Bruxelles, 11 gennaio 2023 - Scure Ue sulle emissioni degli edifici privati. Tutte le case e gli appartamenti europei dovranno raggiungere la classe energetica E (per avere un’idea ne fanno parte gli edifici costruiti tra gli anni ‘90 e i 2000 in Italia, che consumano 91-120 chilowattora al metro quadro) entro il 2030. Per poi progredire entro il 2033 alla classe D (con 71-90 kWh per mq), un salto che richiede però il taglio del 25% dei consumi. Queste le due tappe più vicine previste dalla direttiva europea per l’efficientamento energetico degli edifici, che dopo le modifiche apportate dal Consiglio nell’ottobre 2022, dovrebbe vedere il primo via libera il 24 gennaio e la pubblicazione entro metà marzo.
Si tratta di un pacchetto di norme con cui l’Unione europea vuole stimolare la ristrutturazione degli edifici esistenti per ridurre i consumi energetici (e le bollette) del parco immobiliare dei 27 Stati membri, abbattendo nel contempo le emissioni di CO2. Il testo è stato presentato dalla Commissione europea il 15 dicembre del 2021, ma durante il suo percorso è stato già ampiamente annacquato da un gruppo di governi, guidati da Italia e Polonia, mentre altri Paesi, come la Francia, si sono già portati avanti e hanno varato severe norme di riqualificazione energetica, con una serie di obblighi più stringenti di quelli contenuti nella direttiva Ue.
Rispetto al testo iniziale del 2021, infatti, sono stati allungati i tempi per l’efficientamento, eliminando la prima scadenza del 2027, e sono state rimosse le possibili sanzioni o le limitazioni alla messa in affitto se non si possiede il bollino verde per l’immobile (che invece la Francia ha mantenuto).
L’obiettivo dell’Ue con questo provvedimento è molto chiaro: arrivare per il 2040-50 a zero emissioni da case e appartamenti. D’altronde gli edifici sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra in Europa e quindi ridurre il loro impatto è un passaggio imprescindibile per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Questa svolta green nell’edilizia comporta però dei costi, dato che il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico e avrebbe bisogno di ristrutturazione con tutti gli interventi mirati del caso: dal cappotto termico interno o esterno, alla sostituzione degli infissi, passando per una nuova caldaia a condensazione.
L’Italia in particolare ha un parco immobili estremamente vetusto, con una classe energetica che si colloca tra la F e la G nel 60% degli edifici e una grande frammentazione delle proprietà immobiliari.