Lunedì 23 Dicembre 2024
ILARIA BEDESCHI
Economia

Chiara Ferragni ha perso circa 1 milione di euro da Instagram in sole tre settimane

L’analisi dell’esperto in risk management Daniele Chieffi. “Lo zoccolo duro dei suoi follower la sta abbandonando, mentre resta ferma la parte di community meno legata a lei. Anche Fedez non ne uscirà indenne”

Il caso Chiara Ferragni

Milano, 6 gennaio 2024 – Terrà banco ancora per diverso tempo il caso Ferragni. Sì, perché la questione della vendita del pandoro Balocco tramite l’uso dell’immagine di Chiara Ferragni, sanzionata poi dall’Antitrust, ha puntato i riflettori su un terreno scivoloso: quello del legame tra attività commerciale e benefica degli influencer. “Ci troviamo nella ‘bolla degli influencer’. Chiara Ferragni, in queste tre settimane di silenzio, solo con i mancati post sponsorizzati di Instagram ha perso circa 1 milione di euro”. A dirlo è il docente universitario ed esperto in risk management Daniele Chieffi.

Coca Cola fa dietrofront e il Codacons sorride

Dopo il caso Balocco e la decisione dell’Antitrust, anche Coca Cola fa un passo indietro da Chiara Ferragni. "Abbiamo lavorato con Chiara in Italia nel 2023, anche per alcune riprese tenutesi lo scorso dicembre. Al momento non prevediamo di usare questi contenuti” spiega l’azienda in una nota. Immediato il commento del Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori “Bene per il Codacons la decisione di Coca Cola di bloccare lo spot con Chiara Ferragni a seguito dello scandalo sulla finta beneficenza legata al pandoro Balocco, ma ora tutte le altre aziende che hanno contratti di sponsorizzazione con influencer famosi devono adottare analoghe misure o scatteranno inevitabili provvedimenti da parte dei consumatori. La scelta di Coca Cola dimostra attenzione e rispetto verso i consumatori lesi dallo scandalo del pandoro-gate, e fa seguito a quanto già deciso da Safilo nei giorni scorsi, società che hanno giustamente messo i diritti dei cittadini e dei loro clienti prima degli interessi economici degli influencer – spiega il Codacons – Ora però la questione deve allargarsi a tutto il mondo ambiguo e poco trasparente dei social network, e le aziende che hanno contratti di sponsorizzazione attivi sia con la Ferragni, sia con altri influencer famosi, devono adottare analoghi provvedimenti, considerati i gravi fatti emersi e la pubblicità ingannevole od occulta che troppo spesso viene fatta da tali personaggi attraverso i canali social”.

I numeri del defollowing

A tirarsi indietro dall’associare il proprio nome a quello di Chiara Ferragni sono stati anche migliaia di follower che il 5 gennaio 2024 erano 29,5 milioni. Da quando è scoppiato l’affare Balocco "sono stati circa 200.000 gli utenti su Instagram che hanno smesso di seguirla. Quantitativamente è un numero piccolo ma va considerata la qualità. Si tratta, infatti, di utenti diretti e attivi, che cioè acquistano – spiega il docente Daniele Chieffi. Ecco che la lettura va fatta in questo senso; si sta perdendo lo zoccolo duro mentre resta ferma la parte di community meno legata a lei e che ha meno valore sul mercato perché segue indistintamente le celebrities. Anche il marito Fedez non ne uscirà indenne, anche lui sta perdendo follower”. 

‘L’inchiesta sociale’

Saranno le sedi legali opportune a fare chiarezza, ma è indubbio che clamore e scalpore non mancano nel reticolato social - virtuale e reale. Infatti, scoperto l’affare del pandoro, l’utente ‘affezionato’ a Chiara Ferragni non potrà fare a meno di tornare indietro con la memoria e chiedersi quali operazioni benefiche abbiano generato un indotto commerciale indiretto - mettendo in dubbio il vero spirito solidale. Basti pensare a quando Chiara Ferragni ha devoluto il cachet quale co-conduttrice di Sanremo (circa 100.000 euro) a D.i.Re, donne in rete contro la violenza. "Ferragni da sempre ha scelto una cifra comunicativa fondata sulla polarizzazione. Lei è un personaggio pubblico prima che una influencer. L’equilibrio per tenere in piedi chi la sostiene e chi no era propria una ‘bolla etica’ di una persona che fa beneficenza e lotta per i diritti. Ora questa bolla si è rotta – prosegue Chieffi. La Ferragni è ora ferma con le attività sponsorizzate contando che si muoveva tra i 2-3 post di questo tipo a settimana”.

Le indagini delle procure

Nel mirino delle procure che stanno indagando sul caso pandoro potrebbero finire anche altre sponsorizzazioni per campagne benefiche. A tal proposito oggi interviene con una nota ufficiale la TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, per chiarire dove sono finiti i proventi della bambola Trudi limited edition. “I ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019 – si legge nella nota -. Il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl. TBS crew Srl, infine, specifica altresì che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato – come dichiarato nei materiali di comunicazione - esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.

Cosa succederà

Non è un pronostico facile. L’inchiesta giudiziaria seguirà il suo corso, i contratti in essere un altro, quelli in bilico un altro ancora. Fatto sta che il posizionamento sui social per Chiara Ferragni e il suo ‘clan’ si dovrà scontrare con il malumore attorno alla questione della beneficenza a favore di un ritorno di immagine per lei e il brand sponsorizzato. "Certo, finita la pausa di riflessione alcuni brand potrebbero decidere di non sceglierla più – spiega Daniele Chieffi. Il pronostico che faccio io è che lei dovrà usare una strategia per riposizionarsi coinvolgendo il marito e l’intera famiglia. L’unica osservazione è che più giorni passano e più sarà difficile. Ad ogni modo, da questa vicenda si dovrà uscire con un panorama chiaro sull’etica con la quale il mondo degli influencer e delle imprese devono imparare a muoversi. Siamo arrivati a un mercato impazzito rispetto alla modalità di capitalizzazione. Un mondo che ora andrà calmierato iniziando proprio dall’aspetto etico e deontologico”.