Viva l’estate e viva le vacanze. Mentre un mare di studenti ha già avviato il conto alla rovescia che li separa dall’ultima campanella dall’anno scolastico edizione 2023/24, lo stesso, ma per motivi molto diversi, lo stanno facendo anche tanti genitori, alle prese coi dati di fatto e i bilanci familiari da far quadrare: mentre infatti i pargoli si apprestano a godersi tre mesi di ‘libera uscita’, le ferie della maggior parte dei genitori è concentrata in un periodo ben più ridotto. Poco male quando c’è da pensare alle giornate di chi naviga a ridosso della maggiore età, ma il tema è ben diverso quando serve garantire una presenza qualificata a fianco di bambini degli asili, delle scuole elementari e delle medie.
La risposta, oltre a eventuali nonni disponibili a ‘coccolarsi’ i nipoti, sono i centri estivi, i cui budget però rischiano di mettere in difficoltà non poche famiglie. Il tema è noto e non certo da oggi: lo dimostra il fatto che con l’arrivo della primavera, tra le richieste più gettonate sui motori di ricerca, evidentemente da mamme e papà tenuti in scacco dal calendario, spiccano proprio i bonus che possono essere richiesti in relazione alla frequentazione dei centri estivi.
I fondi regionali
Il tema è demandato in larga parte agli enti territoriali: Regioni e Comuni hanno la possibilità di stanziare fondi da distribuire secondo diversi criteri a sostegno delle famiglie. Uno dei punti fermi riguarda per esempio l’Isee, anche se poi ognuno decide di piazzare la soglia in corrispondenza dell’importo che preferisce. E’ emblematico il caso emiliano romagnolo: la Regione ha fissato il tetto a 24.000 euro per distribuire i 7 milioni di euro stanziati, mentre per fare richiesta all’ente comunale di Bologna, vengono accettate le dichiarazioni fino a 35.000 euro, in entrambi i casi in relazione a bambine e bambini, ragazze e ragazzi dai 3 ai 17 anni. Non ci sono limiti di reddito in casi di disabilità. In Lombardia invece, tanto per allargare l’ambito degli esempi, l’età arriva a fino a 18 anni e il montante a disposizione è di 15 milioni di euro.
Il caso dell’Inps
La lista potrebbe continuare per qualunque regione italiana (e, a cascata, per i municipi) e dunque il suggerimento ai genitori alla ricerca di una bussola è quella di verificare le offerte in base alla propria area di residenza. C’è però un’eccezione, rappresentata dall’Inps. Serve in ogni caso precisare che l’ente previdenziale rivolge la sua competenza esclusivamente ai figli dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione, a livello nazionale. Il bando relativo al 2024 non è ancora uscito (la data attesa è indicativamente l’inizio di giugno), ma i riferimenti sono quelli di un sostegno fino a 100 euro a settimana, per chi ha un Isee inferiore agli 8.000 euro. Con l’aumento dell’Isee, si riduce il contributo elargito.
Scuole aperte d’estate
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha intanto firmato il decreto che mette sul tavolo 400 milioni di euro destinati a svolgere attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze degli alunni fino alle scuole medie durante il periodo estivo. La somma riguarda il biennio che comprende questo e il prossimo anno scolastico e tocca sia le scuole statali che quelle paritarie non commerciali. La cifra stanziata è superiore di 80 milioni di euro rispetto a quella del precedente biennio e dovrebbe consentire di confezionare proposte in grado di intercettare una popolazione variabile tra gli 800.000 e il milione e 300.000 studenti, per un totale di oltre un milione e 300.000 ore di attività.
I costi
Quanto serve per garantire una settimana di centro estivo al proprio figlio? Anche in questo caso non c’è una risposta univoca. Legittimo, ovviamente, perché la forbice varia prima di tutto a partire dal tipo di attività proposte: si resta in giardino o ci si allunga pure in piscina? Si impara l’inglese? Ci sono corsi sportivi? Esperti di recitazione? La lista è lunghissima, anche se nella maggior parte dei casi l’aspetto dirimente è quello legato al servizio di mensa. Un’analisi di Adoc e Eures ha stimato i costi medi nelle varie zone del Paese: al nord si spende di più, visto che una settimana tipo, in un centro estivo privato col tempo pieno, si spendono 159 euro, contro i 123 del centro e i 105 del sud. Per i genitori che tornarono prendere i figli dopo mezza giornata le cifre scendono invece rispettivamente a 114, 87 e 69 euro.
Come richiedere i bonus
Serve ribadire che l’organizzazione non è univoca e dunque è importante verificare i bandi dei singoli enti, che possono prevedere elargizioni di contributi a fronte della presentazione delle ricevute di partecipazione ai centri estivi, o riduzioni dirette dei costi delle rette. La differenza di approccio si può misurare anche in base al tipo di struttura, pubblica o privata, in relazione alla possibilità degli enti di intervenire o meno sulle somme a favore delle famiglie.