In principio fu il retributivo. Nel percorso di approfondimento su come si calcola la pensione, non possiamo che partire dal metodo più antico e vediamo come funzionava e come funziona per le quote maturate fino al dicembre 2011, per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, o fino al dicembre 1995, per chi aveva a quella data meno di 18 anni di contributi.
![Il calcolo della pensione](https://www.quotidiano.net/image-service/version/c:ZDhkYjZhODYtZjQwNC00:NjcwNzMz/il-calcolo-della-pensione.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Per familiarizzare con questo congegno complesso dobbiamo innanzitutto prendere contatto con tre elementi dell’ingranaggio, che sono l’anzianità contributiva, la retribuzione (o il reddito) pensionabile e l’aliquota di rendimento.
Gli anni di contributi
Il primo elemento è l'anzianità contributiva ovvero il totale degli anni o dei mesi o delle settimane di contributi - obbligatori, volontari, figurativi, riscattati o ricongiunti - depositati sul conto previdenziale e che dunque si possono far valere al momento del pensionamento. Attenzione, però. Nel sistema retributivo non si possono far valere più di 40 anni di versamenti (che corrispondono a 2.080 settimane) e se si hanno altri anni di contributi, questi di fatto non danno niente.
Gli stipendi
Il secondo elemento è la cosiddetta retribuzione annua pensionabile - o il reddito per voi autonomi – che non è altro che la media delle retribuzioni o dei redditi percepiti in un determinato periodo di tempo, opportunamente rivalutati in base agli incrementi del costo della vita perché mantengano sufficientemente stabile il loro valore. Da qui il suggerimento a chiedere il pensionamento dal mese di gennaio in modo tale che le retribuzioni dell’anno appena chiuso possano essere adeguate all’inflazione fino al limite possibile. In pratica, gli stipendi o i redditi di ogni anno considerato sono ridefiniti attraverso specifici parametri fissati annualmente dall’Istat e, una volta rivalutati, si sommano per determinare la retribuzione o il reddito complessivo del periodo da utilizzare: se ne calcola la media e si ottiene la retribuzione pensionabile e su questa si determina la vostra rendita o una fetta di essa.
Il “2%” per cento…
Il terzo marchingegno è l'aliquota di rendimento, che in pratica è la percentuale della vostra retribuzione media o del vostro reddito medio che è utilizzata adoperata per calcolare la pensione. Indica il “quanto” rende ogni anno di versamenti o il “quanto” (della retribuzione o del reddito) è riconosciuto, in termini di pensione, per ogni anno lavorato. E’ pari al 2% della retribuzione o del reddito pensionabili per ogni anno di contributi versati accreditati, almeno fino a un certo tetto di retribuzione o reddito. pensionabili. E’ una percentuale più bassa per le “fette” di retribuzione o di reddito che superano il limite. Il che vuol dire che il rendimento di quelle “fette” più elevate è minore del 2%.
Le cifre
Per capirci meglio, proviamo a dire la stessa cosa diversamente. In pratica ogni anno di contributi “porta” alla futura pensione il 2% della retribuzione o del reddito pensionabili. Oltre un certo livello di retribuzione o reddito “porta” un po’ meno. E vedremo subito quali sono questi livelli.
A questo punto possiamo tirare un paio di somme e notare che più anni di contributi si hanno (fino a un massimo di 40), più elevata sarà la rendita, perché “più 2%” della retribuzione o del reddito si riverseranno nella pensione. Non solo: più elevate sono le retribuzioni in genere e, soprattutto, quelle dei periodi utilizzati per determinare la media, più alta sarà la rendita. Al dunque, in linea di massima, è bene sapere: che con 35 anni di contribuzione la pensione sarà pari al 70% della retribuzione o del reddito pensionabili; con 40 anni all’80%.