Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Case popolari 2024: cosa c'è da sapere

Quali sono le procedure e i requisiti per poterle ottenere: i canoni d’affitto e il riscatto dell’immobile

Quando si parla di case popolari, o alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica) e Iacp (Istituto autonomo case popolari), si fa riferimento a degli immobili di proprietà pubblica che sono destinati alle famiglie e ai cittadini meno facoltosi. Questi, più nel dettaglio, hanno diritto all'assegnazione delle casa se rispettano i requisiti di reddito previsti e possono beneficiare dell’immobile pagando un costo di affitto molto basso rispetto al mercato immobiliare reale.

Case popolari 2024 - Crediti iStock Photo
Case popolari 2024 - Crediti iStock Photo

Per un appartamento composto da tre vani, ad esempio, nel 2024 è necessario pagare circa 100 euro di affitto mensili. Le case popolari rappresentano dunque un aiuto statale alle persone in difficoltà, anche se ottenerne una non è un’operazione facile, visto che sono sempre meno gli immobili liberi da poter assegnare e si va molto lenti nella costruzione dei nuovi. Questo vuol dire che chi si trova in una condizione di difficoltà economica può presentare regolare domanda al Comune, alla Provincia o alla Regione, ma i tempi di concessione della casa potrebbero essere molto lunghi e, in molti casi, si potrebbe assistere alla mancata assegnazione per insufficienza di case popolari e una graduatoria molto lunga di persone in attesa. Necessario, inoltre, è che l’ente responsabile della concessione delle case popolari pubblichi un bando di assegnazione, in assenza del quale i cittadini non possono neanche presentare la domanda. 

Case popolari 2024: domanda, requisiti e documenti

Ad occuparsi dell’assegnazione delle case popolari è, di norma, il Comune di residenza del cittadino o della famiglia richiedente, con l’ente locale che è solito attribuire il compito di gestire le case popolari agli Iacp, Istituti autonomi per le case popolari, detti anche Ater, Aziende territoriali per l’edilizia residenziale. Questi soggetti hanno in genere il compito di costruire nuove case destinate all’edilizia popolare e di gestire l’intera fase di assegnazione. I cittadini, dunque, devono presentare domanda, di norma, al Comune, con l’intera pratica che verrà poi seguita dall’Ater. È fondamentale, se si ha la necessità di ricevere una casa popolare, verificare che i propri requisiti siano in linea con quelli previsti per l’assegnazione e assicurarsi che vi siano dei bandi di assegnazione attivi in quel periodo. Per farlo è sufficiente consultare il sito del proprio Comune o rivolgersi ai vari servizi di assistenza al cittadino, dai call center agli sportelli comunali fino ad arrivare all’invio di email agli indirizzi specifici dedicati.

Per quanto riguarda i requisiti di assegnazione delle case popolari previsti per il 2024 è importante ricordare che questi possono subire delle variazioni nei singoli Comuni, ma tuttavia vi sono degli elementi abituali in tutti i bandi di questo tipo.

Entrando più nel dettaglio, il richiedente:

- non deve godere della proprietà di un altro alloggio o essere proprietario di alloggi terzi che, però, non rispettano le esigenze della sua famiglia, perché magari troppo piccoli o lontani dai luoghi di interesse;

- non deve essere stato bersaglio di episodi di sfratto in altre case popolari nel corso dei cinque anni precedenti;

- non deve aver occupato abusivamente altre case popolari nel corso dei cinque anni precedenti;

- avere la residenza nel territorio comunale nel quale intende presentare domanda di assegnazione della casa popolare;

- può anche non essere cittadino italiano in quanto i bandi sono solitamente destinati ai cittadini del Paese, ma anche a quelli europei, immigrati extracomunitari dotati di un regolare permesso di soggiorno;

- deve avere un reddito, in proporzione ai membri della sua famiglia, inferiore o uguale rispetto a quello massimo previsto dal bando. È molto importante comprendere a tal proposito che il limite reddituale risente del numero di componenti del nucleo familiare richiedente, in quanto le possibilità economiche in questo caso vanno parametrate con la capacità dei genitori di poter garantire un’abitazione ai propri figli. Un coppia che guadagna in totale 3mila euro al mese potrebbe essere considerata benestante se unitariamente intesa, ma qualora la stessa avesse dieci figli il valore netto del guadagno potrebbe non essere sufficiente a sostenere tutte le spese familiari. Ad influire sui requisiti del reddito familiare è anche la presenza di figli minori e/o con particolari disabilità e invalidità.

Ai fini dell’ottenimento della casa popolare, oltre alla domanda standard di richiesta da presentare al Comune, è necessario fornire anche altri documenti funzionali all’accettazione della stessa. Si tratta:

- di una copia del documento di identità del richiedente;

- di una marca da bollo il cui importo è deciso dal Comune;

- delle dichiarazioni ISE-erp e ISEE-erp che riflettono la situazione economica del richiedente.

Assegnazione della casa popolare e il costo dell’affitto

Una volta presenta la domanda per l’ottenimento della casa popolare, l’ente incaricato delle assegnazioni provvede a raccogliere tutte le richieste ottenute, al loro vaglio e alla realizzazione di una graduatoria dei beneficiari che verrà pubblicata sul sito internet del Comune o nelle apposite aree fisiche destinate alle informative alla cittadinanza. Nel momento in cui le case popolari saranno pronte e libere, l’ente locale provvederà a contattare gli aventi diritto nel rispetto della graduatoria stilata.

Se si ottiene la casa popolare, è necessario che il beneficiario corrisponda mensilmente un canone d’affitto che, come detto, è contraddistinto da un valore decisamente più basso rispetto a quelli richiesti sul mercato reale. A definire il costo dell’affitto delle case popolari è il Comune nel quale si trova l’immobile, motivo questo che rende impossibile esprimere un valore unico di questo canone, ma ragionando per stime, è possibile dire che:

- per un bilocale viene solitamente il pagamento di 50 euro al mese;

- per un trilocale il prezzo sale a 100 euro al mese;

- per un quadrilocale a 200 euro al mese.

Il riscatto delle case popolari e il diritto di prelazione

Così come previsto dalla legge n.560 del 24 dicembre 1993, gli assegnatari di case popolari o i loro familiari conviventi possono riscattare l’immobile ottenuto, ma è necessario che vi sia un bando comunale che lo consenta e che vengano rispettati alcuni requisiti, quali:

- l’assegnazione da almeno cinque anni di quella casa;

- l’assenza di morosità dei canoni di affitto;

- la mancata eccedenza del reddito massimo previsto;

- la cittadinanza italiana, europea o extracomunitaria con permesso di soggiorno;

- la residenza nel Comune;

- la mancata proprietà di altri alloggi in linea con le esigenze del nucleo familiare.

Se, successivamente all’acquisto, il beneficiario, o per meglio dire il proprietario, della casa popolare volesse venderla, deve rispettare il diritto di prelazione dell’Ater. Solo nel caso in cui questo dovesse rinunciare a riacquistare l’immobile, si potrà provvedere alla vendita a terzi. Molto importanti sono anche i tempi, con il proprietario che non può vendere l’immobile per almeno 10 anni dal momento dell’acquisto o comunque fino a quando non avrà pagato per intero il prezzo.