Primo via libera dalla commissione Industria del Parlamento europeo alla proposta di direttiva sulla performance energetica degli edifici (Epbd), che prevede l'obbligo di raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033.
Il voto
Il testo passato ieri con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astenuti si basa su un accordo tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Contrari Ecr (di cui fa parte FdI) e Id (di cui fa parte la Lega). Anche Forza Italia si è sfilata dalla posizione della sua casa politica, il Ppe, che ha approvato la proposta.
Favorevoli e contrari
Nonostante “come Partito popolare europeo abbiamo ottenuto alcuni correttivi - ha dichiarato l'eurodeputato FI Massimiliano Salini - non ci sono le condizioni per votare a favore”. La proposta, approvata senza modifiche rispetto al compromesso definito nei giorni scorsi, dovrebbe ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo e poi partirà il Trilogo, cioè il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio.
Riduzione emissioni
L’obiettivo delle nuove norme sarà ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’Ue entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050.
Il caso Italia
Il problema, per l'Italia, è un patrimonio edilizio particolarmente vecchio e inefficiente, con una proprietà immobiliare molto frammentata. Attualmente, come ha ricordato il presidente Enea, Gilberto Dialuce, le abitazioni in classe inferiore alla D sono circa il 74% (34% G, 23,8% F, 15,9% E), anche se si tratta di numeri solo indicativi, perché la direttiva prevede una riclassificazione degli immobili, con la riduzione della classe G al 15% del patrimonio più energivoro.
Flessibilità
Per Gilberto Pichetto, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, la direttiva “va emendata per adattarla al contesto italiano che è speciale rispetto al resto d'Europa”. Per Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, “l'Italia non può affrontare il tema dell'efficientemente energetico degli immobili come gli altri Paesi. Il governo presenterà un suo piano. C'è una peculiarità del nostro Paese e il governo difenderà questa peculiarità”. Su questo il relatore della Epbd, l'irlandese Ciaran Cuffe, ha dato garanzie, spiegando che il compromesso approvato “lascia ampia flessibilità agli Stati per i loro Piani nazionali di ristrutturazione”.
Il compromesso
Il compromesso passato in Commissione, del resto, ha ampliato il perimetro delle potenziali deroghe. Possono essere esclusi, come nella precedente versione, gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all'anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.
Accanto a questo, possono essere esentati gli edifici di edilizia residenziale pubblica, dal momento che le ristrutturazioni potrebbero portare a una crescita dei canoni di locazione. E, ancora, i Paesi membri potranno chiedere alla Commissione di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili.
Le caldaie a gas
Nel testo, infine, si parla anche di impianti. La direttiva vieta le caldaie a combustibili fossili (come il gas), in caso di ristrutturazione, a partire dal suo recepimento. Non esclude, però, totalmente questo tipo di tecnologie, perché ammette le caldaie certificate per funzionare con i gas rinnovabili e i sistemi ibridi, come le caldaia a condensazione più pompa di calore, controllate da una centralina unica.