Fedkito è un progetto per allungare i tempi di conservazione degli alimenti utilizzando il chitosano, un polimero naturale. È uno dei vincitori dei bandi Prima, il programma europeo che sostiene la ricerca e l’innovazione sui sistemi agroalimentari. Pubblicato sulla piattaforma Poi, l’osservatorio web lanciato dal Segretariato italiano di Prima, presieduto dal professor Angelo Riccaboni al Santa Chiara Lab,, il progetto vale 932mila euro di budget in tre anni, per un lavoro che coinvolge Francia, Grecia, Marocco, Tunisia e, ovviamente, Italia. La coordinatrice è Barbara Conti, entomologa del Dipartimento di scienze agrarie dell’Università di Pisa. Un’entomologa? "Il chitosano in genere si estrae dall’esoscheletro dei crostacei – ci spiega – ed è già usato in agricoltura biologica come protezione per le piante, perché è commestibile. Noi vorremmo estrarlo da una mosca, la cosiddetta mosca soldato nera, di cui a Pisa abbiamo un allevamento". Cos’ha di speciale questa mosca? "È un bioconvertitore – ci spiega l’esperta – perché le sue larve si nutrono di materiale in decomposizione. Avremo quindi la possibilità di allevarle con scarti di produzione e utilizzarle per i prodotti sani. Una doppia funzione, in piena economica circolare". Utilizzata su prodotti freschi, quindi, la sostanza alla quale il progetto sta lavorando consentirà un incartamento sostenibile, biodegradabile, che sostituirà la plastica, e allungherà i tempi di conservazione del cibo. Questo per venire incontro a quelle economie a basso tasso di tecnologia dell’area mediterranea, alle quali guarda Prima, dove non è scontato poter contare su un frigorifero.
Riccardo Bruni