Giovedì 19 Dicembre 2024
MICHELE ZACCARDI
Economia

Colf, badanti, baby sitter: ecco quali famiglie possono schivare l'aumento

I datori devono verificare se versano un superminimo: se c'è una differenza fra retribuzione corrisposta e paga base, prevista dal contratto collettivo, questa assorbe l'incremento automatico del 9,2%

Una colf

La trattativa tra le parti sociali del lavoro domestico sull’adeguamento degli stipendi 2023 è naufragata facendo scattare un incremento automatico del 9,2%. E le famiglie, adesso, si trovano a fare i conti tra chi dovrà adeguare le paghe di colf, badanti e baby sitter, e chi invece potrà schivare gli aumenti. Alcuni datori, infatti, potranno diluirli nel superminimo che già versano ai propri collaboratori. In sostanza, se c’è una differenza tra la paga oraria stabilita dal contratto collettivo e quanto effettivamente viene corrisposto al lavoratore, l’incremento del 9,2% non farà crescere la spesa mensile a carico delle famiglie rispetto al 2022.

Per capire meglio come funziona si può guardare alle elaborazioni fatte da Assindatcolf, l’ssociazione nazionale dei datori di lavoro domestico. Gli esempi sono quattro e considerano soltanto la parte della retribuzione dal momento che l’ammontare dei contributi per il 2023 non è ancora stato stabilito dall’Inps. Vediamo un po’. Per una colf di livello B che lavora sei ore a settimana, la paga oraria minima prevista dal contratto collettivo passa da 6,03 euro del 2022 a 6,58 euro. Se la famiglia però retribuisce già la colf con otto euro all’ora, questo significa che nel 2022, al minimo sindacale, si aggiungeva un superminimo di 1,97 euro. Cifra che consente quindi di assorbire l’aumento. In altre parole, la retribuzione, che rimane di otto euro, sarà comunque superiore al nuovo minimo sindacale di 6,58 euro. Stesso discorso per la baby sitter di livello B Super che lavora 15 ore alla settimana. La paga oraria base è passata da 6,4 a 6,99 euro. Se la famiglia pagava già 7,50 euro all’ora, con un superminimo di 1,1 euro, potrà continuare a versare lo stesso stipendio, attingendo anche in questo caso, al cuscinetto del superminimo. La storia invece cambia nel caso in cui la paga sia fissata al minimo contrattuale. Una situazione che si verifica più spesso con gli assistenti che convivono con la famiglia, che non vengono pagati a ore ma con uno stipendio mensile.

Nel caso della badante convivente di livello C Super che lavora 54 ore settimanali e nel 2022 godeva di una paga base di 1.026,34 euro, scatta l’adeguamento al nuovo minimo di 1.120,80 euro. L’aumento dell’esborso per una famiglia sarà quindi di 94,5 euro. Spenderà 73 euro al mese in più anche una famiglia che ha una colf convivente: mentre lo stipendio nel 2022 era fissato a 850 euro, nel 2023 passerà a 923 euro. A queste cifre, inoltre, andranno aggiunti i contributi, che subiranno di sicuro un aumento anche se non proporzionale alle retribuzioni, e l’incremento dei ratei di tredicesima e Tfr, direttamente collegato alla crescita dello stipendio. Va infine aggiornata dell’11,5% l’indennità di vitto e alloggio per badanti, baby sitter e colf conviventi. Per sostenere in parte gli oneri a carico delle famiglie sono però previste delle agevolazioni. Il piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso 2023-2025, legato al Pnrr, stabilisce l’introduzione di un aiuto economico, ancorato all’Isee, per quei nuclei che assumono in regola colf, badanti e baby sitter.