Roma, 11 gennaio 2023 - Dopo le bollette e il carrello della spesa, tocca al caro-colf. Per le famiglie si profila l’ennesima stangata. Per i lavoratori domestici, invece, si tratta solo dell’adeguamento delle retribuzioni all’inflazione. Tradotto, significa un aumento medio mensile che può variare dai 109 a 145 euro. Fino ad un picco di 3mila euro su base annua.
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Sommario
- Perché aumentano gli stipendi
- La stangata delle retribuzioni
- Fra irregolarità e voucher
- Per chi scatta l'aumento
- Aumenti dilazionati e bonus
Perché aumentano gli stipendi
Lunedì prossimo è già in programma il tavolo di confronto fra tutte le parti che hanno firmato il Contratto nazionale di lavoro domestico. L’ultima chiamata per evitare gli aumenti. Infatti, in assenza di un accordo, da martedì 18 scatta l’adeguamento automatico delle retribuzioni e del valore del vitto e alloggio rispettivamente all’80% e al 100% del tasso di inflazione del 2022. Rispetto ai minimi del 2022, gli stipendi salirebbero del 9,2%, mentre i valori di vitto ed alloggio aumenterebbero dell’11,5%. La strada per arrivare ad un’intesa resta in salita. I sindacati difendono i diritti dei lavoratori ed escludono il rischio di stangata: "Si tratta di aumenti già previsti dal contratto e relativi ai minimi retributivi e ai valori convenzionali di vitto e alloggio". Di tutt’altro avviso Andrea Zini, vicepresidente della Fidaldo, la Federazione italiana dei datori di lavoro domestici: "Speriamo che ci sia il tempo per arrivare ad una mediazione che metta insieme i diritti dei lavoratori con le esigenze delle famiglie, già gravate dagli aumenti di gas ed energia".
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La stangata delle retribuzioni
In effetti, senza un’intesa, già da martedì prossimo gli stipendi di colf e badanti dovrebbero registrare un aumento consistente. Una badante non convivente che lavora per 30 euro settimanali con uno stipendio di circa 633,93 euro incasserebbe 60 euro al mese in più, che diventerebbero 75 considerando anche i ratei di Tfr, tredicesima e ferie. In tutto con un aumento a carico delle famiglie di circa 850 euro su base annua. A questo, poi, occorre aggiungere l’incremento dei contributi previdenziale, che passerebbero da 107,90 a 117 euro al mese. Ovviamente la stangata sarà più pesante per una badante inquadrata con il livello "C super" con una retribuzione mensile di 1.024, euro. In questo caso l’incremento su base annuo può anche superare i tremila euro.
Fra irregolarità e voucher
In mancanza di un accordo c’è chi teme che possano estendersi i contratti in nero. Già oggi, secondo le stime delle associazioni sindacali, un lavoratore domestico su due è sommerso. Ma c’è di più. Per gli esperti, infatti, pur di evitare gli aumenti, si potrebbero ridurre le ore lavorate o, in alternativa, fare ricorso in modo massiccio ai voucher. Tra l’altro, nell’ultima manovra economica, il tetto all’uso di questo strumento è stato innalzato fino a 10mila euro l’anno e circa il 75% delle 961mila lavoratrici domestiche censite dall’Inps ha retribuzioni inferiori.
Per chi scatta l'aumento
Gli incrementi sono previsti sono per il personale dipendente inquadrato con il Contratto nazionale di settore. Non sono previsti ritocchi per i lavoratori domestici impiegati occasionalmente tramite il libretto di famiglia, uno strumento che esiste ormai da oltre 5 anni, composto da titoli di pagamento, i cosiddetti voucher, ciascuno del valore di 10 euro. Un uso improprio del libretto può esporre le famiglie a rischio di vertenze. Sono esclusi dagli aumenti anche le famiglie che già oggi versano ai collaboratori una paga oraria più elevata rispetto ai minimi del Contratto Nazionale.
Aumenti dilazionati e bonus
Per evitare la nuova stangata, l’associazione dei datori di lavoro domestici, propone due ipotesi: spalmare gli aumenti su tutto il 2023 e prevedere incentivi e detrazioni fiscali ad hoc per evitare l’esplosione del sommerso. Al momento, per le famiglie, gli unici aiuti disponibili sono la deducibilità dal reddito dei contributi versati fino a 1549,36 euro l’anno e la detraibilità dall’Irpef del 19% delle spese per gli addetti all’assistenza di persone non auto-sufficienti, fino a 2100 euro all’anno ma solo con Isee al di sotto dei 40mila euro.
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