Roma, 14 dicembre 2024 – Sta per andare in archivio – ormai si sa – uno degli anni finora più difficili per l’industria alimentare: il settore ha dovuto affrontare, infatti, il problema di una spiccata volatilità delle quotazioni delle materie prime sui mercati internazionali. Materie prime che, specie in alcuni casi, hanno raggiunto e superato record storici, complici un meteo sempre più imprevedibile e le difficoltà spesso incontrate nella ricostituzione delle scorte.
Tra le commodities che hanno visto le proprie quotazioni schizzare verso l’alto, nel 2024, ci sono, tra l’altro, il cacao e la frutta secca. Proprio a questi due generi alimentari (in particolare, alle noci) è dedicato il bollettino settimanale di Areté, società italiana leader nella modellistica per le previsioni sui mercati agroalimentari.
Aumenti record per il cacao: +127% da dicembre 2023
I prezzi del cacao quotato a Londra sono cresciuti, da inizio novembre, di oltre il 40%, invertendo una precedente fase di lieve calo e tornando ai livelli massimi da giugno. A dicembre il prezzo medio risulta addirittura del 127% superiore rispetto a dicembre 2023.
Le analisi Areté evidenziano come, in un contesto di domanda tendenzialmente rigida e di stock ai minimi dal 2001/02, a guidare i rialzi sia soprattutto il peggioramento delle condizioni meteo in Africa occidentale.
Gli operatori temono, dunque, che anche la campagna 24/25, arrivata dopo tre campagne di forte deficit, possa andare incontro a una produzione che non tiene il passo dei consumi. A preoccupare è soprattutto l’impatto delle recenti, intense, precipitazioni in Costa d’Avorio, che hanno inondato le piantagioni nella parte occidentale e sud-occidentale del Paese: tali fenomeni avrebbero rallentato il main-crop (letteralmente, “le operazioni del raccolto più importante”) in corso e innalzato il rischio della diffusione di malattie che possono pregiudicare la qualità della fava.
Inoltre, i produttori temono l’arrivo anticipato dei venti secchi dell’Harmattan, con possibili impatti anche sul futuro mid-crop, previsto dal prossimo mese di aprile.
Noci cilene e Usa non riescono a soddisfare la domanda europea La quotazione della noce sgusciata statunitense, varietà Light Halves, è cresciuta, tra ottobre e dicembre, del 10%, toccando i massimi da febbraio 2022.
Secondo le elaborazioni di Areté, i rincari sono riconducibili a una minore offerta di prodotto Usa, dovuta a una campagna 2024/25 risultata “di scarica” e prevista in calo almeno del 19% rispetto alla precedente. Siamo ai livelli più bassi registrati dall’annata 2019/20. In questo scenario, la domanda risulta assai vivace, soprattutto in Europa: la disponibilità limitata di prodotto proveniente dal Cile - uno dei principali bacini di approvvigionamento per il mercato europeo, assieme ai già citati Stati Uniti – riesce a soddisfare solo parzialmente i consumi europei. Tutto questo dopo un raccolto 2024 già deludente (-26% rispetto al 2023, secondo i dati forniti da Chilenut – l’associazione dei produttori ed esportatori di noci del Cile) e ormai interamente venduto.
Maddalena De Franchis