Roma, 3 febbraio 2025 – “Il mondo, con la guerra commerciale innescata da Trump, rischia di avere meno crescita economica e più inflazione. Oltre che maggiori tensioni geopolitiche”. È secca e senza fronzoli la previsione di Carlo Cottarelli, uno dei più autorevoli economisti italiani, sulle conseguenze globali dei dazi americani imposti dal nuovo presidente Usa. E, d’altra parte, lo stesso Cottarelli, qualche mese fa, avvisava che “l’elezione di Trump non è una buona notizia per l’Europa. E non lo è, più in generale”.
Come valuta le prime mosse di politica commerciale della nuova amministrazione Usa?
“Bisogna distinguere. Ci sono Paesi come la Cina, rispetto ai quali si può anche sostenere che si tratta di sistemi economici con imprese che fanno dumping e che hanno standard non equiparabili a quelli dell’Occidente, sul versante dei diritti sociali e del lavoro e in materia ambientale. In questo caso si può anche ritenere che qualche forma di dazio è giustificata. Anche se poi la stessa Cina, a sua volta, imporrà dazi sulle importazioni di prodotti stranieri. Diversa è la questione se parliamo dell’Occidente”.
Qual è la differenza?
“È assurdo imporre dazi tra Paesi occidentali. E questo solo perché Trump sostiene che è eccessivo il deficit commerciale Usa rispetto all’Europa. Verrebbe da dire che questo accade perché i prodotti americani non si vendono bene da noi all’ attuale tasso di cambio del dollaro, sopravvalutato secondo il Fmi. Questa sopravvalutazione e questo deficit con l’estero sono anche dovuti a un altro fatto: gli Usa hanno un deficit pubblico molto elevato. Il che significa maggiore potere d’acquisto immesso in un’economia che è già in piena occupazione. Con il risultato che il surplus finisce in importazioni e tiene alti i tassi di interesse e il tasso di cambio del dollaro”.
Trump, insomma, guardi innanzitutto a casa sua, prima di imporre dazi all’Europa o al Canada?
“Certo. È davvero paradossale incolpare l’Europa di quello che acquistano gli americani in più perché vivono e spendono al di sopra di quello che si potrebbero permettere”.
La reazione dei Paesi già colpiti è, insomma, fisiologica. L’Europa ha un problema specifico: potrebbe rispondere non in maniera unitaria.
“Ho appena letto che l’Europa intende reagire in maniera ferma a qualsiasi dazio imposto dagli Usa. Vedremo. Certo, a Trump converrebbe imporre dazi differenziati (magari trattando bene Paesi come l’Italia) per spaccare il fronte europeo. A lui fa comodo il divide et impera”.
C’è rischio che l’Europa possa cadere nella sua trappola divisiva?
“C’è da augurarsi di no. Anche perché questo gioco non conviene neanche ai Paesi che in una prima fase potrebbero essere trattati bene”.
L’Italia potrebbe essere trattata bene?
“Il fatto che Giorgia Meloni sia stata l’unica leader europea invitata alla cerimonia dell’insediamento lo lascia pensare”.
Quale scenario si può determinare da qui a qualche mese?
“Se tutti i Paesi entrano nella logica dei dazi e della guerra commerciale, questo, con tutti gli effetti distorsivi che avrà sui mercati, finirà per causare un rallentamento dell’economia globale. Oltre che un aumento dell’inflazione. A livello geopolitico, cresceranno le tensioni tra i Paesi. Sono gli effetti dell’allontanamento di Trump dal multilateralismo, nell’ottica di decisioni unilaterali”.