Roma, 19 marzo 2024 – “La presenza di Stellantis in Italia non è a rischio. Voglio dirlo molto chiaramente. L’Italia è uno dei nostri Paesi d’origine, amiamo l’Italia e sentiamo una responsabilità etica verso i nostri dipendenti che voglio ringraziare per tutto ciò che stanno facendo. Abbiamo anche una buona collaborazione con i sindacati con cui discutiamo quotidianamente per avere una transizione responsabile. Quindi l’Italia ci sta a cuore. Ma guidando questo cambiamento dobbiamo avere i governi europei come alleati per sostenere la transizione. In questo caso, per sostenere la transizione, servono incentivi per l’intera industria automobilistica che aiutino i consumatori e possano favorire il cambiamento, garantendoci, economie di scala". È netto e immediato l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, sul futuro del gruppo in Italia: l’Italia è casa nostra e vogliamo investire, ma servono condizioni adeguate allo sviluppo del settore automotive.
Conferma, dunque, l’obiettivo di arrivare a produrre un milione di veicoli negli stabilimenti italiani di Stellantis?
"È un obiettivo che condividiamo con il governo italiano, crediamo che sia possibile, ed è anche questo il motivo per cui stiamo mantenendo e potenziando gli impianti. Ma perché possa succedere ci vogliono le condizioni giuste. Una delle principali è che il mercato europeo debba tornare a livello pre Covid, l’altra è essere sostenuti nella lotta con i produttori cinesi".
Quali sono, dunque, i piani di Stellantis in Italia? Con quali interventi intende rispondere a coloro che vi accusano di un potenziale, progressivo disimpegno?
"Stellantis è composta da tre grandi colonne, la prima è Italia con Fiat, la seconda sono gli Stati Uniti con Chrysler e la terza è la Francia con Peugeot. In Italia siamo leader indiscussi e in questo Paese abbiamo prodotto lo scorso anno 750mila veicoli, con un aumento del 9,6% rispetto all’anno precedente e un tasso di esportazione del 63%. In Italia abbiamo investito diversi miliardi di euro in nuovi impianti e nuovi modelli".
Scendiamo nel concreto degli investimenti in campo.
"L’Italia è l’unico Paese al mondo dove stiamo investendo su due piattaforme, la ‘Medium’ e la ‘Large’, Melfi diventerà il centro di produzione di auto elettriche di medie dimensioni, Cassino si specializzerà invece in quelle di grandi dimensioni, come la nuova Stelvio e la nuova Giulia Alfa Romeo. L’Italia è poi uno dei Paesi nei quali abbiamo deciso di investire per creare una gigafactory di batterie, che costruiremo a Termoli, dove siamo impegnati in una fondamentale riconversione dalla produzione di motori termici a quella di batterie, con un investimento di oltre 2 miliardi di euro. Non basta".
A che cosa si riferisce?
"L’impianto di Atessa, che esporta l’85% della produzione, produce già oggi la maggior parte dei nostri van ed è il più grande sito al mondo per la produzione di camping car. Pomigliano ha visto l’arrivo di un prodotto particolarmente competitivo come l’Alfa Romeo Tonale e la Dodge Hornet per il mercato americano e ha la Panda, che specie nel modello ibrido è ancora vincente. Modena, che esporta il 92%, ha la produzione della Mc20 e quest’anno verrà creato un nuovo reparto di verniciatura chiamato Fuori Serie. Cento ha una importante business unit dedicata alla produzione di motori industriali e marini e Pratola Serra rafforzerà la sua capacità di produrre il motore B2.2 per coprire il fabbisogno totale di Stellantis".
Arriviamo al cuore, non solo simbolico, di Torino: che sviluppo prevedete per Mirafiori?
"Abbiamo un piano molto consistente per Mirafiori, dove l’export è al 93%, che abbiamo denominato ‘Mirafiori Automotive Park 2030’. Senza contare gli investimenti in programma sul fronte del manufacturing , stiamo sviluppando investimenti per oltre 240 milioni di euro che comprendono il Battery Technology Center, l’Hub di Circular Economy, l’impianto di trasmissione elettrificare eDCT e il grEEn Campus, il simbolo della sostenibilità che ospiterà i nostri ingegneri che dovranno realizzare le tecnologie del futuro per rendere il nostro gruppo sempre più sostenibile".
