Venerdì 22 Novembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Carbon credits, in Kenya il governo sfratta le comunità per piantare alberi

Un servizio della Bbc News ha dato voce ad alcune comunità keniote sfrattate dai territori nei quali risiedono da generazioni, per far posto agli alberi previsti dai programmi di compensazione del carbonio, messi in atto dalle aziende occidentali

Kenya, alberi

Kenya, alberi

Roma, 25 novembre 2023 – Da qualche anno, nei report di sostenibilità e nei siti web delle grandi aziende fanno bella mostra di sé le foto di distese sterminate di alberi. Sono quelli piantati, in genere nei Paesi del Sud del mondo, per ottenere in cambio i ‘carbon credits’, una sorta di certificati di riduzione delle emissioni: titoli necessari per compensare le emissioni di gas serra derivanti dallo svolgimento delle proprie attività produttive. Un meccanismo ormai collaudato e sempre più richiesto, vista l’urgenza di arrivare al cosiddetto ‘net zero’, l’agognato traguardo di decarbonizzazione del sistema economico. Previsto anche nell’ambito delle strategie cosiddette ‘Esg’ (gli aspetti di sostenibilità ambientale, sociale e di governance che entrano in gioco nella valutazione di un’azienda da parte degli investitori), tale sistema è segnato, però, anche da visibili storture. Come quella recentemente denunciata da un servizio del canale Bbc News, che ha dato voce ad alcune comunità keniote sfrattate dai territori nei quali risiedono da generazioni, per far posto agli alberi previsti dai programmi di compensazione del carbonio, messi in atto dalle aziende occidentali.

La vicenda

Secondo gli avvocati dei diritti umani intervistati dalla giornalista Claire Marshall, corrispondente della Bbc per l'ambiente e gli affari rurali, il governo del Kenya sta sfrattando illegalmente i cacciatori-raccoglitori della comunità Ogiek dalle loro terre per trarre profitto dai programmi di compensazione del carbonio, messi in atto dalle grandi multinazionali. Centinaia di membri della comunità saranno cacciati via dalla foresta di Mau, affermano i loro rappresentanti. E il leader degli Ogiek, Daniel Kobei, ha detto che le guardie forestali armate stanno 'abbattendo le case con asce e martelli'. Il governo del Kenya, dal canto suo, sostiene che tali operazioni servono a proteggere l'ambiente. Come si legge ancora nell’articolo pubblicato sul sito della Bbc, "il fiorente mercato globale dei crediti di carbonio consente a un’azienda fortemente inquinatrice di continuare a emettere anidride carbonica o altri gas climalteranti e pagare un ‘proprietario forestale’ (dunque, un governo, ndr) per ‘catturare’ tali emissioni attraverso il potere di assorbimento del carbonio da parte dei suoi alberi. Sfrattando gli Ogiek, il governo del Kenya sta cercando di consolidare il pieno controllo territoriale – e finanziario – su una risorsa sempre più redditizia”. Nei fatti, quindi, saremmo di fronte a un mix diabolico di greenwashing aziendale e nuovo colonialismo, in salsa 4.0. 

Le dichiarazioni degli avvocati dei diritti umani

"La Mau è la foresta più grande del Kenya e, a nostro avviso, l'interesse mostrato dalle società di compensazione sta spingendo il governo keniota ad affermarne il controllo. Gli Ogiek sono direttamente coinvolti in questa soluzione climatica falsa, utilizzata solo come pretesto per giustificare gli sfratti e le emissioni in corso – spiega Lucy Claridge, direttrice dell'International Lawyers Project -. Abbiamo forti sospetti che ciò sia legato ai crediti di carbonio”. Claridge, consulente della comunità Ogiek dal 2010, ha reso noti i recenti accordi tra il governo keniota e una neonata società di compensazione di Dubai, denominata Blue Carbon. Contemporaneamente, il governo ha annunciato maggiori finanziamenti per conservare e incrementare le foreste ‘per la salvaguardia ambientale’. Pur non accusando la società emiratina di alcun illecito, la Claridge ha ribattuto che “la conservazione di queste foreste dovrebbe essere intrapresa dalle comunità che abitano queste terre da secoli e sanno perfettamente come farlo”.

A ottobre, Blue Carbon ha dichiarato di aver sottoscritto un ‘accordo epocale’ con il Dipartimento di stato dell'ambiente e dei cambiamenti climatici del Kenya per ‘la creazione di crediti di carbonio per milioni di ettari di area di progetto’. Tuttavia, quando la BBC si è rivolta alla società con sede a Dubai per un commento sugli sfratti statali nell'area della foresta Mau, la società ha affermato di ‘non avere alcun progetto in corso in Kenya’. Anzi, la società si è difesa citando l’articolo 6 dell’accordo sul clima di Parigi, il quale prevede che un progetto di ‘carbon credits’ non sarebbe ammissibile se le comunità indigene fossero sfollate.

I precedenti

Nel 2017 gli Ogiek hanno vinto una causa storica contro i piani di sfratto del governo keniota. La Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli ha stabilito che avevano il diritto di vivere sulla terra della foresta Mau e che il tentativo di sfratto del governo rappresentava una palese violazione dei loro diritti. L’anno scorso, la corte ha ordinato al governo keniano di risarcire la comunità forestale per le sofferenze causate dagli sfratti forzati e di consultare gli Ogiek in merito a qualsiasi progetto sul loro territorio. Eppure, secondo il leader della comunità, Daniel Kobei, gli sfratti, iniziati il 2 novembre e tuttora in corso, sono stati avviati senza preavviso. Finora sono state colpite circa 700 persone, per metà donne e bambini. Una delle donne sfrattate, Elisabeth Nguliso, intervistata dalla Bbc, ha riferito di essersi svegliata e di aver trovato i ranger che demolivano le case. "Abbiamo provato a chiedere tempo per portare via le nostre cose. Si sono rifiutati – ha detto - e noi non sappiamo dove andare. Chiediamo al governo del Kenya di ricordarsi di noi e restituirci le nostre terre: questo li aiuterà anche a conservare le altre aree. Se mi ordineranno di andar via, non so dove andrò”.