Rilanciare la competitività garantendo al tempo stesso il modello sociale che caratterizza storicamente l’Europa. Può sembrare una sfida impossibile, ma è su questo tracciato che si muove Legacoop con la sua storia, il suo progetto di crescita e con le azioni concrete messe in campo.
Simone Gamberini, presidente di Legacoop, intanto il taglio di altri 25 punti del costo del denaro da parte della Bce è una boccata di ossigeno?
"La diminuzione del costo del denaro non è mai una cosa negativa, è un primo segnale, ma per garantire una ripresa degli investimenti non basterà la riduzione dei tassi. Va visto come un pezzo delle politiche da attivare, a livello europeo, per dare una risposta alla competitività del sistema. Le risorse per gli investimenti che si libereranno con la riduzione dei tassi devono essere orientate a migliorare la competitività e l’innovazione delle imprese che però hanno bisogno di altri supporti, di politiche industriali e indirizzi più strutturali".
La Presidente della Commissione Ue ha presentato la Bussola sulla competitività. Va nella giusta direzione?
"Von der Leyen ha messo al centro dell’attenzione le azioni per rendere più competitiva l’economia europea. Da anni diciamo che dobbiamo definire strategie per il Paese e per l’Europa che diano una risposta strutturale al tema della competitività delle imprese ma garantendo il valore del modello sociale europeo".
Come si combinano competitività e spesa per il sociale?
"La specificità europea è stata nel tempo proprio garantire il welfare. Bisogna partire dai rapporti di Letta e Draghi: far ripartire la competitività europea mantenendo il modello sociale che per noi è un elemento imprescindibile e distintivo".
E all’Italia che cosa manca?
"Nel nostro Paese dovremmo confrontarci sugli scenari strategici di politica industriale, di sviluppo e di coesione. Nella programmazione di bilancio dello Stato manca la definizione di un piano industriale strategico di sviluppo che può indirizzare gli investimenti, la crescita, le aggregazioni fra imprese su progetti strategici. Quali ambizioni ha il governo per mantenere la manifattura e l’industria italiana più o meno a un 20% del Pil come è attualmente?"
Intanto bisogna ridurre i costi dell’energia. Il ritorno al nucleare richiede tempi lunghi. Che cosa si deve fare nel frattempo?
"Le nostre cooperative manifatturiere nel 2024 pagavano circa 108 euro a Mw oggi sono in media 150 euro, il 50% in più in un anno. Per i comparti più energivori la componente del costo dell’energia è un elemento determinante per la competitività. In generale il nostro Paese deve proseguire nell’investimento sulle rinnovabili per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Prioritaria è però una riforma del mercato elettrico: bisogna favorire il disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia e il prezzo del gas, attraverso un meccanismo tecnico che preveda la costruzione di un mercato secondario delle fonti rinnovabili non più ancorato al prezzo del gas".
Il tema dell’energia è legato alle politiche ambientali. Le coop hanno investito sulle rinnovabili ma la svolta che propone l’Europa ha ancora costi enormi e incide sulle imprese e sulle famiglie.
"Occorre tenere insieme la sostenibilità ambientale con quella economica e quella sociale. Noi coop riusciamo con più facilità a tenere insieme queste tre dimensioni. L’Europa sta andando nella direzione giusta, ma si è concentrata troppo sugli aspetti regolatori, senza capire che non erano processi a costo zero. La transizione aveva bisogno di un sostegno economico con un sistema incentivante e non solo penalizzante".
Quando si parla di coesione sociale non si può più omettere il tema della casa, il diritto all’abitare. Legacoop che cosa propone per fronteggiare l’emergenza abitativa?
"La casa è un diritto fondamentale oggi fortemente in discussione: oltre 5 milioni di italiani vivono un disagio abitativo. Occorre, perciò, rimettere le politiche abitative al centro delle politiche pubbliche e private. Il modello cooperativo può offrire risposte concrete, con canoni fino al 60% inferiori a quelli di mercato. La nostra proposta prevede un Piano Pluriennale da 20mila alloggi a canone calmierato, con un investimento di 5 miliardi di euro, un terzo in quota pubblica, attraverso una Piattaforma di investimenti che aggreghi risorse pubbliche e private, nazionali ed europee (BEI, CEB), con un ruolo centrale delle Regioni e dei Comuni nell’indicare obiettivi e beneficiari".