Venerdì 26 Luglio 2024
ANDREA TELARA
Economia

Buoni fruttiferi postali, garantisce lo Stato e il fisco è mite. Rendimenti e tassazione

Emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, sono collocati in esclusiva sul mercato dalle Poste. E non ci sono commissioni

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Roma, 7 novembre 2023 – Più del 3 o 4% lordo all’anno. È il rendimento che i risparmiatori italiani possono ottenere oggi acquistando i Buon Fruttiferi Postali (Bfp), una categoria di prodotti finanziari molto simili ai titoli di Stato, dai quali si differenziano soltanto per pochi tratti distintivi. Anche i Bfp sono garantiti dallo stato italiano essendo emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), istituto finanziario controllato dal Ministero dell’Economia. A collocarli in esclusiva sul mercato non sono però le banche ma gli sportelli del gruppo Poste Italiane. Al pari dei titoli di stato come i Bot e i Btp, anche i Buoni Fruttiferi Postali beneficiano di un trattamento di favore da parte del fisco: i rendimenti maturati dai Bfp sono infatti tassati al 12,5% contro il prelievo del 26% che grava invece sugli interessi dei depositi bancari e delle obbligazioni o sui guadagni ottenuti con la compravendita di azioni.

A differenza dei titoli di stato, che sono acquistabili in banca pagando una commissione (di solito tra lo 0,1 e lo 0,5% della somma investita), i Buoni Postali sono completamente gratuiti: il risparmiatore non paga cioè alcun balzello sul capitale versato, che viene interamente investito nei Buoni da lui scelti. Un’altra caratteristica dei Bfp è che mettono al riparo dal rischio di perdite. Il titolare dei Buoni ha infatti diritto a farsi rimborsare la somma investita in qualunque momento, senza perdere un centesimo, più i rendimenti eventualmente maturati. Questa protezione assoluta dalle perdite è proprio una delle caratteristiche che distinguono i Bfp dai Buoni del Tesoro come i Bot e i Btp. Quest’ultimi vengono infatti rimborsati al loro valore di emissione soltanto alla alla scadenza.

Prima della data di rimborso, invece, i titoli di stato sono negoziabili sul mercato e i loro prezzi possono fluttuare verso l’alto o verso il basso, esponendo chi li ha nel portafoglio al rischio di subire delle perdite, qualora vi sia la necessità di liquidarli in anticipo rispetto alla scadenza. Attualmente, negli uffici postali vengono distribuiti 9 diverse tipologie di Buoni Fruttiferi. Purtroppo non ci sono più quelli indicizzati all’inflazione, che tanto avrebbero fatto comodo in questo periodo, visto che il caro-prezzi continua a erodere il valore dei risparmi.

I Buoni Ordinari hanno durata di 20 anni e un rendimento che cresce nel tempo. Chi li tiene nel portafoglio per solo un anno, ottiene un risicato 0,5% lordo (0,43% netto). Chi invece è disposto a mantenere il capitale investito per ben un ventennio, alla fine del periodo avrà diritto a un rendimento del 3,5% lordo medio annuo. Per avere un’idea di come crescerà il capitale nei Buoni Fruttifero Ordinari, Poste Italiane consente di fare una simulazione online. Versando 10mila euro oggi, per esempio, tra 20 anni si avranno indietro 18.600 euro. Se il capitale iniziale è di 100mila euro, in un ventennio crescerà fino a 186mila euro.