Lunedì 23 Dicembre 2024
MICHELE ZACCARDI
Economia

"Ecco che legame c'è tra economia e felicità"

L'economista Claudio Emanuele Felice: "in Italia ci sono forti disuguaglianze sociali e un’insoddisfazione profonda”

Soldi e felicità

Trainata dalle spese per il tempo libero e lo svago, la crescita registrata l’anno scorso (3,7%) ha permesso di recuperare il terreno perso durante la pandemia. Tuttavia, secondo Claudio Emanuele Felice, già responsabile economico del Pd e docente all’università Iulm di Milano, in Italia rimangono “forti disuguaglianze sociali e un’insoddisfazione profonda”. Dai dati Istat emerge che nel 2022 la crescita è stata spinta soprattutto dalle spese per i viaggi, per l’intrattenimento e per tutte quelle attività che migliorano la qualità della vita. Che importanza ha il benessere nell’economia italiana, professore? "In generale, stiamo andando, per fortuna, verso un’economia orientata al benessere delle persone. E questo elemento ha acquisito un peso crescente con la pandemia: dopo essere rimasta in casa a causa del Covid senza la possibilità di spendere, la gente si è ritrovata a disposizione delle somme che ha utilizzato anche per una ripresa della vita sociale". Lei ha scritto il libro “Storia economica della felicità”. Che legame c’è tra sviluppo economico e felicità?

"Dipende da quello che si intende per felicità. Oggi, nel mondo avanzato abbiamo due visioni differenti. Una è la felicità consumistica, ovvero lo sviluppo economico che porta come ideale di felicità la realizzazione nel vendere e nel comprare. L’altra invece è una felicità basata, semplificando, sui diritti dell’uomo. Una felicità che si fonda sulla realizzazione umana non solo in ambito economico ma anche nella libertà, nella partecipazione pubblica e nelle relazioni libere. La modernità ci presenta queste due strade. Si pensi ai Paesi del capitalismo autoritario, dove non c’è la libertà politica e a volte non c’è nemmeno quella civile, come l’Arabia Saudita. In questi Paesi c’è solo una felicità materiale. Se perdiamo di vista il fatto che lo sviluppo economico debba essere orientato a garantire i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, il rischio è quello di venire travolti da questa unica dimensione consumistica".

Un rischio che corre anche l'Europa?

"L’Europa è il continente dove c’è più consapevolezza del fatto che lo sviluppo economico debba essere orientato all’ambiente e ai diritti in generale. Poi anche qui ci sono state serie difficoltà, penso ad esempio alla democrazia illiberale di Viktor Orbàn (primo ministro ungherese, ndr)". Torniamo al nostro Paese: gli italiani sono felici? "La mia impressione è che gli italiani siano meno felici che in passato. E questo si vede anche dal voto. Tanta gente non va a votare, principalmente per sfiducia, mentre chi ci va a ogni elezione cerca una novità, una politica diversa. Detto questo, va ricordato che l’Italia è un Paese dove tradizionalmente c’è una buona qualità della vita. Penso, tuttavia, che le cose da questo punto di vista siano peggiorate". Cosa ha determinato questo peggioramento? "Credo che sia stato dovuto al fatto che negli ultimi anni l’Italia non è cresciuta. Inoltre, ci sono disuguaglianze profonde, mentre l’ascensore sociale è bloccato. Se almeno si crescesse i ceti meno abbienti potrebbero migliorare le proprie condizioni. Invece questo non è avvenuto e il risultato è che la povertà è aumentata. Si pensi al fenomeno dei lavoratori poveri: noi abbiamo il record tra i Paesi avanzati dei working poor. Come può essere felice una persona che lavora e rimane povera?"