Mercoledì 16 Ottobre 2024
Giacomo Lippi
Economia

Carne vegetale, chi la produce e quanto costa: conviene davvero?

I costi del prodotto e le qualità nutrizionali di una tendenza che si sta affermando a livello globale ma che ha diversi limiti

L'hamburger vegetale di Impossible Foods - Foto: media kit impossiblefoods.com

Roma, 16 ottobre 2024 – La tendenza culinaria degli ultimi anni propende sempre di più verso il ‘green’ ed uno dei maggiori rappresentanti della categoria è proprio la carne vegetale, che punta progressivamente a sostituire quella animale nelle cucine delle proprie case. Da non confondere con la carne sintetica e chiamata anche con il nome anglicizzato ‘fake meat’, la carne vegetale è a base di verdure e legumi ma non possiede le medesime proprietà dei vegetali.

Questo perché gli ingredienti basilari del prodotto subiscono un lungo processo che ha come intento quello di trasformarli in qualcosa che assomigli il più possibile a carne animale. Anche per questo motivo quindi è ormai appurato, tuttavia, come la carne vegetale non possa sostituire del tutto la carne animale per via dei differenti componenti nutrizionali che possiede. A livello economico, invece, conviene davvero acquistarla? Ecco alcune informazioni utili in caso siate interessati a cambiare qualcosa nel vostro menù quotidiano.

Il costo della carne vegetale

Nel triennio dal 2018 al 2021, negli Usa il costo equivalente alle vendite complessive di alimenti vegetali è passato da 4,8 a 7,4 miliardi di dollari. Il trend, tuttavia, ha subito un brusco calo negli ultimi 2 anni: le vendite di carne e pesce vegetali sono scese del 13% e questo anche a causa dell’aumento dei prezzi nel settore.

Relativamente agli Usa, come riportato dal rapporto annuale stilato nel mese di giugno dal Good Food Institute, le carni ‘green’ composti da prodotto di origine vegetale costano in media il 77% in più rispetto alla loro controparte animale. Quando si parla di carni più economiche come il pollo, la differenza di prezzo supera anche il 150%. Prezzi che all’apparenza sembrano proibitivi, non se rapportati all’Italia. Nelle principali catene di supermercati della Penisola, ma non solo, è possibile acquistare una confezione di due hamburger vegetali da 100 g a un prezzo che si aggira intorno a 3 euro, non distante e talvolta persino inferiore al prezzo di una confezione di carne animale (differente in base a marca e tipologia di animale).

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Chi produce la carne vegetale

Come già si sa, i consumi della carne vegetale sono crollati vertiginosamente negli ultimi due anni per vari motivi, che vanno dagli alti costi del prodotto all’assenza di benefici certi per la salute. A fare le spese di tutto ciò sono stati i maggiori produttori mondiali di carne vegetale, a partire da Beyond Meat: con la sua ampia gamma di prodotti, che vanno dai burger al macinato fino ai pasti già pronti, si tratta di una delle prime aziende del settore, nata negli Stati Uniti nel 2009. Due anni dopo, nel 2011, aprì i battenti negli Usa Impossibile Fooda, un’altra azienda produttrice di carne vegetale. Da qui avvenne una grande diffusione che portò alle aperture di nuovi brand in Europa tra cui spiccano The Vegetarian Butcher (Olanda), Planted (Svizzera), Wheaty e Vantastic Foods (Germania) e Heura Foods (Spagna). In Italia, infine, va sottolineata la presenza di Tutt’Altro, nata nell’anconetano, Joy Food, originaria della provincia di Perugia, Biolab, fondata a Gorizia, e ‘Muscolo di Grano’, con sede a Cosenza.

I consigli dell’esperta

Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’alimentazione e docente all’Università di Bari, ha spiegato che “carne vegetale e carne animale non dovrebbero essere intercambiabili dal punto di vista nutrizionale, ma possono essere considerati complementari in termini di nutrienti forniti.” Si tratta di due prodotti alternativi e completamente diversi fra di loro: l’abbondanza di metaboliti tra l’alternativa alla carne di origine vegetale e la carne animale differisce al 90%. Questa categoria di prodotti vegetali, come spiegato anche dalla professoressa, è vantaggiosa per la sua impronta ambientale, pur avendo tuttavia una qualità nutrizionale e benefici per la salute ancora particolarmente scarsi.