Roma, 27 novembre 2023 – Il 2023 sta per diventare l’anno più caldo mai registrato dai meteorologi, con un forte impatto sulla crescita globale, di quasi 0,6 punti percentuali secondo una stima di Allianz Trade.
I Paesi del Mediterraneo risultano particolarmente colpiti: in uno studio la compagnia assicurativa prevede che le recenti ondate di caldo costeranno un punto di Pil alla Spagna, 0,9 punti alla Grecia, 0,5 punti all'Italia e 0,1 punti alla Francia.
"Un giorno di caldo estremo, superiore a 32 gradi Celsius, equivale a mezza giornata di sciopero", sostiene Allianz Trade. L'assicuratore del credito, che ha combinato dati e studi disponibili per arrivare alle sue stime, prevede che il caldo anomalo di quest'anno "costerà 0,6 punti di Pil" a livello globale.
Il Pil cinese potrebbe subire un impatto negativo di ben 1,3 punti quest'anno, mentre l'economia americana potrebbe essere penalizzata di 0,3 punti. Un costo “significativo, che evidenzia il peso dei rischi climatici". E siamo solo all'inizio, perché il 2024 potrebbe essere ancora più caldo del 2023.
"Negli ultimi mesi gli Stati Uniti, l'Europa, la Cina e altri Paesi asiatici hanno registrato aumenti di temperatura da record. Il cambiamento climatico aumenterà la frequenza e l'intensità degli eventi di caldo estremo, creando una 'nuova normalità' di ondate di calore, siccità e incendi. Tali eventi hanno un impatto non solo sulle persone e sulla fauna selvatica, ma anche sulle economie", scrive Allianz Trade nel suo studio.
Il rapporto sostiene che "i dipendenti colpiti dal caldo riducono l'orario di lavoro, rallentano l'esecuzione dei compiti e commettono errori. La riduzione della produttività sul lavoro derivante dalle temperature estreme è un fenomeno ben noto". Il servizio europeo Copernicus, intanto, conferma che il mondo è sempre più vicino alla prima soglia cruciale di surriscaldamento delle temperature: per circa un terzo dei giorni, nel 2023, la temperatura media globale è stata di almeno 1,5°C più alta dei livelli preindustriali. Rimanere al di sotto di questa soglia è considerato essenziale dagli scienziati del clima per evitare gli impatti più disastrosi dell'effetto serra.
Ci sono stati altri episodi di superamento del limite di 1,5°C nell'era moderna, ma non era mai accaduto per un periodo così lungo. Dai dati del Copernicus Climate Change Service emerge che nei primi nove mesi di quest'anno le temperature medie globali hanno superato il limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali per circa 86 giorni.
La prima volta che le temperature medie globali hanno sforato questa soglia è successo per pochi giorni nel dicembre 2015, proprio mentre i Paesi dell'Onu stavano firmando l’accordo di Parigi sul clima. I leader politici riuniti a Parigi nel dicembre 2015 si sono impegnati a mantenere l'aumento delle temperature globali in questo secolo “ben al di sotto” dei 2°C e a fare ogni sforzo per non superare la soglia di 1,5°C.
Da allora il limite di 1,5°C è stato ripetutamente superato, in genere solo per brevi periodi. Nel 2016, sull'onda di El Niño – un'oscillazione meteo naturale che tende a far aumentare le temperature medie – il mondo ha registrato circa 75 giorni al di sopra della soglia di 1,5°C. Ora il 2023 ha battuto il record del 2016. Questa constatazione arriva dopo un settembre caldissimo e un’estate di eventi meteorologici estremi in gran parte del mondo, dagli incendi in Grecia, in Canada e alle Hawaii alle inondazioni in Libia, in Cina e nelle Filippine. “Abbiamo vissuto il settembre più incredibile della storia dal punto di vista climatico”, ha spiegato Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service, all'Afp.
“Non è una novità quest’anno: abbiamo avuto giugno, luglio e agosto da record. Settembre s'inserisce molto bene in questo modello estremo”, precisa Buontempo. La temperatura media registrata, specifica, è di ben mezzo grado al di sopra del settembre più caldo mai certificato, che è stato quello del 2020, e di 1,75°C al di sopra del livello preindustriale. “Ora siamo in una nuova dimensione... la più grande anomalia che abbiamo mai visto in qualsiasi mese nei nostri dati”, afferma. “La massiccia perdita di ghiaccio marino in Antartide ne fa parte”, rileva Buontempo, facendo notare che non è mai stato registrato “nulla di simile” non solo nella sua esperienza professionale, “ma a memoria d’uomo e con ogni probabilità nella nostra storia di esseri umani su questo pianeta”. Secondo Buontempo, quindi, “il cambiamento climatico non è qualcosa che accadrà tra dieci anni... il cambiamento climatico è già qui” ed è chiaramente “di origine antropica”.
Il surriscaldamento nel mese appena trascorso non era inaspettato. Tuttavia, sottolinea Buontempo, “la velocità di alcuni cambiamenti e l’anomalia che abbiamo osservato quest’anno hanno colto di sorpresa molti scienziati”. Sull’eventuale superamento del limite di 1,5°C nel 2023, il direttore del Copernicus Climate Change Service precisa che “non è detto che la media annuale ci arrivi, ma ci siamo abbastanza vicini”. Secondo il Copernicus Climate Change Service, la temperatura media globale da inizio anno è di circa 1,4°C al di sopra della media preindustriale. Ma “è molto probabile che nei prossimi cinque anni il mondo raggiungerà 1,5°C per un anno intero”, come già chiarito dall'Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite. Queste continue anomalie delle alte temperature dovrebbero essere un campanello d’allarme per i leader politici, che si riuniranno a Dubai a partire dal 30 novembre per il vertice mondiale sul clima, la Cop28. I climatologi insistono sulla necessità si tagliare i consumi di combustibili fossili subito e di accelerare le politiche di decarbonizzazione.