Giovedì 28 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Cessione del quinto: chi ha diritto al rimborso?

Che cosa succede nel caso in cui un debitore in cessione del quinto decide di pagare anticipatamente: cosa prevede la pratica di rimborso

Cessione del quinto (Crediti iStock)

Cessione del quinto (Crediti iStock)

Quando un soggetto ha bisogno di un prestito sono diverse le strade che può seguire e, tra queste, c'è anche quella della cessione del quinto. Si tratta di una forma di credito per la quale il debitore non è tenuto a pagare le rate di restituzione personalmente, con la pratica che viene eseguita direttamente dal datore di lavoro del debitore attraverso la trattenuta di una percentuale dello stipendio pari, al massimo, ad un quinto dello stesso. Si tratta, dunque, di un prestito personale al consumo che è cioè garantito dalla presenza di uno stipendio o di una pensione. Il debito contratto viene ripagato in più rate stabilite nell'entità e nel numero in sede di sottoscrizione del debito, con il contraente che tuttavia può decidere di estinguere il proprio debito prima della scadenza prefissata. In questo caso il debitore avrà diritto ad ottenere il rimborso del costo del credito.  

La cessione del quinto

La cessione del quinto è, come detto, una forma di prestito personale al consumo che è garantito dallo stipendio o dalla pensione del debitore. Entrando più nello specifico, chi opta per la cessione del quinto cede, fino all’estinzione del debito, una parte della sua remunerazione mensile, un quinto al netto delle ritenute, al finanziatore. Oltre alle somme finanziate, il debitore deve corrispondere gli interessi e i costi accessori della procedura. Così come previsto dal Dpr n. 180 del 1950, a provvedere al pagamento della rata del prestito è direttamente il datore di lavoro o l'Ente pensionistico del soggetto debitore. In base alla stessa normativa, possono accedere alla cessione del quinto coloro che godono di una retribuzione fissa e continuativa e hanno stipulato la copertura assicurativa obbligatoria. Il massimo della rata per la restituzione del debito è pari al massimo alla quinta parte della retribuzione netta del lavoratore. Inizialmente, nel 1950, tale possibilità era di competenza esclusiva dei dipendenti pubblici, mentre dal 2005, con la Legge n. 80, è stata estesa a tutti coloro che percepiscono un reddito fisso e continuativo, dunque anche lavoratori del settore privato e pensionati. Restano invece ancora oggi esclusi i dipendenti a tempo determinato, gli autonomi, i liberi professionisti e gli imprenditori, così come chi ha redditi che derivano da rendite finanziarie o immobiliari.  

Il rimborso anticipato della cessione del quinto

In base a quanto previsto dall’art. 125 sexies del Testo unico bancario, i consumatori hanno la facoltà di “rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore” possono godere di una riduzione “del costo totale del credito pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti per la vita residua del contratto”. Chi estingue prima il proprio debito, dunque, può contare su minori costi dello stesso, con una riduzione degli interessi e dei costi accessori che gli devono essere rimborsati. Ci sono, nello specifico, due tipologie di costi: - gli up-front, ovvero tutte le spese di cui il debitore si fa carico nella fase che è antecedente alla stipulazione del contratto, cioè quella delle trattativa sull’accordo; - i recurring, ovvero le spese derivanti da quanto previsto nel contratto. Si tratta, dunque, dei costi che si generano in seguito alla sottoscrizione dell’accordo.

Fino al 2019, anno di pubblicazione della sentenza Lexitor della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dell’11 settembre 2019, si riteneva che il rimborso dovesse riguardare soltanto parte dei costi recurring in base alla durata residua del contratto. Dalla sentenza, invece, si evince che in caso di pagamento anticipato del debito, il debitore ha diritto alla riduzione di tutti i costi connessi, ivi compresi quelli non legati alla durata del contratto.