Venerdì 22 Novembre 2024
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Economia

Caro carburanti. "Bisogna tagliare le accise e sfruttare i nostri pozzi"

Tabarelli (Nomisma Energia): dall’Adriatico possiamo estrarre gas per tre miliardi di euro. "Il rischio di subsidenza? Se si scava a venti chilometri dalle coste possiamo stare tranquilli"

Davide Tabarelli, Nomisma Energia

Davide Tabarelli, Nomisma Energia

Roma, 17 agiosto 2023 – Da anni è una delle poche voci che invocano più trivellazioni autarchiche di gas in Adriatico per abbassare la dipendenza dall’estero, soprattutto in seguito al conflitto ucraino. Oggi il professor Davide Tabarelli, leader e fondatore di Nomisma Energia, allarga le braccia dopo che il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato per settembre il decreto per estrarre il gas in Adriatico.

Professore, è soddisfatto?

"Sono contento per il bene dell’Italia, ma questa scelta andava fatta molto prima. Abbiamo perso tempo e denaro".

Quanto gas consuma l’Italia in un anno e quanto ne ricaviamo dalle trivellazioni interne?

"Nel 2023 si stima un consumo fra usi privati e industriali di 65miliardi di metri cubi di gas, considerato però l’inverno, finito a marzo, molto mite e il minor utilizzo dovuto all’aumento dei prezzi. Ne produciamo solo 3 miliardi, il quantitativo più basso dal 1954 ad oggi".

L’industria quanto assorbe?

"Circa 16 miliardi di metri cubi, uno dei quali è attribuibile solo al comparto ceramico di Sassuolo, nel Modenese".

L’Italia ha il 90% di scorta di gas. Stiamo tranquilli?

"È un buon risultato, ma con una guerra in corso non possiamo essere del tutto tranquilli. E non abbiamo garanzie sul clima. Se in inverno precipita la temperatura, possiamo avere problemi. Non dimentichiamo che il 50% del fabbisogno di energia elettrica viene prodotto con l’utilizzo del gas, il cui prezzo alla borsa di Rotterdam è spesso in altalena".

Quale può essere la stima delle riserve italiane, sfruttando anche il Mar Adriatico?

"Facendo una valutazione prudente 70 miliardi di metri cubi, ma sfruttando le nuove tecnologie alcuni esperti azzardano la cifra di 200 miliardi".

Ogni anno quanto risparmiamo se le trivellazioni ripartono?

"Almeno 3 miliardi di euro che ora lasciamo sottoterra. È un delitto economico non sfruttare i giacimenti del Mar Adriatico, da cui oggi attinge la Croazia mentre noi stiamo a guardare".

Meglio attivare nuovi pozzi o ripristinare quelli esistenti?

"Entrambe le cose. Dall’Adriatico del Nord alla Puglia si possono riattivare almeno 20 piattaforme ora ferme o poco produttive. Bisogna attivare le cosiddette coltivazioni, cioè accorgimenti tecnici per aggiornare le strutture e renderle di nuovo operative. Però bisogna sfidare i vincoli ambientalisti".

Qual è l’area più ricca di gas in Adriatico?

"Al largo di Chioggia c’è una riserva vergine che contiene oltre 40 miliardi di metri cubi".

Il Mediterraneo è ricco di giacimenti?

"C’è abbondanza. L’Eni sta lavorando su un sito al largo di Cipro che può assicurare 850 miliardi di metri cubi. È uno dei più grandi al mondo".

Il rischio di subsidenza?

"Secondo la maggioranza della comunità scientifica il rischio è ristretto a 3 chilometri dalle trivelle, con un’incidenza da 1 a 3 millimetri l’anno. Se le perforazioni avvengono a 20 chilometri dalla costa possiamo stare tranquilli. La subsidenza spesso è attribuibile ad altri fattori".

Di che tipo?

"Anche al consumo idrico per usi industriali e per l’ agricoltura intensiva".

Come si riempiono i vuoti delle estrazioni che fanno temere per la subsidenza?

"Con metodi naturali e non che prevedono, fra le altre cose, una compensazione di liquidi".

Le fonti rinnovabili?

"È giusto investire, ma non potranno mai sostituire del tutto la produzione di energia elettrica per la quale serve il gas. I tempi per una produzione massiccia sono ancora lunghi".

Con il suo sì alle trivelle non pensa di avere una posizione politicamente scorretta?

"Ho il dovere civile di esporre le mie convinzioni. Hanno basi scientifiche, economiche e anche ambientali".

Perché il carburante costa come l’oro?

"L’Arabia saudita ha tagliato la produzione, dalla Russia sono di nuovo in calo le forniture dopo un periodo in cui le esportazioni erano sostenute nonostante il conflitto. Così il mercato internazionale risente di forti oscillazioni".

Come ci possiamo difendere?

"Bisognerebbe in questi casi ridurre le accise che gravano sul prezzo. Aiuterebbe anche sfruttare i giacimenti di petrolio di Taranto e in Basilicata. Però burocrazia e ambientalisti frenano".