E sul fronte produttivo?
"Sul fronte produttivo, abbiamo le Fiat 500e e le Maserati Gran Turismo e Gran Cabrio con le rispettive versioni elettriche. Quest’ultime le ho testate e posso assicurare che hanno la più avanzata tecnologia di auto elettriche al mondo. Sempre a Mirafiori abbiamo uno studio di design molto rilevante che crea prodotti per il resto del pianeta e dove progettiamo sviluppi significativi sul fronte tecnologico. E sempre a Mirafiori stiamo impostando un centro mondiale per le iniezioni di plastica, per creare gli interni delle nuove auto. Abbiamo poi una grande divisione di software engineering . E a questo possiamo aggiungere tutto il business che è guidato da Mirafiori, tra cui ad esempio Pro One, la Business Unit dei veicoli commerciali che rappresenta un terzo dei nostri ricavi totali".
Gli stabilimenti e gli investimenti italiani, però, possono avere una prospettiva se scattano incentivi che facciano crescere il mercato dell’elettrico, che in Italia langue.
"Sono necessari. Noi siamo pronti, subito, a raddoppiare la produzione di Fiat 500e a Mirafiori non appena il governo italiano farà partire i nuovi incentivi, aiutando i consumatori italiani ad acquistare veicoli elettrici. Il mercato italiano, lo sappiamo, è molto sensibile ai prezzi. È il mercato in Europa che ha il più grande segmento B. E il mercato dei veicoli elettrici è piccolo, perché non c’è stato un sostegno sufficiente per i consumatori. L’Unione europea ha affidato all’industria automobilistica la missione di effettuare una trasformazione molto rilevante e la trasformazione che stiamo facendo va in questa direzione. Stiamo investendo in maniera significativa. E ogni governo deve fare la sua parte".
A proposito di sussidi, per molti sarebbe necessario un orizzonte di almeno quattro anni per la programmazione degli incentivi: è questa anche la vostra indicazione?
"Dobbiamo essere coerenti e resilienti nella transizione all’elettrico, che richiederà 10 anni per essere eseguita. Noi stiamo già producendo veicoli elettrici nelle fabbriche italiane ma per sviluppare questa transizione bisogna aiutare i consumatori italiani. Più veloce andiamo, meglio resisteremo all’offensiva cinese".
Non siete preoccupati che degli incentivi possano beneficiare anche i produttori cinesi?
"Alcuni Paesi, nella fattispecie la Francia, hanno trovato il modo di evitarlo. Penso al cosiddetto bonus verde, che ha un modo piuttosto sofisticato per calcolare ciò che si può sostenere e ciò che no. Anche il governo francese ha preso un’iniziativa chiamata ‘social leasing’ per permettere alle famiglie a basso reddito di avere un veicolo elettrico: è stato un enorme successo. Dobbiamo seguire questo tipo di strada. È un modo di proteggere l’Europa non chiudendola ma incoraggiando i produttori nazionali ad essere più competitivi".
Il ministro Adolfo Urso ha avvisato che il governo sta cercando un secondo produttore per raggiungere 1,3 milioni di veicoli prodotti in Italia. Come vedete questa ipotesi?
"Se ci sono più concorrenti combatteremo, come facciamo oggi. Ma il punto è un altro: non è che se ci sono più fabbriche, automaticamente ci sono più clienti e più automobili vendute. Oggi abbiamo bisogno di più consumatori, di più aiuto ai consumatori, non di più produttori in Italia. Abbiamo già abbastanza impianti per produrre un milione di veicoli in Italia, e credo che i sindacati la pensino allo stesso modo perché più impianti sottoutilizzati possono portare difficoltà sociali perché in tal caso alcune fabbriche potrebbero dover produrre con un tasso di capacità ridotto".
Un’ultima nota: la partecipazione dello Stato italiano al capitale di Stellantis potrebbe mai essere una prospettiva?
"Non spetta al ceo (Tavares stesso, ndr ) decidere, ma non credo sarebbe di aiuto e non credo ci serva. L’azienda non ha problemi di governance sotto la presidenza di John Elkann ed è solida ed efficace".
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