Roma, 30 maggio 2024 – Il tempo passa, ma i problemi restano. In particolare per le imprese le cui attività sono strettamente connesse a un alto consumo energetico e che devono continuare a fare i conti con costi di approvvigionamento (seppure in calo), ancora estremamente elevati. Sono in effetti passati oltre due anni dall’inizio del conflitto russo-ucraino che ha stravolto il mercato delle forniture di energia e a risentire maggiormente delle implicazioni a esso legate, continuano a essere le cosiddette ‘energivore’, le imprese caratterizzate cioè dal più alto fabbisogno energetico del Paese. Tra queste spiccano quelle che operano nel comparto dell’idrico.
Costi più che raddoppiati
Nel 2019, prima che scoppiasse la pandemia del Covid-19, le imprese legate al servizio idrico avevano registrato una spesa energetica pari a 300 milioni di euro, saliti esponenzialmente a 800 milioni nel 2023. Ora il trend si è fortunatamente invertito, visto che la stima per il 2024 si attesta sui 600 milioni, dunque con un ribasso di 200, che in ogni caso non cancella le forti criticità che il comparto è costretto ad affrontare.
Lo scenario futuro
Queste sono alcuni dei dati presentati da Marco Carta, amministratore delegato di Agici Finanza d’Impresa, nel corso del seminario ‘Efficienza energetica del servizio idrico integrato. Riflessi su ambiente, tariffa e opportunità’, tenutosi al Tecnopolo di Reggio Emilia, organizzato da Garc Ambiente Spa e Fondazione Rei. Un’occasione per approfondire l’importanza strategica dell’efficienza energetica per i gestori del servizio idrico integrato, con ricadute dirette sulla qualità del servizio, sull’ambiente e sui cittadini, fruitori di questo servizio essenziale.
"Le utilities italiane che operano nell’idrico utilizzano ogni anno oltre 6 Twh di energia – ha commentato Carta - un consumo che supera quello annuale di tutti i treni della Penisola. Il conflitto russo-ucraino, in corso da ormai due anni, ha stravolto le logiche di questi operatori che, nonostante i numerosi interventi delle istituzioni nazionali ed europee per calmierare i prezzi, hanno visto impennare il costo dell’energia: da 300 milioni di euro nel 2019 a 800 milioni di euro nel 2023, con una previsione di 600 per il 2024. Complessivamente dunque, nel periodo 2020-2024, il caro energia è stato pari a 2,8 miliardi di euro, l’equivalente di quanto investono tutti gli operatori in un anno. Per ridurre ulteriormente il caro energia e liberare risorse finanziarie utili a sviluppare le reti idriche del Paese la chiave sarà lo sviluppo delle rinnovabili, immuni alla volatilità di prezzo dei mercati energetici: per farlo, però, è fondamentale rimuovere limiti e moratorie al fine di snellire gli iter autorizzativi in merito, che rappresentano oggi oltre il 20% del costo di investimento”.