Un primo risultato è stato raggiunto, con l’inserimento della cassa integrazione in deroga per il sistema moda nel Decreto Legge 160 in discussione in Parlamento. Tiziana Nisini, la battagliera deputata della Lega che ha da tempo in agenda i problemi del settore, ha lavorato a stretto gomito con i sottosegretari della Lega al Lavoro, Claudio Durigon, e al Mef, Federico Freni, per cercare di dipanare la matassa di una crisi complessa. Con tanto di tavoli di confronto nel Valdarno aretino con le associazioni del settore, guidati dalla sindaca Silvia Chiassai. E i primi risultati non sono mancati.
"Il sistema-moda – attacca Tiziana Nisini – è attraversato da una crisi profonda innescata da elementi congiunturali, come l’inflazione, la situazione geopolitica e mercati internazionali alle prese con una domanda debole per i prodotti di lusso made in Italy. Ma non possiamo voltarci dall’altra parte. Nell’area Valdarno-Aretino un lavoratore su quattro è impegnato in questo settore. Non intervenire avrebbe significato innescare una grave crisi sociale".
E invece?
"Una risposta può arrivare dalla cassa integrazione in deroga. Uno strumento utilizzato nel periodo del Covid ma che poi era stato interrotto. Queste imprese hanno bisogno di un po’ di tempo per riorganizzarsi e affrontare la crisi. Non possono essere lasciate a se stesse".
La Cig, però, scadrebbe il 31 dicembre prossimo.
"Stiamo lavorando a una proroga. Vediamo quali potranno essere i margini temporali. Ma l’intenzione del governo è quello di sostenere il settore".
Quali sono gli altri strumenti attivati?
"Grazie a un emendamento di cui sono prima firmataria abbiamo allargato i codici Ateco per i quali è possibile chiedere la Cig in deroga. In sostanza, abbiamo esteso questo strumento anche all’indotto, composto per lo più da piccole imprese. Inoltre, stiamo facendo partire un osservatorio locale attraverso un calendario di incontri con le categorie del settore moda che dovrà essere un punto di riferimento importante anche per decidere le politiche industriali da mettere in campo per sostenere il settore".
Il distretto moda del Valdarno diventerà, insomma, una sorta di laboratorio delle policy per l’intero sistema?
"Quello della moda è un settore trainante per l’economia toscana: circa il 40% degli occupati lavora in questo comparto. E si tratta di un settore conosciuto nel mondo per il suo saper fare e per la sua eccellenza, con griffe riconosciute a livello internazionale. Il Valdarno Superiore, in questo momento, è un territorio emblematico e particolarmente rappresentativo per l’intero settore: almeno una famiglia su quattro ha un lavoratore impiegato in una filiera che qui si sviluppa integralmente, dalla materia prima fino alle lavorazioni degli accessori. Insomma, è da qui che può partire una vera e propria strategia di rilancio del sistema-moda".
Che cosa serve nell’immediato per fare fronte alla crisi, oltre agli interventi di assistenza?
"E’ necessaria un’azione condivisa da tutte le potenziali parti in gioco, dalle imprese alle amministrazioni locali e centrale, per sviluppare strategie di lungo respiro e interventi strutturali incisivi ed efficaci e per introdurre soluzioni per salvaguardare il Made in Italy, fonte di ricchezza per il nostro territorio".