Sabato 5 Ottobre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Cartelle e multe non pagate: cosa cambia e come funziona il “diritto all’errore"

Tutto sulla riforma della riscossione approvata nei giorni scorsi in Consiglio dei ministri. L’obiettivo è quello di arrivare a una progressiva riduzione del magazzino dell’Agenzia delle Entrate

Agenzia delle Entrate, foto generica. Nei giorni scorsi il Cdm ha varato la riforma della riscossione

Agenzia delle Entrate, foto generica. Nei giorni scorsi il Cdm ha varato la riforma della riscossione

Roma, 5 luglio 2024 – C’è un valore di 1.207 miliardi nei 170 milioni di cartelle fiscali non pagate che riguardano oltre 20 milioni di contribuenti. Un “magazzino” che deborda quello del Fisco Italiano; e allora si cerca di correre ai ripari per la riscossione di tasse e multe non pagate con la possibilità di recupero del credito anche dopo la restituzione della cartella all’ente che ha emesso l’atto di contestazione e con la possibilità di cartolarizzazione.

Ma anche con un occhio di riguardo per i contribuenti in difficoltà e con l’allungamento dei piani di dilazione fino a dieci anni e una progressione differente tra chi semplicemente dichiara e chi, invece, dimostra lo stato di obiettiva difficoltà economico-finanziaria. Ma debutta anche un nuovo sistema dei controlli sulle imprese. Cominciando dal primo tema, l’obiettivo della riforma della riscossione approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri è quello di arrivare a una progressiva riduzione del magazzino di agenzia delle Entrate riscossione (Ader) che a fine 2023 contava 1.207 miliardi di euro (con più di 170 milioni di cartelle e oltre 20 milioni di contribuenti interessati) ed evitare che nel futuro si accumulino e stratifichino crediti non più (o difficilmente) recuperabili. Per questa ragione dal 1° gennaio 2025 scatterà un contatore di cinque anni, dopo i quali scatterà il discarico automatico (vale a dire la riconsegna anticipata) degli importi attribuiti dagli enti creditori all’agente della riscossione.

In questo “secondo tempo” delle operazioni di recupero, dopo il tentativo non andato a buon fine con agenzia delle Entrate Riscossione, la riscossione potrà essere gestita direttamente dall’ente creditore, riaffidata ad Ader, riaffidata attraverso gara pubblica a un soggetto privato iscritto nell’albo dei riscossori o gestita sempre dall’ente creditore con il trasferimento del rischio a soggetti privati. In questo caso entra in gioco anche l’ipotesi di cartolarizzazioni con il trasferimento del rischio a soggetti privati specializzati passando da una gara di appalto pubblica.

Piani di dilazione più lunghi

L’altro asse portante del decreto è la conferma dell’allungamento dei piani di dilazione. In pratica l’agente della riscossione potrà concedere una dilazione per debiti inferiori o pari a 120mila euro su semplice richiesta del contribuente, fino a 84 rate mensili per le richieste presentate nel 2025 e 2026, a 96 per le richieste nel 2027 e 2028, a 108 per le richieste dal 2029.

Se, invece, il contribuente documenta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà (con Isee o con l’indice di liquidità), la dilazione potrà essere di 120 rate per somme oltre 120mila euro, indipendentemente dalla data di presentazione; mentre per le somme fino a 120mila euro, da 85 a 120 rate mensili per le richieste nel 2025 e 2026, da 97 a 120 rate mensili per le richieste nel 2027 e 2028, da 109 a 120 rate mensili per le richieste dal 2029.

Il recupero, infine, deve diventare più veloce ed efficiente. Per questo, a partire dal 2025 l’agenzia delle Entrate Riscossione procederà alla notifica della cartella non oltre i nove mesi dall’affidamento del carico.

La svolta sui controlli

Venendo al secondo tema, il cambio radicale nell’indirizzo dato ai controlli sulle imprese risponde all’idea che prevenire sia meglio che curare, e che sia il caso di “non disturbare chi produce” se non quando è proprio necessario, come ha a più riprese ribadito la premier Giorgia Meloni.

Ma si tratta di una prevenzione “concreta” e il decreto legislativo la affida a molti strumenti operativi e a nuove regole fondate sulla corrispondenza fra le esigenze di controllo e il profilo di rischio dell’impresa. Su questi presupposti, gli operatori economici sono destinati a entrare in diverse classi di rischio che dipenderanno da una serie di parametri.

Alcuni, di carattere generale, legati al settore economico dell’attività e alle dimensioni dell’impresa; altri di taglio individuale, perché, ad esempio, un’impresa che abbia adottato una certificazione del sistema di gestione per la qualità sarà considerata meno “a rischio” di un’azienda analoga che non ha fatto la stessa scelta. E poi all’Uni (ente italiano di unificazione) è affidato il compito di costruire uno standard di qualità, e chi vi aderirà avrà diritto a non subire controlli intervallati da meno di un anno di tregua fra uno e l’altro. Il punto chiave è nel collegamento fra intensità del rischio e delle verifiche. E in questo stesso senso si muove la moratoria di dieci mesi pensata per le imprese che superano senza obiezioni un esame ispettivo e la visita degli ispettori è un test stringente almeno quanto la certificazione di qualità.

Il  “diritto all’errore”

Accanto alla fiducia, l’altro pilastro su cui poggia la nuova architettura dei controlli è quello della “sostanza”. Nel senso che l’intenzione esplicita è di ridurre il più possibile le incognite di natura solo formale che si nascondono a migliaia nelle pieghe della legislazione italiana sul lavoro. In questo senso è stato varato una sorta di “diritto all’errore”, che permetterà di sanare in forma collaborativa, e quindi senza sanzioni, le irregolarità che non determinano una lesione effettiva degli interessi pubblici tutelati. Ma il diritto all’errore riguarda violazioni formali, che vanno sanate entro 20 giorni dalla notifica e non vanno ripetute. In casa del Fisco debutterà, infine, il “fascicolo informatico d’impresa”, che raccoglie tutti i dati e i documenti nella disponibilità delle imprese e delle amministrazioni incaricate dei controlli. Al fascicolo saranno allegati anche i documenti e i risultati dei controlli già effettuati, anche per aggiornare il profilo di rischio dell’impresa e garantire la moratoria a chi è in regola. E finalmente non chiedere più alle imprese un dato di cui la Pa nel suo insieme è già in possesso, una cosa che diventa alla portata con il fascicolo elettronico.