Venerdì 22 Novembre 2024
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Come investire nell'economia circolare, i metodi da conoscere

Gli aspetti da tenere in considerazione se si vuole investire nell’economia circolare: i metodi e gli elementi cardine per incentivare il riutilizzo dei rifiuti.

Roma, 11 luglio 2024 – Il crescente interesse dei consumatori nei confronti delle buone pratiche ambientali ha spinto anche le aziende a modificare il proprio paradigma produttivo nell’ottica di una maggiore sostenibilità.

Cosa sapere per iniziare ad investire nell'economia circolare - Crediti: iStock
Cosa sapere per iniziare ad investire nell'economia circolare - Crediti: iStock

Non a caso, negli ultimi anni si parla sempre più spesso di economia circolare, ovvero un modello di produzione e consumo che si pone l’obiettivo di estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo di conseguenza anche i rifiuti al minimo. In quest’ottica, quando un prodotto ha terminato il proprio ciclo di vita, i suoi materiali vengono reintrodotti ove possibile nel ciclo produttivo, così da donare agli stessi una seconda vita e generare nuovo valore per l’azienda.

Come investire nell’economia circolare

Chi intende investire nell’economia circolare può seguire una serie di metodi che sono andati consolidandosi nel corso degli ultimi anni:

  • il primo è considerare i molti fondi di investimento che stanno spingendo molto sui temi della transizione energetica e dell’economia circolare. Tali fondi investono anche cifre molto alte in aziende che si dimostrano attente nei confronti dei temi della sostenibilità e del riciclo;
  • il secondo riguarda gli investimenti nel cosiddetto azionariato non quotato, in quanto i fondi chiusi di private equity sono un veicolo ideale per spingere sul tema dell’economia circolare. Questi, infatti, offrono un orizzonte temporale di lungo corso, solitamente 10 anni, che ben si adatta ai tempi tipici della transizione energetica e sostenibile delle imprese;
  • il terzo metodo interessa invece gli investimenti in obbligazioni green, sostenibili e sociali. Il grado di rischio, trattandosi di bond, è decisamente inferiore rispetto ai casi precedenti, con l’investitore che andrà a finanziare le attività positive sul fronte ambientale messe in atto da aziende e governi nazionali.
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Cosa deve fare un’azienda per sposare l’economia circolare

Il passaggio di un’azienda al modello dell’economia circolare prevede che la stessa realtà economica modifichi, strutturalmente, il proprio sistema di produzione e consumo, implementando:

  • le condivisioni;
  • il riutilizzo;
  • il riciclo dei materiali.

Tale cambiamento richiede che ogni singola parte dell’azienda sia coinvolta dallo stesso, motivo questo che rende necessario:

  • formare i propri collaboratori in modo da coinvolgere tutti i reparti aziendali nella nuova visione strategica aziendale;
  • istituire il Bilancio di sostenibilità aziendale previsto dal Libro verde dell’Unione europea del 2001. Si tratta di documento redatto dall’azienda che informa in merito alle attività sostenibili e dal basso impatto ambientale che sono state svolte dalla realtà economica stessa. All’interno del Bilancio di sostenibilità sono inoltre indicati gli obiettivi, le risorse e le strategie che l’azienda intende mettere in campo nel medio lungo periodo in tema ambientale. Si tratta di uno strumento molto utile per comunicare con l’esterno, specie con gli stakeholders che sono interessati al tema della sostenibilità;
  • riprogettare i propri prodotti e servizi in una dimensione ecologica. A modificare deve essere dunque il sistema di produzione e consumo dei prodotti e servizi, andando ad esempio a cambiare i materiali impiegati per la realizzazione o l’erogazione degli stessi;
  • creare una comunione d’intenti con gli altri stabilimenti industriali della propria zona geografica o del proprio distretto. Nell’ottica della riduzione degli sprechi, ad esempio, può essere utile stipulare degli accordi per i quali gli scarti di una data realtà economica possano diventare una risorsa per un’altra appartenente allo stretto distretto;
  • tenere conto del fatto che l’utilizzo massivo della tecnologia digitale può portare a una netta riduzione del consumo di determinati materiali, come la carta, ma allo stesso tempo, se usata in maniera incoerente agli scopi aziendali, può portare alla creazione di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche eccessive e ben più difficili da smaltire rispetto alla carta.