assegno unico introdotto nel marzo dell'anno scorso. L'invio della missiva comporta un avanzamento della procedura di infrazione nei confronti di Roma. Secondo la Commissione, "la legislazione viola il diritto dell'Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo, il che si qualifica come discriminazione”.
Il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari. Questo parere motivato fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all'Italia nel febbraio 2023. L'Italia ha risposto alla lettera nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente i suoi rilievi e ha ora deciso di inviare un parere motivato. L'Italia dispone di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrè decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.