Roma, 13 dicembre 2024 – Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate che ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico, era ai vertici dell’ente da luglio 2017. Classe 1969, nato a Palermo, si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ed è esperto di diritto tributario. Ricopriva l'incarico di direttore dell'Agenzia delle Entrate da gennaio 2020, ruolo che ha assunto per la prima volta da luglio 2017 a settembre 2018. Nel 2017 è stato nominato Commissario straordinario per l’istituzione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Nel 2015 ad di Equitalia
Ruffini ha iniziato il suo percorso professionale di avvocato tributarista nel 1994 ottenendo l’abilitazione al patrocinio davanti alla Corte di Cassazione e nel corso degli anni si è specializzato in diritto tributario con particolare riferimento al contenzioso, alle procedure stragiudiziali e di riscossione, sia in tema di tributi indiretti sia in tema di tassazione diretta nei profili nazionali e internazionali. Nel 2015 è stato nominato amministratore delegato di Equitalia, di cui è diventato anche presidente del Consiglio di amministrazione dall'anno successivo.
Gli altri incarichi
In precedenza è stato presidente del Consiglio di amministrazione del Fondo nazionale pensione complementare per i lavoratori della scuola (2015), componente del Tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana della Presidenza del Consiglio dei Ministri (2014) e componente della Commissione consultiva dell’Ordine dei Dottori Commercialisti sul processo tributario (2013).
Il no alla politica
"Non scendo in campo – ha dichiarato al Corriere della Sera commentando l'ipotesi di un ruolo di ‘federatore’ dell'area centrista dell'opposizione - ma rivendico il diritto di parlare". E ancora: "Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l'incarico. È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo di Direttore dell'Agenzia, come se combattere l'evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi", ha dichiarato. Il rispetto delle leggi come unica bussola, è questo il Ruffini pensiero. "Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l'Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore", ha detto ancora al Corriere. "Ho taciuto sinora, per senso dello Stato - aggiunge - Però se il fisco è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato. Ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori".